Questione di Virgole: Punteggiare rapido e accorto, di Leonardo G. Luccone (Il Libro)

"Questione di virgole" non è una grammatica o un manuale, ma un racconto dedicato al corretto uso della virgola e del punto e virgola. E poi ci sono gli esercizi, le schede sugli "atroci dubbi" e le "provocazioni linguistiche". Alla fine del percorso, si spera, si scriverà con un po’ meno virgole e qualche punto e virgola in più .

Questione di Virgole: Punteggiare rapido e accorto, di Leonardo G. Luccone (Il Libro)

Con grazia e intelligenza, e con l’autorevolezza gentile data dal mestiere e da una lunga frequentazione di testi (Luccone è anche traduttore), il volume fa il punto  su regole e libertà, su usi e costumi, su trappole e dubbi, invitando contemporaneamente alla correttezza e al coraggio e dimostrando, con validi argomenti ed esempi che fanno venir voglia di leggere ogni volta il libro da cui sono tratti, che un uso consapevole e sapiente della punteggiatura coniuga logica e creatività, e non solo è essenziale alla correttezza e all’efficacia della comunicazione, ma è anche un elemento costante di ciò che consideriamo bella scrittura, e quindi una delle fonti del piacere di leggere.

Non ci rimane che «Riappropriamoci delle nostre parole, e dei binari che le fanno scorrere felici. Avviciniamoci alla punteggiatura con un po’ di sprezzante curiosa allegria.»

La virgola e il punto fermo hanno fagocitato il punto e virgola e i due punti. I catastrofisti dicono che rimarremo solo con il punto (o ‘soli con il punto’): più che una scrittura telegrafica è un ritorno al telegrafo. Eppure, con una sola virgola ben messa si può illuminare una pagina. Allora, cosa si può e cosa non si può fare con questi segnetti meravigliosi? E soprattutto: come li hanno usati gli altri, quelli bravi e molto più autorevoli di noi? Questo libro tenta di fare chiarezza. Con semplicità e metodo, e la guida di mirabili scrittori, racconta gli usi corretti ed errati di virgola e punto e virgola, a partire da casi reali tratti da romanzi, saggi, articoli. Incontreremo autori che usano la punteggiatura in modo automatico e naturale, come se fosse il respiro del testo; altri che la usano come un’arma, come manifesto estetico ed esistenziale. Affronterete le incertezze della vostra punteggiatura, ad una ad una, anche quelle che non sapevate di avere. Sfideremo gli ‘atroci dubbi’, eviteremo le trappole, disinnescheremo le mine – con leggerezza e senza paura di sbagliare, perché la creatività ci permette di allargare i confini delle norme. Provate a tirare l’elastico: che i vostri segni-lucciola diventino fari per illuminare le vostre idee. Pronti a rifare la punta alla punteggiatura?

In questo libro, Leonardo G. Luccone, traduttore, agente letterario e fondatore dello studio editoriale Oblique, illustra gli usi corretti ed errati dei due segni, a partire dalla scrittura che abbiamo sotto il naso (giornali, romanzi, saggi, messaggi istantanei). E poi ci sono gli esercizi, le schede sugli “atroci dubbi” e le “provocazioni linguistiche”. Alla fine del percorso, si spera, si scriverà con un po’ meno virgole e qualche punto e virgola in più.

Per gentile concessione dell’editore, su ilpopolo.news un estratto di “Questione di Virgole”:

Quel vigile del punto e virgola

Ormai dovrebbe esservi chiaro: la punteggiatura mette in lu­ce le nervature del testo. Questi segnetti meravigliosi sono come torce che delineano la struttura, dando risalto ai piani del discorso, alla gerarchia dei contenuti e alle connessioni (attraverso meccanismi di avvicinamento e allontanamento). È per questo che una buona punteggiatura contribuisce a una buona leggibilità del testo e a una comprensione liscia del contenuto. Il punto e virgola, sulla base di questo criterio, è uno dei segni più potenti che abbiamo, perché ha un’incredi­bile capacità organizzativa dei segmenti del discorso.
Il punto e virgola dovrebbe essere congeniale a noi ita­liani, che abbiamo sempre mostrato una certa ritrosia per le decisioni nette, specie a quella grossa genia di amanti della sfumatura.
Il punto e virgola è un mezzotono, un modo per non fer­marsi bruscamente e per far capire che quello che segue è ben connesso con quanto appena detto. Vale quello che abbiamo sostenuto per la virgola: il punto e virgola separa e collega.
Il punto e virgola è il nostro grigio sulla tavolozza del bian­co e nero. Anzi è tutti i grigi. Per questo lo vogliono far fuori, perché è pieno di gente che non ama le mezzetinte.
Molte grammatiche se la cavano dicendo che il punto e virgola è una «pausa intermedia tra il punto e la virgola», but­tano lì un paio di esempi, precisando che è un segno, ahiloro, in via di estinzione (rieccola l’estinzione), provano ad elenca­re qualche buon motivo di redenzione e bum. Mi sembra che non sia nient’altro che un coccodrillo.
Ho detto «molte grammatiche», non tutte evidentemen­te, perché c’è un partito carbonaro di difensori del punto e virgola – scrittori, linguisti, gente comune – che lo usa con ossuta costanza.
C’è poi un drappello robusto di persone – anche piuttosto influenti, purtroppo – che negli anni si è accanito contro que­sto utilissimo segno. Purtroppo ce n’è uno che stimo parec­chio: Gérard Genette, e Genette ha detto: «Punto e virgola: colmo della villania; opporsi sempre».
A scuola, l’abbiamo ricordato, con la punteggiatura non ci si spezza certo la schiena, non si va a fondo e gli studenti esco­no dal liceo confusi. Più di un ragazzo ha ammesso: «Non so mai quando devo usarlo». Il punto e virgola è circonda­to da una nebbiolina d’incertezza. E poi c’è quest’altra cosa che mi fa andare fuori di testa. Ricordo che una volta quella buonanima della professoressa d’italiano disse che ci avrebbe fatto fare il dettato. Avevamo diciassette anni e voleva farci fare il dettato! «Prendo un brano di Savinio o di Malaparte, che usano tutti i segni di punteggiatura. Compreso il punto e virgola»; beh quel benedettissimo giorno arrivò e in classe eravamo in sei. «Vabbè, ragazzi, facciamolo lo stesso, non fa media». Avete presente mettere la punteggiatura a caso? Ricordo poi un terrore più che raddoppiato quando propo­si, più o meno con le stesse parole, ai miei allievi del corso per redattori di fare la stessa cosa. (E non ditemi che i bravi professori non vi lasciano qualcosa di definitivo.) Tre ragazze sono svenute, un paio si sono chiuse in bagno, un altro paio si sono fatte venire a prendere.
Perché la maggior parte di noi fino a un certo punto del­la vita è come se leggesse senza guardare la punteggiatura? Quante volte si sente dire: «Il più delle volte il punto e virgola può essere sostituito dal punto, o addirittura dalla virgola». Non sanno quello che dicono; non sanno quello che si per­dono.
Hanno fatto uscire dai gangheri pure uno compito come Piero Citati:

L’assassinio del punto e virgola è molto più grave dell’assassinio di padri, madri, figli, figlie, mariti, mogli, nonne, cognati di cui parlano con infinita voluttà i nostri giornali. Una lingua deve la propria eleganza alla ricchezza dei suoi strumenti espressivi. Nessuno è inutile, perché essi segnano pause più o meno profonde, e danno ritmi diversi alla prosa. Se perdiamo la ricchezza della lingua, di­ventiamo incapaci di pensare, o di elaborare i nostri pensieri.

Ha ragione su tutta la linea. Una volta un giornalista mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere. «Ha troppa concor­renza, ci devi stare a pensare, e fai prima a usare il punto e la virgola». Per lui era una bandiera bianca, e rischia di esserlo per tanti, ma vedrete che avremo la meglio noi. Pronti?
Proviamo a fare tabula rasa partendo dall’ovvio, che è sem­pre meno ovvio. Il punto indica qualcosa di concluso: la frase è finita. Il che non vuol dire, chiaro, che la frase successiva non sia legata alla precedente. Diciamo che chi scrive ritiene opportuno (vedete come ho appena fatto io) ripartire con un nuovo impeto. La virgola ci mantiene sullo stesso passo, non conferisce al periodo particolari cambi di intensità. Il punto e virgola – che non a caso è un miscuglio tra i due segni – è una sirena per avvertire il lettore che la frase che sta per leggere è al tempo stesso indipendente e legata a quella che la precede.
A rigore, il punto e virgola si dovrebbe impiegare quando serve un’interruzione forte sul piano della forma (cioè quando la virgola non basta e il punto è troppo), ma quest’inter­ruzione non è così forte sul piano del contenuto, che detto in altri termini vuol dire che ciò che viene dopo il punto e virgola è abbastanza legato a ciò che è stato detto prima.

Consigliato dalla redazione de ilpopolo.news

di Antonio Gentile