Roma, riapre il bunker di Mussolini a Villa Torlonia:”Bunker” o “Rifugi antiaerei e antigas”?

I bunker si trovano all'interno della storica Villa Torlonia, sulla Via Nomentana in Roma. Gli accessi sono due e non sono facilmente individuabili; il percorso a piedi all'interno della Villa è di poche centinaia di metri.

Roma, riapre il bunker di Mussolini a Villa Torlonia:”Bunker” o “Rifugi antiaerei e antigas”?

Nel sottosuolo di Villa Torlonia esistono:  A) un rifugio antiaereo e antigas, sotto al laghetto del Fucino; B) un rifugio antiaereo e antigas rinforzato, sotto al Casino Nobile; C) un vero e proprio bunker, composto da due strutture cilindriche poste a croce, rimasto incompiuto.

Se passate da Roma potete fare visita è quindi potrebbe essere l’occasione perfetta per capire la profonda differenza di  queste strutture!

Con  bunker si intende una struttura dotata di spessi muri in cemento armato, di porte ad alta blindatura, per resistere per un tempo prolungato non solo ad un attacco aereo ma anche ad uno da terra. La peculiarità del bunker di Villa Torlonia, indubbiamente definibile tale con i suoi 6 metri di cemento armato, è dovuta alle sue limitatissime dimensioni, che certo non potevano garantire lunghe permanenze, non fosse altro per lo stoccaggio di materiale, vettovaglie.

L’ingresso del bunker di Mussolini nella sua residenza di Villa Torlonia a Roma, 25 ottobre 2014. Uno stretto cunicolo lungo 60 metri e con appena un paio di nicchie per sistemare una branda e uno scrittoio, ma dotato di telefono, porte antigas, antisoffio e impianto di aerazione. Apre per la prima volta al pubblico il primo bunker di Mussolini nella sua residenza di Villa Torlonia. Ricavato già nel 1940 nelle vecchie cantine dei nobili romani e abbandonato perché non ritenuto abbastanza sicuro, il bunker sarà da oggi visitabile su prenotazione e farà parte di un percorso che rende nuovamente accessibile, dopo sei anni di chiusura, anche il bunker iper-tecnologico, ma mai ultimato, che il Duce fece scavare nel 1942 sei metri e mezzo sotto il livello del terreno, accessibile dalla residenza, con una copertura in cemento armato spessa 4 metri e pareti a forma di cilindro così da attutire le onde d’urto delle bombe.

 

Le porte presenti nei due rifugi antiaerei non sono blindate, ma avevano come unico scopo quello di resistere a blandi spostamenti d’aria e soprattutto ai gas. Per questo erano dotate di guarnizioni in gomma e un sistema di gangheri asimmetrici che permettevano alle porte di traslare verso la battura sul muro in modo da garantire una tenuta stagna. Non era necessario infatti che tali porte resistessero a eventuali attacchi da terra. Un sistema meccanico con leva centrale permetteva la chiusura su più punti. E’ ancora presente il segnale “APRE-CHIUDE”.

Sono pertanto porte antigas: alcune di esse conservano ancora la placchetta commerciale in metallo riportante il nome della ditta costruttrice: “Società Anonima Bergomi“. La Società fu una delle realtà più importanti nella fornitura “chiavi in mano” di rifugi antiaerei, dotando gli stessi di macchinari, strumenti e, appunto, porte.

Sicuramente le porte che sarebbero dovute essere montate nel bunker cilindrico sarebbero state di tutt’altra fattura. Ma esso non fu mai portato a compimento a seguito della destituzione di Mussolini il 25 luglio del 1943. Sin dalla fine del 1929 Palazzo Venezia fu scelto da Benito Mussolini come sede del Governo e luogo in cui solitamente si tenevano anche le sedute del Gran Consiglio del Fascismo; vi era inoltre all’ultimo piano un appartamento privato del Duce e l’appartamento Cybo era a disposizione della sua amante, Clara Petacci.

