RIFORMA PENSIONI 2018: quota 100 con 60 anni di età e 37 anni di contributi.

Pensioni tema caldo dell'agenda di governo. Settembre sarà decisivo con l'aggiornamento del Def che dovrà arrivare entro il 27. Da quel giorno sarà evidente la 'dote' che potrà essere usata nella Legge.

RIFORMA PENSIONI 2018: quota 100 con 60 anni di età e 37 anni di contributi.

di Antonio Gentile : www.ilpopolo.news

Secondo indiscrezioni che circolano in ambienti politici il governo Conte avrebbe deciso di non fare nulla per la Legge Fornero quest’anno. Sarebbe quindi clamoroso. Niente quota 100, niente riforma delle pensioni…  non emergono dettagli in più sulla cosiddetta quota 100 flessibile, che secondo Il Sole 24 Ore potrebbe rappresentare una riforma delle pensioni a “basso costo” per il Governo Conte. “In sostanza si vuole ricalcare alcuni strumenti che già sono in vigore per alcune categorie, a volte frutto di accordi tra sindacati e associazioni datoriali. In particolare gli scivoli a carico delle aziende o le staffette generazionali finanziate con fondi di categoria. Notizie per il momento vaghe. Unico punto fermo, a pagare gli anticipi non è lo Stato, ma le aziende. A parte le situazioni come le crisi aziendali, dove ci potrebbe essere un intervento pubblico”, spiega Il Giornale. Che quindi chiarisce che a finanziare questa misura previdenziale non sarebbe lo Stato, a meno di situazioni particolari. Resta da capire se per le imprese chiamate a farsi carico dei costi del pensionamento anticipato dei propri lavoratori non potrebbe essere meglio usare l’Ape aziendale.

Il Governo continua a lavorare alla Legge di bilancio e anche alla riforma delle pensioni che essa dovrebbe contenere. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, l’esecutivo “intende garantire l’uscita ai lavoratori con Quota 100 sulla base di due requisiti fissi (64 anni di età e 36 di contribuzione o 65 anni di età e 35 di ‘versamenti’), in attesa di aprire anche il canale delle uscite con 41 (o 42) anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica”. In sostanza sembrerebbe confermata l’ipotesi del varo della Quota 41 (o Quota 42) solamente in un secondo momento. Ma non è tutto, perché secondo il quotidiano di Confindustria il Governo dovrebbe fare i conti con le ristrettezze delle risorse disponibili e quindi potrebbe varare la Quota 100 solamente “per una platea ristretta” di lavoratori, concentrandosi sulle “uscite collegate alle crisi aziendali, rendendo però in ogni caso flessibili i requisiti anagrafici e contributivi a seconda dei settori di appartenenza (industria, commercio, artigianato e via dicendo)”.

Quindi la Quota 100 potrebbe essere non per tutti i lavoratori e avere dei requisiti diversi a seconda del settore di appartenenza. Di fatto sarebbe un po’ come un’Ape social, ma più ampia. Anche se non è chiaro se tutelerebbe anche chi è senza lavoro (come fa appunto l’Ape social). Secondo Il Sole 24 Ore, il Governo potrebbe anche intervenire sulla previdenza complementare rivedendo la tassazione sui fondi pensione che potrebbero diventare poco appetibili nel caso venga introdotta una flat tax al 15%.

Le discussioni sui due maggiori temi di quest’estate – modifica della riforma Fornero e pensioni d’oro – possono essere letti in questa chiave. La modifica della riforma Fornero, con l’introduzione di qualche tipo di Quota 100, favorirebbe la categoria – elettoralmente forte – dei diritti quasi-acquisiti, approssimativamente i 55-65enni. Ma creerebbe costi di bilancio elevati – tra 4 e 15 miliardi annui – e squilibri di lungo periodo, che porterebbero le lancette del sistema previdenziale al periodo dei pre-pensionamenti. Il taglio delle pensioni d’oro toccherebbe i diritti acquisiti. La scelta di fondo è coraggiosa e ha una logica economica, poiché molti squilibri del sistema dipendono dalla concessione, in passato, di pensioni molto generose, almeno rispetto ai contributi versati. Per porvi rimedio, sarebbe necessario ricalcolare tutte le pensioni, anche le più basse, con il metodo contributivo. Impossibile, per due motivi. Uno tecnico: la mancanza di dati sui contributi versati.

E uno di equità: malgrado abbiano ricevuto più di quanto avessero contribuito, è difficile pensare di ridurre le pensioni, spesso molto basse, di alcuni pensionati baby ora ultra-settantenni. In ogni caso, la proposta di legge di Lega e 5Stelle non va in questa direzione: prevede la modifica della pensione in base alla distanza tra l’età di pensionamento effettiva e un’ipotetica età di pensionamento calcolata ex-post. Il rischio di creare gravi iniquità è forte. L’alternativa di cui si è parlato è un contributo di solidarietà su pensioni sopra i 2.000 euro lordi, con aliquote crescenti. Un déjà-vu che racchiuderebbe tre paradossi per questo governo. Raccoglierebbe il testimone della vituperata riforma Fornero, che per prima introdusse il contributo di solidarietà. Introdurrebbe più aliquote contributive per finanziare un prelievo temporaneo, mentre il contratto di governo prevede la flat tax. Aumenterebbe di fatto le imposte sulle pensioni.

Esiste un filo conduttore nelle proposte del governo,  La storia (italiana) ci insegna che le riforme delle pensioni dipendono da shock economico-finanziari e incentivi elettorali. E il populismo vive della propaganda di misure anti-elite (come il taglio delle pensioni d’oro) e di politiche che creano benefici per le generazioni correnti e costi per quelle future (come Quota 100). Con buona pace dei giovani – elettori e non.

 

 di Antonio Gentile

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Carlo
5 anni fa

Lo stato garentisce 600€s tutti dopo i 65 anni sinceramente,una miseria si potrebbe il tutto in base si contributi versati ,e chiaro CGE chi a versato 5 anni di contributo dopo i 65 questo ,cioè la minima e chi ne a versati 20 tocherebbero di più come calcolo approssimativo