Centenario armistizio della grande guerra: 11 novembre 1918-2018, la cerimonia a Parigi.

Centenario armistizio della grande guerra: 11 novembre 1918-2018, la cerimonia a Parigi.

Ricordiamo il centenario armistizio prima guerra mondiale, la data è quella dell’11 novembre è un giorno importante per la storia europea. Nel 1918 si sanciva la fine della Prima Guerra Mondiale, con l’armistizio di Compiègne. L’intesa tra i due schieramenti avversari arrivò a pochi giorni dall’armistizio di Villa Giusti del 4 novembre, firmato tra Italia e Austria.

Tra il 10 e l’11 novembre sono in programma numerosi eventi in tutta Europa, per celebrare l’anniversario. L’appuntamento principale è quello di Parigi, dove si riuniranno i leader di tutto il mondo. In molte nazioni all’epoca alleate l’11 novembre è considerata festa nazionale, come ad esempio in Francia con l’Armistice Day, o nel Regno Unito dove viene chiamata Remembrance Day.

L’armistizio di Compiègne fu firmato l’11 novembre 1918. A sottoscriverlo furono l’Impero tedesco da un lato e le potenze Alleate (Impero britannico, Francia e Impero russo) dall’altro. Lo storico armistizio fu siglato in un vagone ferroviario nei boschi vicino a Compiègne, nella regione francese della Piccardia. Fu l’atto che sancì la fine dei combattimenti della prima guerra mondiale.

A questo link è possibile leggere il testo dell’armistizio.

L’armistizio prevedeva la cessazione delle ostilità entro sei ore dalla firma dello stesso, il ritiro entro 15 giorni delle truppe tedesche da tutti i territori occupati in Francia, Lussemburgo, Belgio, nonché dall’Alsazia-Lorena.

E ancora, entro i successivi 17 giorni l’abbandono di tutti i territori sulla riva sinistra del Reno, e consegna delle guarnigioni di Magonza, Coblenza e Colonia alle truppe d’occupazione francesi. Il trattato prevedeva inoltre la consegna alle forze alleate di 5.000 cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani, oltre che la consegna di tutte le navi da guerra moderne.

A titolo di riparazione, erano previste 5.000 locomotive e 150.000 vagoni ferroviari. L’entrata in vigore dell’armistizio sanciva l’annullamento del trattato di Brest-Litovsk, stipulato tra la Russia e gli Imperi centrali alcuni mesi prima. L’obiettivo dell’armistizio era impedire che il Reich tedesco potesse riprendere i combattimenti.

Ci vollero altri 3 mesi per il ritiro di tutte le divisioni tedesche, che terminò il 17 gennaio 1919. Il documento fu firmato dal maresciallo Foch, dall’ammiraglio britannico Rosslyn Wemyss, dal Segretario di Stato tedesco Mathias Erzberger, dal conte Alfred von Oberndorff, rappresentante della diplomazia tedesca, dal capitano della marina tedesca Ernst Vanselow e dal generale Detlof von Winterfeldt.

L’armistizio, firmato nelle prime ore del mattino, è entrato in vigore 6 ore dopo: alle 11. In questo lasso di tempo, si continuò a combattere. Si stima che in quel lasso di tempo morirono 2.500 soldati, tra cui Augustin Trébuchon, colpito alla testa alle 10:50 e considerato l’ultimo soldato francese morto nella grande guerra. La sconfitta militare sancì il definitivo crollo dell’impero austro-ungarico e dell’impero ottomano. In totale la Prima guerra mondiale provocò la morte di 9.721.937 militari e di 6.821.248 di civili.

In occasione del centenario della prima  guerra mondiale, i Leader del mondo si sono incontrati a Parigi per commemorare la fine della prima guerra mondiale. All’Arco di Trionfo 72 capi di Stato e di governo hanno ascoltato il discorso del presidente francese Macron. Poco prima un blitz delle Femen aveva bloccato il convoglio del presidente Trump.     “Tutti noi, leader politici, dobbiamo, in questo 11 novembre 2018, riaffermare davanti ai nostri popoli la nostra reale e immensa responsabilità: quella di trasmettere ai nostri figli il mondo che le generazioni precedenti hanno sognato”, ha affermato dal presidente francese, Emmanuel Macron, durante il discorso tenuto sotto l’arco di Trionfo a Parigi. Rivolto ai 72 capi di Stato e di governo presenti, il leader dell’Eliseo, ha chiesto di “porre la pace al posto più alto di tutti”.