In passato si era ipotizzata la presenza di un collegamento fra il vicino Vittoriano – l’Altare della Patria – al di sotto del quale i grandi ambienti di cava furono adibiti a rifugio antiaereo. Questo rifugio era però a carattere pubblico, ed è stato approfonditamente studiato e rilevato da Roma Sotterranea, che non ha trovato alcun segno di questa ipotetica galleria di collegamento.

Erano però insistenti le voci di un bunker realizzato appositamente per il Duce nei sotterranei di Palazzo Venezia. Ipotesi realistica: qui al primo piano, nella Sala del Mappamondo divenuta il suo studio privato, Mussolini passava molte ore della sua giornata, pertanto l’ipotesi secondo cui dovesse esistere un luogo nel quale gli influenti occupanti del Palazzo potessero rifugiarsi in caso di bombardamento era assolutamente realistica

Roma Sotterranea fu interpellata il 9 Marzo 2012 dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, per effettuare un sopralluogo ad alcuni ambienti sotterranei ubicati all’interno del complesso di Palazzo Venezia.
La squadra di lavoro, effettuò una serie di videoispezioni ed un’analisi del complesso sotterraneo.

Gli ambienti si trovano al di sotto di una delle due torri di origine quattrocentesca del complesso di Palazzo Venezia.
Vi si accede tramite una lunga scala realizzata in mattoni che si apre sul pavimento di un ambiente utilizzato per molti anni anni come magazzino. Ai piedi della scala si trova un piccolo ambiente che reca le tracce di strutture antiche, di origine sia romana che medioevale. Si osservano muri in laterizio, strutture voltate ricoperte di intonaco, una piccola porzione di mosaico e, presumibilmente, la sezione di un condotto a cappuccina, oltre a muri a sacco e riempimenti realizzati con l’utilizzo di numerose scaglie di travertino.
Sulla destra della scala, in direzione diagonale rispetto ad essa, si apre un breve corridoio, in parte realizzato all’interno di un muro preesistente ed in parte costruito in cemento armato.

Il bunker, oggi dotato di un unico accesso, è a pianta quadrata, suddiviso in 9 quadrati regolari, gli ambienti hanno circa le stesse dimensioni (3 x 3 metri circa), mentre l’ambiente centrale risulta apparentemente pieno o comunque oggi inaccessibile; tutte le aperture che consentono il passaggio tra i diversi ambienti sono collocate sul lato esterno degli ambienti stessi, ad eccezione di una.
Piccoli tubi in cemento-amianto posizionati nella parte alta dei muri divisori interni collegano i vari ambienti, per probabili finalità di aerazione.
Sono inoltre presenti numerose aperture nella parte bassa di molti muri divisori e di quelli che compongono il quadrato centrale, mentre non ve ne è traccia sui muri del perimetro esterno; le aperture sui muri divisori sono sempre presenti su ambedue i lati, servendo così due ambienti contemporaneamente. A seguito delle video ispezioni effettuate da Roma Sotterranea, si è riscontrato che in corrispondenza di tali aperture sono stati posizionati dei tubi in cemento-amianto, che corrono al di sotto del pavimento in corrispondenza dei muri stessi: è pertanto presente una piccola rete di canalizzazioni fra loro collegate che con ragionevole certezza converge verso l’ambiente quadrato centrale non accessibile.
Tutti gli ambienti risultano ancora grezzi, tanto che in alcuni di essi i ferri dell’armatura in cemento armato emergono numerosi dal pavimento; non vi è alcun segno di pavimentazioni, impianti elettrici o idraulici, non vi sono tracce di porte, sedute, bocchettoni metallici o valvole.

