L’ombra della Massoneria e dei Templari sul sequestro di Aldo Moro.

L’ipotetica “firma” della Rosa Rossa, inizia con il luogo del sequestro e finisce con quello del ritrovamento. La scorta di Moro fu trucidata in via Fani: e Mario Fani era un viterbese, fondatore del “Circolo di Santa Rosa”. Massoneria, Templari o altro?

L’ombra della Massoneria e dei Templari sul sequestro di Aldo Moro.

di ANTONIO GENTILE

Andiamo ad approfondire l’aspetto della storia, perchè Fani fondò anche un’associazione di ispirazione religiosa, aggiunge Stefania Nicoletti: un sodalizio da cui discese poi l’Azione Cattolica in cui si era formato Moro. Il corpo fu invece rinvenuto al numero 9 di Via Caetani. «A quel numero c’è il “Conservatorio di Santa Caterina della Rosa” e l’auto in cui fu trovato Moro era una Renault rossa (RR)». Coincidenza o dati di fatto, «inizio e fine dell’operazione Moro portano la rosa come simbolo». Quanto a Michelangelo Caetani, non era una personalità qualsiasi: Caetani era un dantista, e come tale si occupò anche del linguaggio segreto di Dante e dei “Fidelis in Amore”. Dietro ai poeti del “dolce stil novo”, si celava «una organizzazione segreta di matrice templare e rosacrociana». Attenzione: la Divina Commedia è centrale, nei crimini della Rosa Rossa, così spesso basati  sulla pena del contrappasso. E la simbologia dantesca, aggiunge, è indispensabile anche per leggere il profilo più nascosto del caso Moro, che rivela un collegamento esplicito con la vicenda dei Templari.

Le profezie presenti nella Divina Commedia, sono sempre poste a una distanza di 666 versi o 515 l’una dall’altra. «Si deve considerare che il sequestro Moro avviene a 666 anni di distanza dal processo ai Templari (che risale al 1312). L’inizio della persecuzione templare avviene infatti nel 1307, ma la data della loro soppressione ufficiale è il 1312, con la bolla “Vox in eccelso”». Jacques de Molay fu l’ultimo gran maestro dell’Ordine del Tempio. Quando salì sul rogo «giurò vendetta al Re e al Papa».

«E la vendetta templare, nei secoli, si è consumata con la progressiva e lenta distruzione della Chiesa e delle monarchie; un processo che vede il punto di svolta decisivo con la Rivoluzione Francese», ispirata dalla massoneria così come l’Unità d’Italia. Ma c’è da notare anche che «una coincidenza (che coincidenza non è)». Ovvero: «La vicenda Moro può essere letta, sì, come un sequestro, ma anche come un processo, effettuato dalle Br». Un tragico processo, a Moro e a tutta la Dc. «Nei famosi comunicati (9 in tutto) della Br, apparentemente deliranti, i sequestratori processarono Moro e tutto il sistema politico di allora». Qui ricorrerebbe la legge del contrappasso dantesca: 666 anni dopo il processo ai Templari storici, i nuovi presunti “templari” processano a loro volta il sistema.

Non casuale, sempre secondo alcune foti giornalistiche, neppure la durata della prigionia di Moro: 55 giorni. In realtà, è come se fossero 515 (l’intervallo delle profezie dantesche), tenuto conto del fatto che la cifra mancante, il numero 1, non viene mai considerata, da chi usa codici esoterici, dal momento che indicherebbe la divinità. Quel fatidico 55,  sembra segnalare «il compimento di una profezia». Ma, a parte i rebus simbologici, perché mai colpire proprio Aldo Moro?

