Informazioni e problematiche legate all’uso della mascherina protettiva in tempi di coronavirus.

Informazioni e problematiche legate all’uso della mascherina protettiva in tempi di coronavirus.

A cura di Franco Capanna ( Sindacalista Teramo) * franco.capanna@dconline.info e di Angelo Sandri (Udine) * segreteria.nazionale@dconline.info 

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< Informazioni e problematiche legate all’uso della mascherina protettiva in tempi di coronavirus >.

Si fa un gran parlare in questo periodo delle ormai famose < mascherine protettive > per poter fronteggiare adeguatamente la diffusione del < coronavirus >. E si discute anche, ormai in tutto il mondo, su quale sia effettivamente la loro efficacia. E una domanda che molti –  dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Europa all’Australia – negli ultimi giorni si stanno ponendo in maniera alquanto pressante.

Angelo Sandri (Udine)

A livello di percezione pubblica, sembra in generale prevalere la linea della loro utilità. Ed anche in Italia in alcune zone ne è stata reso obbligatorio l’uso.

In ogni caso credere che le mascherine protettive siano completamente risolutive per il problema del contagio è sbagliato tanto quanto affermare che siano completamente inutili.

In realtà la scienza e gli esperti ci dicono che molto dipende dal modello specifico della mascherina, dalla situazione in cui vengono impiegate e soprattutto dal modo in cui le si usa.

Ma cosa sappiamo sull’efficacia di questi dispositivi di protezione individuale?

Due tipi di mascherine contro la trasmissione aerea del coronavirus.

Abbiamo ormai imparato che il < coronavirus >  può essere trasmesso per via aerea e che il contagio può avvenire anche da persona a persona. Sappiamo ad esempio che alcuni dei primi contagi potrebbero essere avvenuti, sempre per via aerea, al mercato del pesce di Wuhan.

In questo senso, la protezione del naso e della bocca può essere  una possibile strategia per ridurre le probabilità di contagio. In commercio si trovano principalmente due tipologie di mascherina.

Angela Bonofiglio (Bergamo)

Il primo tipo, noto come mascherina chirurgica, è il più semplice e consiste in un insieme di strati di tessuto che formano una barriera impenetrabile alle goccioline liquide e tipicamente viene agganciata alle orecchie con una piccola banda elastica.

L’altro tipo, noto anche come respiratore di sicurezza o maschera anti-inquinamento, è un dispositivo di protezione individuale più sofisticato, certificato per riuscire a filtrare almeno il 95% delle particelle sospese nell’aria, inclusa l’eventuale presenza del coronavirus.

Se almeno in apparenza questa seconda soluzione sembrerebbe potenzialmente più efficace della semplice mascherina chirurgica, in realtà entrambe le tipologie presentano una serie di criticità, tanto che anche nella migliore delle ipotesi “indossare una mascherina può aiutare, ma non garantisce certo una protezione totale.  

Le mascherine < N95 > sono note anche con la sigla Ffp3 (“filtering face piece” di terzo livello), ma in commercio si trovano anche le Ffp2 (che garantiscono protezione all’89%) e Ffp1 (al 75%), con prestazioni ovviamente inferiori.

I limiti delle mascherine cosiddette “chirurgiche”.

Il tipo di protezione garantito da una mascherina chirurgica è tutt’altro che completo. Anzitutto, difficilmente un oggetto di questo tipo aderisce perfettamente al volto di chi la indossa, e lascia dunque delle fessure attraverso cui il virus (e non solo) può comunque passare.

Angela Bonofiglio (Bergamo)

Per di più, naso e bocca non sono le uniche vie d’accesso attraverso cui il coronavirus può entrare nel corpo umano, ma andrebbero inclusi anche gli occhi e in generale le mucose corporee.

Questo genere di mascherina è stata concepita soprattutto per proteggere non chi la sta indossando, ma le persone che stanno intorno. La funzione di schermatura dalle goccioline di saliva, infatti, è adeguata quando questi liquidi escono dalla bocca o dal naso di chi la porta, mentre funziona molto peggio come barriera d’ingresso, proprio per le aperture che inevitabilmente restano.