Anche la porta di accesso non è stata presumibilmente mai posizionata, in quanto, in caso contrario, sarebbe stato possibile rinvenire i segni degli ancoraggi dei cardini.
Da notare inoltre due grandi nicchie, che forse avrebbero dovuto ospitare delle casseforti. Inoltre, un’irregolarità della muratura lungo una delle pareti esterne potrebbe far pensare ad una seconda via di accesso/fuga, sempre presente in un bunker, la qualità della fattura del cemento armato, infine, risulta essere piuttosto scarsa, con inserti di ghiaia di notevoli dimensioni.
E’ pertanto realistico ritenere che la realizzazione di questi ambienti risalga allo stesso periodo di costruzione del bunker di Villa Torlonia, iniziato alla fine del 1942, e che, come per quest’ultimo, la loro costruzione sia stata interrotta a seguito della seduta del Gran Consiglio del Fascismo, che si tenne proprio a Palazzo Venezia a cavallo fra il 24 e il 25 luglio 1943 e che determinò  la destituzione di Mussolini e l’epilogo del Ventennio.

A Villa Torlonia esistono tre strutture sotterranee realizzate fra il 1940 ed il 1943 per garantire un riparo alla famiglia Mussolini in caso di bombardamenti aerei: due rifugi antiaerei ed un bunker.

Il primo rifugio in ordine temporale è realizzato nel 1940, riadattando degli ambienti sot-terranei presenti all’interno del parco, che si sviluppano sotto al laghetto del Fucino.

In un primo momento era dotato di un solo ingresso, cui segue un corridoio e poi una scala. Superata una porta antigas si arriva quindi ad un corridoio centrale in pendenza ai cui lati sono disposte delle brevi diramazioni, in una disposizione a bracci, tipica delle vecchie cantine per il vino, nelle quali trovavano alloggio le botti. Non sarebbe da escludere che in origine questi cunicoli sotterranei fossero stati scavati dai romani come cimiteri.

In fondo, un pozzetto che sale fino in superficie, dotato di una scala a pioli in metallo, fungeva da uscita di emergenza. Da qui un altro corridoio e poi altre scale portano ad una seconda uscita, che si affaccia sul Campo da Tornei, Nonostante sia dotato di doppie porte antigas in ferro, impianto di filtrazione d’aria da azionarsi a mano a mezzo di una manovella, linea telefonica diretta, luce elettrica e gabinetto, questo spazio mal si presta ad essere utilizzato come rifugio, anche perché non è stato realizzato alcun rinforzo che possa rendere il posto realisticamente sicuro contro un’azione di bombardamento mirato. Inoltre per raggiungerlo dal Casino Nobile bisogna percorrere circa 150 metri nel parco.

RIFUGIO SOTTO IL CASINO NOBILE

Nel 1941 si decide di realizzare un secondo rifugio nella sala centrale del seminterrato del Casino Nobile, dove si trovavano le cucine, che viene rinforzata con muri di cemento armato di 1 metro e 20 di spessore. Il rifugio, che si trova esattamente al di sotto della sala da ballo, viene dotato di porte antigas in ferro e di impianto di filtrazione d’aria. L’essere posizionato al di sotto dell’edificio però, se da una parte agevola l’accesso, dall’altra non lo rende un luogo sicuro nel caso di bombardamento mirato sulla villa. A partire dall’autunno del 1942, dopo trenta mesi di guerra le città del Nord Italia iniziarono ad essere soggette a pesanti bombardamenti. Con la conquista del nord Africa anche le città del Centro-Sud Italia diventarono potenziali obiettivi. É in questo frangente che Mussolini, conscio che i due rifugi antiaerei non avrebbero potuto mettere al riparo lui e la sua famiglia dai potenti ordigni in possesso delle forze Alleate, decise di dotarsi di un vero bunker: una struttura moderna e all’avanguardia.

I lavori per la realizzazione di un vero e proprio bunker iniziano nel novembre 1942: sono i Vigili del Fuoco a realizzare lo scavo. Il preventivo ammonta a 240.000 Lire (meno di 300.000 Euro attuali), tempo stimato di realizzazione: tre mesi. Ben presto si scopre però che il terreno prescelto è inconsistente, ed è pertanto necessario scavare ancora più in profondità: -6,50 metri dal piano campagna. Vengono alla luce vari reperti: anfore, scheletri e frammenti di marmo.