Perché voleva il compromesso storico con il Pci (che allarmava sia gli Usa che l’Urss) e inoltre, dopo Mattei stava usando la sovranità nazionale per ridare autorevolezza all’Italia nello scenario geopolitico europeo e mediterraneo, inquietando inglesi e francesi. Battendo in solitaria la pista simbolico-esoterica, si guarda altrove. Si basti pensare al bestseller “Zanoni” di Edward George Bulwer-Lytton, romanzo sul mistero dei Rosacroce, agli scritti di Comenio e a pagine singolari come quelle di “Atalanta Fugiens”, scritte e illustrate dal medico tedesco Michael Maier, sodale di Giordano Bruno. «Tutte le maggiori opere dei pensatori e filosofi rosacrociani, indicano la necessità di andare verso una società ideale, fatta degli uomini migliori; una società unita, armonica, senza divisioni di razze e paesi».

«Da notare che anche la città scelta per l’operazione non è casuale», «Roma infatti può essere letta come “Amor”, al contrario». Traduzione simbolica: nella città di Amor si sacrifica Moro, per dare inizio alla costruzione di un’altra civiltà ideale, diametralmente opposta a quella rinascimentale vagheggiata dai veri Rosacroce. Il sequestro Moro suona quindi come il segno dell’inizio di una svolta epocale: quella che stiamo scontando attualmente, basata sulla gestione elitaria e reazionaria della dissoluzione degli Stati: la globalizzazione senza diritti, imposta con inaudite sofferenze sociali. Date non casuali: il tragico 1978 è anche l’anno in cui parte lo Sme, il processo per la moneta unica, che è la tappa più importante del processo che porterà all’Unione Europea.

«Il sequestro Moro segna, insomma, una tappa fondamentale di portata storica: indica lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo ordine mondiale». Se gli storici e i crimonologi conoscessero il sistema di funzionamento delle società segrete, capirebbero che nessun simbolo è mai casuale.

Nelle drammatiche foto della prigionia, sopra la testa dell’ostaggio campeggia la stella a 5 punte: «Delle Br, sì, ma anche della massoneria. Lo stesso stemma, guarda caso, della Repubblica Italiana». Moro è costretto a mostrare un quotidiano: “La Repubblica”. Una catena di segni: «Moro, Stella massonica, quotidiano “La Repubblica”, “La Repubblica di Platone”,  “La Città del Sole”, il Principe Mor».

 

Anche Thomas More sogna una città perfetta, ideale: forse il presidente della Dc non aveva in animo esattamente la “Repubblica” platonica, ma sicuramente un’Italia più giusta, con un governo aperto alle classi popolari. Il parallelo diventa suggestivo se si osservano le rispettive biografie : «Tommaso Moro morirà in carcere, dove scriverà delle lettere indirizzate alla figlia: episodio che ha una straordinaria somiglianza con la vicenda di Aldo Moro», che scrisse strazianti lettere alla moglie. Similitudine sconcertante, secondo cui Aldo Moro può esser stato “scelto” (dai mandanti occulti dei suoi assassini) perché il suo cognome «si ricollegava simbolicamente al Principe che doveva presiedere alle regole della generazione della società ideale». Una logica allucinante, capovolta: se sparo al “principe” vero, quello della politica del ‘900, è come se uccidessi simbolicamente, in modo retroattivo, anche il Principe ideale (buono) del rosacrociano Campanella. Un tenebroso avvertimento, rivolto al mondo: scordatevela, la società giusta. Quelli come Moro devono soccombere, per cedere il passo alla nuova élite dominatrice: finanza, multinazionali, austerity, guerra e terrorismo opaco come quello targato Al-Qaeda e Isis.

Insomma cosa lega  i due mondi, esoterico e razionale. «Solo così si darà luce a quel “lato oscuro del potere”, che oscuro non è». Persino il caso Moro, mistero capitale della storia italiana recente, risulta meno buio, se riletto decifrando i simboli che lo costellano.

Uno dei motivi per cui i Templari furono distrutti, è probabilmente il fatto che avessero costituito una sorta di “sovrastato” indipendente dagli altri poteri, che abbracciava tutta l’Europa e andava fino alla Terrasanta. Nei secoli, gli epigoni dei Templari di allora «hanno cercato di ricostruire questo “sovrastato”», e il progetto «ha il suo culmine attuale nell’Unione Europea e nell’Onu».

di Antonio Gentile