Dati Istat allarmanti : Povertà in Italia cresce, 5 milioni di persone fanno la fame.

Circa 1,7 milioni di famiglie non possono permettersi un paniere di beni e servizi essenziali. Più di un milione i minori in condizione di indigenza. La Democrazia Cristiana continua la sua opera di solidarietà.

Dati Istat allarmanti : Povertà in Italia cresce, 5 milioni di persone fanno la fame.

Il dato arriva dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) che ha pubblicato di recente il report “La povertà in Italia” relativo al 2017, parla di un numero di famiglie in povertà assoluta che torna ai livelli del 2013 (quando erano 1 milione 615mila), il numero degli individui registra invece il valore più alto dal 2005: ciò è avvenuto, spiega l’Istituto di statistica,  perché la povertà assoluta si è ampliata tra le famiglie con 4 componenti e oltre e tra quelle con almeno un minore.

Le famiglie in povertà assoluta sono stimate in 1,778 milioni e vi vivono 5,058 miloni di individui. L’incidenza della povertà assoluta è del 6,9% per le famiglie (era 6,3% nel 2016) e dell’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica.

L’Italia è tra i paesi europei che, tra il 2008 e il 2017, hanno registrato i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. I bambini in povertà sono 1 su 8 e che i poveri sono quasi raddoppiati dall’inizio della crisi: erano 2.427.000 nel 2007.

Nei dati Istat il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, legge la conferma della “giustezza dell’obiettivo che ci siamo dati con tutto il governo ovvero mettere al centro gli italiani e dare priorità assoluta alle loro necessità”. “Record di poveri in Italia! Il reddito di cittadinanza è un diritto da riconoscere subito”, rilancia su Facebook l’altro vicepremier, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio.

Il peggioramento è stato più forte nel Mezzogiorno, dove si è passati dal 19,7% al 24,7% per le famiglie, dal 23,5% al 28,2% per gli individui. Nelle regioni meridionali, una famiglia su quattro è in povertà relativa. Analogamente a quanto avviene per la povertà assoluta, l’incidenza della povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie con 4 componenti (19,8%) e per quelle con 5 o più componenti (30,2%); per queste ultime nel Mezzogiorno il valore raggiunge il 40,1%. In generale, si tratta per lo più di coppie con tre o più figli per le quali l’incidenza di povertà è pari a 27,1% a livello nazionale, a 37,2% nel Mezzogiorno.

Nel Sud le famiglie di soli stranieri in povertà relativa arrivano al 59,6%, ma per questa tipologia di famiglie l’incidenza è nettamente più rilevante (34,5%) anche sul piano nazionale. A titolo di esempio, va ricordato che la soglia di povertà per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro-capite nel Paese, e nel 2017 è risultata di 1.085,22 euro (+2,2% rispetto al valore della soglia nel 2016, quando era pari a 1.061,35 euro). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore sono classificate come povere in termini relativi. Le soglie, peraltro, vengono modulate anche in rapporto ad altri fattori, per esempio l’area geografica.

POVERTA’ COLPISCE LE GIOVANI FAMIGLIE. Le famiglie giovani, con la persona di riferimento di 18-34 anni, sono le più colpite dalla povertà assoluta. L’Istat stima per loro un’incidenza del 9,6% e il valore scende con l’avanzare delle classi di età fino al 4,6% delle famiglie con persona di riferimento ultra-sessantaquattrenne. Rispetto al 2016 la relazione inversa tra incidenza della povertà assoluta ed età «si consolida seppur in misura meno marcata». Scende infatti dal 10,4% del 2016 al 9,6% del 2017 il rischio di povertà per le famiglie più giovani e aumenta per quelle più mature (da 5,2% a 6,7% per quelle dei 55-64enni e da 3,9% a 4,6% per gli over 64).

L’Istat stima in aumento nel 2017 anche la povertà relativa. Una condizione che esprime in sé un forte disagio sociale, ma rappresenta anche un potenziale bacino di ulteriore incremento della povertà assoluta. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti, a titolo di esempio,  è pari alla spesa media mensile pro-capite nel Paese, e nel 2017 è risultata di 1.085,22 euro (+2,2% rispetto al valore della soglia nel 2016, quando era pari a 1.061,35 euro). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore, semplificando quelle che possono spendere in due quanto mediamente spende una persona solo, sono classificate come povere in termini relativi. La soglia, naturalmente, viene modulata in modo diverso a seconda di alcune variabili, dal numero dei componenti della famiglia all’area geografica di residenza.

L’anno scorso i poveri assoluti erano 4 milioni e 598 mila, oggi sono 4 milioni 742 mila. E’ il dato più negativo dal 2005 ad oggi e crescono pure le persone in povertà relativa che passano da 8 milioni 307 mila a 8 milioni 465 mila. Sono persone in carne e ossa, ma per il governo sono solo numeri.

E’ proprio l’ISTAT a certificare che la proposta del MoVimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza costa 14,9 miliardi e che servirebbe ad azzerare la povertà più grave senza dispersione. I soldi non possono essere una scusa. Le famiglie vanno aiutate ora perché non possono più aspettare.

La Democrazia Cristiana  intanto continua il suo messaggio di solidarietà  e allo stesso tempo è molto vicina ai bambini e alle famiglie più indigenti, con l’ausilio di Associazioni che si adoperano e danno una mano alle diocesi, alla Caritas ed organizzando  banchi alimentari per la raccolta di cibo e farmaci, parliamo di  volontariato che assiste migliaia di persone che versano nella più totale povertà.

Ma la cosa più allarmante è che se c’è una società povera, aumenta il rischio di criminalità, perché la gente è portata alla disperazione e compie atti estremi, fino al punto di andare a rubare nei supermercati, rovistare tra i cassonetti o nel peggior dei casi al suicidio. “Viviamo in una società dominata dalle frustrazioni”. La sensazione prevalente è quella di trovarsi in un ambiente in cui ci si sente esclusi, ci si sente insicuri, si ha paura. Si accumula così la frustrazione, che poi diventa rabbia. E la rabbia sa a cosa porta? Porta alla voglia di spaccare tutto. “Il nostro tempo non è violento, è distruttivo”. Bisogna correre urgentemente ai ripari per evitare che le generazioni a venire portino altro degrado e sofferenza.

di Antonio Gentile