Senza diritti né potere: le donne fuggono dalla Chiesa.

Non possono accedere al sacerdozio, hanno ruoli marginali nella gerarchia ecclesiastica, non votano, non decidono, non dicono messa. Eppure superano in numero gli uomini del clero. Ma anche tra loro è crisi di vocazioni.

Senza diritti né potere: le donne fuggono dalla Chiesa.

Anche quest’anno non si vota; al Sinodo generale sui giovani conclusosi la settimana scorsa in Vaticano dopo quasi un mese di intensi lavori, le poche partecipanti di sesso femminile non hanno potuto votare le deliberazioni finali e il documento conclusivo. Si trattava in realtà di riconoscere il diritto di voto almeno alle superiori religiose presenti all’assise in rappresentanza delle congregazioni femminili di tutto il mondo; era l’occasione per stabilire un precedente, esiguo numericamente ma rilevante nel merito. Per questo per la prima volta come forse mai era avvenuto in passato, le organizzazioni cattoliche laiche e religiose femminili si sono mobilitate, hanno raccolto firme, si sono rivolte apertamente all’opinione pubblica, hanno chiesto di poter votare e di pesare di più nella Chiesa. Eppure, alla fine, il sinodo si è concluso con un documento che ripete le rituali formule di circostanza circa la necessità «di riflettere sulla condizione e sul ruolo delle donne al proprio interno, e di conseguenza anche nella società». Un muro di gomma.

DONNE IN MAGGIORANZA MA ANCORA SENZA ALCUN POTERE

D’altro canto, mai come in questa occasione si è notato quanto la presenza femminile nei momenti chiave della vita della Chiesa, sia assai ridotta: i 267 padri sinodali (vescovi, cardinali, patriarchi, superiori religiosi) erano come sempre tutti uomini, fra i 23 esperti e i 49 uditori, si contavano un certo numero di donne (poche), e solo sette religiose. L’incongruenza, si badi, è però nei numeri generali della Chiesa universale: i preti in tutto il mondo sono circa 415 mila (in calo), le religiose raggiungono invece le 659 mila unità (in calo anch’esse). Insomma, la forza evangelizzatrice è, in modo nettamente maggioritario, in mano femminili, ma le donne non contano nella gerarchia ecclesiastica: non occupano posti di comando nella Curia romana, non possono accedere al sacerdozio e per questo hanno ruoli marginali nelle conferenze episcopali, non votano, non decidono, non dicono messa; e tuttavia mandano avanti scuole, missioni, ospedali, centri di assistenza, comunità. Il papa ha istituito nel 2016 una commissione che valuta l’eventuale ammissione delle donne al diaconato permanente, grazie al quale potrebbero svolgere una serie di compiti significativi come amministrare il battesimo, benedire i matrimoni, presiedere i riti funebri, guidare la preghiera, leggere la Bibbia ai fedeli. Se dovesse arrivare un via libera sarebbe un cambiamento notevole, ma per ora si resta nel vasto territorio dei ‘se’.

CROLLO DEL NUMERO DI VOCAZIONI SUL FRONTE FEMMINILE

Al contrario, proprio guardando ai numeri emerge la gravità del problema: le religiose nel mondo erano nel 2000 più di 800 mila, nel 2016 – ultimi dati disponibili – erano calate di ben 142 mila unità (659 mila). Un vero tracollo con punte drammatiche in Europa e Nord America; in Africa Asia le cose vanno meglio ma le nuove vocazioni non compensano le uscite. Il rischio, reale, è che nel giro di vent’anni la ‘ritirata’ cattolica da molte regioni del mondo possa compiersi anche in ragione di questa emorragia senza fine. Paradossalmente, fra le donne cattoliche laiche, spiccano – da decenni – le figure femminili di assoluto rilievo; non si contano infatti leader politici, di associazioni, di partiti, sindacati, imprese, istituzioni, realtà sociali, o figure di prestigio nelle università, nelle istituzioni, nella cultura. Una distanza fra vita della Chiesa e mutamenti storici che potrà diventare incolmabile se non interverranno cambiamenti concreti. Da ultimo, infine, ma non per importanza, va rilevato come nei mesi scorsi sia emerso un altro fenomeno drammatico. Quello relativo agli abusi sessuali commessi dai preti contro le religiose in varie parti del mondo, un “metodo” ecclesiale che mostra quanto il tema sia delicato e urgente.

dal web, un articolo redazionale.