Il selfie che uccide: dal 2011 a oggi più di 250 morti per gli autoscatti con lo smartphone.

Dopo la guerra, la fame e le malattie ci sono i selfie. Killer seriali che dal 2011 al 2017 hanno ucciso 259 persone, per lo più giovani intorno ai 22 anni, secondo uno studio indiano. Proprio in India sono occorse la maggior parte delle morti, forse a causa della bassa età media della popolazione, seguita da Russia e Stati Uniti.

Il selfie che uccide: dal 2011 a oggi più di 250 morti per gli autoscatti con lo smartphone.

Più di 250 persone, dal 2011 a oggi, sono morte in cerca di un selfie perfetto da condividere sui social, scattato, magari sull’orlo di un burrone o da un binario o da una cascata o addirittura con una pistola puntata alla tempia. I numeri arrivano da uno  studio pubblicato sul Journal of Family Medicine e Primary Care.

Secondo i ricercatori la maggior parte dei morti da selfie si è verificata in India (159 casi), seguita da Russia, Stati Uniti e Pakistan. La maggior parte delle vittime sono uomini (circa il 72%) e di età inferiore ai 30 anni. Anche se le donne tendono a farsi più selfie tendono anche a essere più prudenti e, dunque, a scattare le foto in pose meno pericolose.

L’annegamento è la principale causa di morte da selfie, in genere dovuto a onde molto alte o a cadute da imbarcazioni. La seconda causa più frequente è il sopraggiungere dei treni in corsa scelti come sfondo delle foto. Terza causa di morte da selfie sono le foto fatte su burroni, grattacieli o precipizi, seguite da quelle fatte vicino agli incendi o al fuoco, e da quelle fatte con animali feroci. Gli Usa hanno il prevedibile record di morti mentre si fotografavano con un’arma da fuoco.

Lo studio afferma che il problema è quasi certamente sottostimato perché, per esempio, non si considerano come morti da selfie, ma solo come incidenti stradali, i casi in cui qualcuno decide di posare per un selfie mentre guida; ci sono diversi paesi in via di sviluppo in cui le segnalazioni di morti da selfie potrebbero non essere inserite nelle notizie locali.

La maggior parte degli incidenti ha coinvolto maschi, apparentemente più inclini delle donne a cercare luoghi pericolosi per scattare foto da condividere sui social a imperitura memoria, danzando sull’orlo di un dirupo o sdraiandosi sui binari ferroviari, rispettivamente terza e seconda causa di prevedibili catastrofi.
La maggior parte delle morti sono avvenute a causa di annegamenti, con ragazzi sopraffatti dalle onde o caduti dalla barca mentre cercavano di immortalare il momento perfetto, mentre alcuni sono rimasti uccisi tentando di fotografarsi con feroci predatori e altri, soprattutto in America, si sono inavvertitamente suicidati posando con armi da fuoco. Spesso i selfie uccidono sotto mentite spoglie e quindi impunemente, perché la scia di morti di cui ricoprono il mondo sono spesso attribuite ad altre cause, come incidenti stradali o, appunto, suicidi.
Per limitare la discutibile pratica dei selfie in luoghi pericolosi, lo studio propone delle zone “a selfie vietato”, per aiutare questi giovani a non perdere la vita per una moda insulsa.

di Antonio Gentile