Il lato debole dei poteri forti di Paolo Madron.

Un libro dove si parla di personaggi fori dell'economia, da Cuccia ai furbetti del quartierino: miserie (molte) e virtù (poche) del capitalismo italiano.

Il lato debole dei poteri forti di Paolo Madron.

L’autore Paolo Madron, giornalista ben addentro a storia, personaggi e misteri dell’economia e dell’ambiente che vi ruota intorno, presenta in questo libro una galleria degli odierni protagonisti del mondo industriale e finanziario del nostro Paese. Ne disegna un ritratto a tutto tondo, dall’ascesa alla consacrazione. Ne traccia, soprattutto, un profilo umano e professionale, descrivendo di ciascuno le (alterne) vicende e anche le (dis)avventure. Oggi i nuovi potenti si chiamano : Bazoli, Berlusconi, Fazio, Geronzi, Tronchetti Provera (ma nel volume si parla anche di altri, naturalmente, e non meno importanti). Hanno sostituito alle leve del comando gli Agnelli, i Cefis, i Cuccia e De Benedetti. Ma, rispetto a una ventina di anni fa, non sono cambiati solo i nomi.

In giro, Enrico Cuccia lo si vedeva davvero poco. Mezz’ora la mattina, giusto il tempo di bere un caffè da Taveggia, la pasticceria sotto casa, e raggiungere via Filodrammatici dopo aver percorso a testa bassa e passo svelto corso Vittorio Emanuele, per poi attraversare piazza della Scala e scomparire tra i portici del teatro. Il suo codice di comportamento non ammetteva contatti con il mondo esterno, meno che mai con chi lo avvicinava intenzionato a carpirgli i segreti del suo lavoro.

Eugenio Cefis invece lo si vedeva più spesso, durante gli spostamenti tra i suoi due uffici milanesi: quello di rappresentanza in Foro Bonaparte, sede della Montedison, e quello privato in via Chiossetto, nelle vicinanze di San Babila. Pare ne esistesse anche un terzo, super segreto, dove lui incontrava i politici. Al presidente del gruppo orgoglio della chimica privata questa moltiplicazione dei luoghi faceva provare l’ebbrezza dell’ubiquità, ma soprattutto placava il timore di essere spiato, certo com’era che ci fossero sempre occhi furtivi a seguirne le mosse.

Da chi ti spia ci si difende spiando. Così il campione della razza padrona aveva messo microfoni dappertutto, persino nei bagni, negli ascensori e nelle automobili di servizio. L’ottocentesco palazzo della società, a poche centinaia di metri da piazzale Cadorna, dietro l’austera facciata disegnata da Enrico Combi nascondeva apparati di sicurezza e controllo degni del Kgb. Come Cuccia, neanche lui parlava, men che meno con i giornali che spedivano i loro cronisti a fargli la posta. Ma nel suo caso il silenzio, più che una religione, era soprattutto una precauzione, nella lucida consapevolezza che in questo paese chi si occupa di chimica corre il serio rischio di finire male. Cuccia e Cefis sono stati i due più grandi uomini di potere che l’economia italiana abbia mai avuto. Lo sono stati in un’epoca in cui il loro era considerato un mondo a parte

C’è un terzo uomo di potere che è citato, anche se dopo la sua morte, con il coraggio di chi non ha più niente da perdere, l’attribuzione alla categoria è diventata oggetto di revisionismo, ed è Gianni Agnelli Presidente della Fiat di torino. Tutt’altra personalità rispetto agli altri due, addirittura agli antipodi: regale, introverso, seducente, un narciso malinconico, annoiato, e un viso solcato da profonde rughe. Agnelli era «leggero» per natura, aveva sempre l’aria di uno che capita lì per caso e sta pensando ad altro.

Aggiungiamo a questa trinità anche un quarto uomo potente che, almeno tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’80, poteva a buon diritto fregiarsi dell’attribuzione. Carlo De Benedetti, all’apice del successo, mostrava una sostenuta consapevolezza del suo rango, anche se interpretava il ruolo con uno stile più laico e moderno.

La cornice è quella del contenitore dove si mescolano alto e basso, intellettuali e ballerine, riflessione e facezia. E dove a scendere, naturalmente, è il livello alto. Se infatti è fortemente improbabile che una velina diventi amministratore delegato o banchiere, per questi ultimi la metamorfosi all’incontrario, è un rischio tutt’altro che remoto. La commistione più evidente, e ormai immune da ogni remora morale è quella tra il denaro e il sesso. Né vale più la distinzione tra nobili e cortigiani. Tutti siamo cortigiani, alla corte del sovrano più potente che mai abbia regnato sulla Terra: il Mercato.

di Antonio Gentile