“Insieme – ha aggiunto Macron – scongiuriamo le minacce che sono il riscaldamento climatico, la povertà, la fame, le malattie, tutte le disuguaglianze e l’ignoranza”. “La Francia saluta con rispetto e gravità i morti delle altre nazione che un tempo ha combattuto”, ha dichiarato in conclusione, il capo dello Stato francese. Donald Trump, è arrivato con la moglie Melania, e ha camminato lentamente passando a stringere le mani di Macron e degli altri in prima fila. Poi ha parlato affabilmente con Angela Merkel, accanto alla quale segue la cerimonia.  Per ultimo Vladimir Putin, a passo veloce, che ha stretto la mano a Trump facendogli il segno di “ok” con il pollice alzato. In prima fila fra i leader, Sergio Mattarella. Continua il botta e risposta fra Macron e Trump, dopo il tweet della discordia di venerdì sera, lanciato dal presidente americano all’arrivo a Parigi. In un’intervista alla CNN, che sarà diffusa nel pomeriggio, Macron critica Trump per l’uso dei social network: “Preferisco avere una discussione diretta piuttosto che fare diplomazia con i tweet”, ha detto Macron.    Nonostante questa critica, il capo dell’Eliseo ha ribadito la volontà di lavorare insieme a Trump per creare un esercito europeo: “Abbiamo parlato molto – ha detto – lui è favorevole a una miglior condivisione dei costi in seno alla Nato. Sono d’accordo con lui su questo, abbiamo tutti bisogno di più Europa”.

Il presidente americano, Donald Trump, ha anche ringraziato in un tweet il collega francese, Emmanuel Macron. “Bella cerimonia oggi a Parigi per commemorare la fine della Prima Guerra Mondiale. Il presidente russo Vladimir Putin ha auspicato che Mosca e Washington ripristinino il dialogo su vasta scala a tutti livelli. “Sia loro che noi siamo determinati a ripristinare il dialogo, ma ancora più importate è condurlo non solo ad alto livello ma a livello di esperti – ha detto Putin in un’intervista a Russia Today da Parigi –  spero che questo processo di colloqui su vasta scala venga ripristinato”. “Siamo in ogni caso pronti al dialogo – ha aggiunto – non siamo noi a ritirarci dal trattato sulla riduzione dei missili nucleari a medio e corto raggio, sono gli americani ad avere in programma di farlo”.  E di “buon colloquio” con il presidente Usa ha parlato Putin rispondendo alla domanda se avesse avuto modo di parlare con Trump in occasione del pranzo organizzato all’Eliseo in onore dei capi di Stato e di governo. E’ sulla minaccia del nazionalismo che si è concentrata la cancelliera Angela Merkel in apertura del Forum della Pace: il “progetto europeo di pace” nato dopo il 1945 è minacciato dall’ascesa del nazionalismo e del populismo. “Vediamo chiaramente che la cooperazione internazionale, un equilibrio pacifico fra gli interessi degli uni e degli altri e anche il progetto europeo di pace – ha detto la cancelliera -sono di nuovo rimessi in discussione”.

“La pace che abbiamo oggi – ha continuato la Merkel – che a volte ci sembra troppo facile,questa pace è lungi dall’essere scontata e dobbiamo batterci per essa”. La cancelliera se l’è presa con “un nazionalismo con i paraocchi” e si dice preoccupata “che si ricominci ad agire come se si potesse puramente e semplicemente ignorare le nostre relazioni e i nostri impegni reciproci”.  Lo stesso Macron, aprendo il Forum sulla pace, ha detto che “nazionalismo, razzismo, antisemitismo ed estremismo rimettono in causa l’orizzonte che il nostro popolo attende”, quello della pace. Prima di passare la parola alla Merkel, e poi al segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, l’inquilino dell’Eliseo ha detto che “dipende da noi” che il mondo conservi una pace durevole oppure “il mondo cadrà in un nuovo disordine”. Macron ha sottolineato che il forum ha “vocazione annuale di riunire tutte e tutti per promuovere azioni concrete, per far avanzare ogni anno di più il lavoro della pace”.