Anche la parte protettiva vera e propria della mascherina dà garanzie molto relative: capace di fermare le goccioline di liquido, è in realtà ben poco efficace con quelle sospensioni più fini in forma di aerosol tipo-nebbia, le quali possono trasportare in generale i virus e in particolare il coronavirus.

I problemi delle mascherine cosiddette < N95 >

Il livello di protezione del 95% garantito da questi strumenti è reale solo se vengono indossate in modo corretto  e ciò è impossibile ad esempio per chiunque abbia la testa troppo piccola (un bambino, se viene protetto con una mascherina per adulti e non con una specifica per lui)  e per chiunque abbia la barba (che fa perdere la corretta aderenza al volto).

Il respiratore < N95 >, in generale, rende più difficoltoso il passaggio dei flussi d’aria. Quindi può essere fastidioso o problematico da indossare per chi abbia disfunzioni respiratorie o manifesti già sintomi alle vie aree, inclusi quelli provocati dal coronavirus. Tosse e affanno respiratorio possono essere aggravati dall’uso di questo tipo di mascherina.

Una indagine condotta nel 2016 ha concluso la non certezza che le maschere N95 siano davvero più efficaci rispetto alle più modeste mascherine chirurgiche, almeno per quanto riguarda la protezione del personale sanitario da una malattia virale come l’influenza.

L’uso professionale delle mascherine protettive.

Le ricerche che confermano scientificamente l’efficacia delle mascherine nel ridurre il contagio fino ai casi più virtuosi dell’85% hanno la caratteristica comune di essere stati condotti solo su personale sanitario.

Dunque si tratta di lavoratori che hanno ricevuto una formazione specifica in merito, che combinano l’uso delle mascherine con altri dispositivi di protezione e che sono abituati a seguire una serie di rigorose norme igieniche.

Le perplessità sull’efficacia delle mascherine per i non-professionisti, infatti, derivano soprattutto dai dubbi relativi al corretto utilizzo, dato che gli errori e le imprudenze sono molto comuni.

Va considerato, poi, che per il personale sanitario la mascherina è solo una delle protezioni indossate, tanto che gran parte del corpo (incluse mani e braccia) è coperta da altri dispositivi o da indumenti ad hoc, che spaziano dagli occhiali ai guanti e alla cuffietta.

Per di più le mascherine sono sempre da considerarsi monouso, nel senso che nel momento in cui vengono rimosse vanno tolte come se fossero contaminate, perciò mai abbassate dalla bocca, riafferrate a partire dagli elastici laterali e mai re-indossate.

L’utilizzo da manuale, inoltre, prevede di cambiarle di frequente (perché la loro impenetrabilità non è affatto assoluta), e naturalmente di svolgere l’operazione di sostituzione in un luogo opportuno e con elevati standard igienici.

Va da sé che le condizioni di sterilità che possono essere garantite in una sala operatoria o in un reparto ospedaliero sono molto diverse da quelle che si possono avere per strada, in metropolitana o in un centro commerciale.

Le altre accortezze da non dimenticare !

In ordine di priorità, la mascherina non è certo ai primi posti tra le raccomandazioni per prevenire il contagio. Non avrebbe senso, dunque, affannarsi per procurarsi le mascherine e allo stesso tempo dimenticarsi di seguire le altre precauzioni suggerite dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Addirittura, i medici hanno sottolineato che a volte indossare una mascherina può essere controproducente, soprattutto perché genera un illusorio senso di sicurezza: dando una percezione (errata) di immunità quasi totale, fa abbassare la soglia di attenzione verso altre misure igieniche.

Alcune persone arrivano al punto di avvicinarsi a chi manifesta sintomi senza timori, sentendosi invulnerabili solo perché indossano qualcosa davanti alla bocca.

Per questo motivo, alcuni sostengono che acquistare una mascherina sia sconsigliabile, sottolineando come per la popolazione generale non esista alcuna prova scientifica dell’efficacia preventiva.

Altri infettivologi, di contro, sono più ottimisti sull’attenzione all’igiene da parte delle persone e quindi ritengono che le mascherine possano essere dispositivi utili a contenere il contagio, almeno se si ragiona in termini di grandi numeri.

Quali sono, in ogni caso, le altre precauzioni da tenere a mente?