Al di sopra e intorno al bunker una gettata di ben 6 metri di spessore di cemento armato. Per accedervi direttamente dal Casino Nobile, si realizza una ripida scala sul lato orientale del seminterrato. Il bunker ha una pianta a croce e i quattro bracci sono a forma cilindrica, per meglio resistere alle sollecitazioni  dei bombardamenti. É dotato anche di un’uscita secondaria, lungo il muro destro della tribuna con fontana e di un’uscita di emergenza, tramite una scala a pioli all’interno di un pozzetto.

A proposito del bunker, quasi fosse una preveggenza, il Duce scrive nel suo diario: «È curioso che, mano a mano che i lavori si avviavano al compimento, la mia antipatia per il rifugi o aumentava, e non soltanto per la spesa, oramai raddoppiata, ma per qualche cosa di oscuro che sentivo in me. Sentivo, cioè, che una volta finito, quel rifugio sarebbe stato completamente inutile».

Il primo bombardamento di Roma, il 19 luglio del 1943 avviene durante il tesissimo incontro fra Mussolini ed Hitler a Villa Gaggia, vicino Belluno, passato alla storia come l’”Incontro di Feltre”. Il Duce, avvertito del fatto, lo comunica ad Hitler il quale rimane indifferente, rispondendo anzi che le città tedesche erano ogni giorno, da mesi, sotto il bombardamento delle forze Alleate. Mussolini fa precipitosamente ritorno nella Capitale: avvicinandosi in aereo vedrà le colonne di fumo alzarsi da vari punti della città.

Il 25 luglio, quando il Re lo fa arrestare dopo la drammatica seduta del Gran Consiglio del Fascismo, i lavori del bunker non sono ancora terminati: rimarrà così incompiuto, senza porte blindate, copertura esterna del pozzo e senza sistema di filtrazione d’aria.

Fu comunque utilizzato dagli abitanti della villa durante i frequenti allarmi e bombardamenti che si susseguirono fino al 5 giugno 1944.

Il 22 luglio 1925, su invito di Giovanni Torlonia Junior, la Villa viene concessa a Benito Mussolini da due anni e mezzo Presidente del Consiglio. Il canone d’affitto richiesto è simbolico: 1 Lira all’anno. Solo nel 1929 Mussolini vi si trasferisce in pianta stabile con la moglie Rachele ed i figli Edda, Vittorio, Bruno e Romano (Anna Maria nascerà nel 1929), prendendo alloggio nel Casino Nobile; seppur mantenendo per gran parte l’arredamento originale, le esigenze dei nuovi inquilini impongono interventi di natura diversa: funzionale, distributiva e decorativa. Viene riutilizzato il sottotetto per allestirci la cucina, spostata qui dal piano seminterrato e organizzato tutto il secondo piano, originariamente solo di servizio, con stanze da letto per i figli di Mussolini e per la servitù.

Domenica 25 luglio 1943, dopo essere rientrato alle 4.00 del mattino da Palazzo Venezia, dove si è tenuta la riunione del Gran Consiglio del Fascismo, che lo ha sfiduciato, Mussolini esce alle 9.00 per recarsi nuovamente al suo ufficio. Rientra alle 15.00, pranza ed esce poco prima delle 17.00 dal cancello sulla Via Nomentana per andare in udienza da Vittorio Emanuele III a Villa Savoia. Non farà mai più ritorno a Villa Torlonia: sarà infatti tratto in arresto su ordine del Re, dopo aver dato, almeno nella versione ufficiale, le dimissioni da Capo del Governo.

Nei giorni successivi la moglie Rachele si trasferisce nella casa del custode; il 2 agosto è prelevata dal Generale di Pubblica Sicurezza Saverio Polito e portata alla Rocca delle Caminate (FC).

di Antonio Gentile