Si tratta di misure di buonsenso, da applicare a prescindere da coronavirus , come per esempio evitare il contatto diretto con persone malate o con superfici e oggetti potenzialmente infetti.

Naturalmente è fondamentale avere una buona igiene: lavarsi le mani di frequente, con acqua calda e sapone per almeno mezzo minuto oppure con un disinfettante a base alcolica, insieme all’evitare di portare le mani al volto e al non toccare il cibo con le mani sporche.

Il coronavirus sulla pelle infatti non può provocare l’infezione, ma quest’ultima avviene solo se si porta il virus a contatto con le mucose.

Unitamente al “distanziamento sociale”di cui abbiamo tanto sentito parlare in ogni dove in questi giorni.

 

A cura di Franco Capanna ( Sindacalista Teramo) * franco.capanna@dconline.info e di Angelo Sandri (Udine) * segreteria.nazionale@dconline.info 

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Franco Capanna sindacalista
4 anni fa

Il segretario generale DC dottor Angelo Sandri in una pregevole dotta analisi sulle mascherine a difesa dal corona virus che sta falcidiando vite umane in tutto il mondo e un prossimo tempo la stabilità economica di tutte le nazioni del mondo.
Nel nostro Paese in generale e particolarmente governi di sinistra hanno tagliato risorse vitali a comparti sanità privandoli di supporti vitali e mettere a rischio forme di assistenza di ogni genere.
Un virus micidiale ha messo a nudo i sistemi e i governi di tutto il globo.
Il dolore ci fa piangere e magari Dio viene ad aiutarci e rispondere ” presente è tremendamente difficile,il punto della sofferenza umana ha il punto interrogativo anche per i santi. L’enigma del male non può essere spiegato con un ragionamento, altrimenti Gesù c’è lo avrebbe chiarito.
Attraverso la sofferenza Dio ridesta l’essere umano. Lo mette con i poco per terra e poi in ginocchio. È questo il vero “appello” di Dio.Rispondere ” presente ” è tremendamente difficile. Possiamo solo ripetere come fa la Bibbia ,che Dio è giusto,anche se i nostri occhi sono velati di lacrime e non riescono vedere chiaramente.
La gente comune e gli individui eccezionali sono tutti definiti dal modo in cui hanno affrontato le ingiustizie della vita.
Franco Capanna sindacalista.

Alcune persone del luogo
4 anni fa

Qui a Bergamo e dintorni, io abito in una frazione, le mascherine introvabili ,.Se sono obbligatorie ci devono spiegazioni.

Da alcuni arrabbiati
4 anni fa

Bergamo città sofferta ma ci rialzeremo nonostante tutto e tutti.
Mascherinev introvabili è il governo deve rendere conto a tutti e in particolare a medici che privi di protezioni e lasciati, anche da altri governi e in generale, privi di difesa e mezzi .

Claustrali, Roma
4 anni fa

Claustrali Roma.
Abbiamo ricevuto dal sindacalista Franco Capanna lo scritto e immagine sopra .
La ragazza pur abitante vicina a Bergamo ,città martire, a oggi non trova mascherine nelle farmacie e si é cucita da sola.
Esempio mirabile da seguire e monito al governo.

Rosella, Simonetta,Andria
4 anni fa

A leggere sopra che ci di deve cucire la mascherina è paradossale e le colpe sono del governo incapace .

Gruppo preghiera San Benedetto
4 anni fa

La ragazza di Bergamo ha fatto benissimo farsi la mascherina e inoltre cucita molto bene: brava

Katy
4 anni fa

Bello esempio della ragazza di Bergamo.

Insegnante ,Brescia
4 anni fa

Analisi esaustiva e ragazza simbolo

Roberta,Dalmine,BG.
4 anni fa

Molto esaustiva analisi .

Una famiglia vicino Bergamo
4 anni fa

Infatti ha fatto bene la signorina in foto e anche. noi ci siamo fatte in casa . Tutt’ ora introvabili qui a Bergamo ed è vergognoso.

Fabiola
4 anni fa

Qui a Bergamo per mascherine la farmacia diche che può dare solo solo a malati di coronavirus.

Assunta,Napoli
4 anni fa

Iniziativa ottima dal momento mascherine ancora introvabili in molti posti a rischio e non solo