Alienazione Parentale

Alienazione Parentale

di ELLERA FERRANTE DI RUFFANA

L’alienazione parentale è tra i temi più dibattuti nell’ambito di separazione, divorzio e affidamento dei figli. Secondo una sentenza della Cassazione, la n. 26810/2011, il comportamento del coniuge affidatario che strumentalizza il rifiuto del minore di vedere l’altro genitore, non favorendo così le visite stabilite dal giudice, costituisce reato.

 L’alienazione parentale è prodotta da una “programmazione” dei figli da parte di un genitore (genitore alienante), attraverso l’uso di espressioni denigratorie, false accuse di trascuratezza, violenza o abuso, riferite all’altro genitore (genitore alienato).

La costruzione di una falsa realtà familiare di terrore e vessazione genera nei figli profondi sentimenti di diffidenza e odio verso l’altro genitore. I figli diventano dipendenti dal genitore alienante ed iniziano ad appoggiare la sua visione della realtà.

Questa strumentalizzazione arriva a distruggere la relazione fra figli e genitore alienato. Nei casi più gravi, i minori arrivano a rifiutare qualsiasi tipo di contatto, anche semplicemente telefonico, con il genitore alienato.

“La separazione tra due coniugi è certo un evento traumatico sia per la coppia genitoriale che per la prole: conduce a dei cambiamenti a vari livelli, affettivi, sociali, economici, emozionali.

È questo il momento in cui i genitori devono evitare di cadere nella trappola della conflittualità e aver cura dell’autentico “interesse preminente dei propri figli”, proteggendoli da potenziali effetti laceranti, impegnandosi per il loro bene, mantenendo un equilibrato e sereno rapporto parentale.

Purtroppo non sempre è così; infatti ci sono diversi casi nei quali uno dei due genitori, in fase di separazione o divorzio, mette in atto un’aspra conflittualità nei confronti dell’altro, usando i figli come mero strumento di belligeranza, intessendo anomale alleanze con loro ai danni dell’altro genitore che “deve essere cancellato dalla loro vita”.

In tali casi si aprono scenari molto pericolosi, soprattutto per il benessere dei minori, che hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali per una loro sana crescita psicofisica e che, costretti emotivamente ed affettivamente a rinunciare ad uno di loro, si troveranno deprivati di una importante figura di riferimento.

 Nei casi più gravi si parla di alienazione genitoriale, che viene identificata come un “disturbo iurigeno”, consequenziale ad un contesto giudiziario molto conflittuale e controverso per l’affidamento della prole. 

A volte, si assiste al comportamento di un genitore manipolatore, il cui fine è quello di annientare il rapporto del figlio con l’altro genitore (definito “alienato”). 

iL’ opera l’indottrinamento da parte di uno dei due genitori che mette in atto, con il contributo attivo del figlio, una sorta di lavaggio di cervello finalizzata alla denigrazione dell’altro genitore e che conduce il minore a distaccarsi dalla realtà, ad alienarsi dagli affetti e a provare astio e disprezzo immotivato e costante nei confronti del genitore preso di mira. Studi molto importanti fanno rilevare come sia fondamentale per i figli avere sempre un sano e significativo rapporto con entrambe le figure genitoriali, in quanto la deprivazione di uno dei due genitori – come accade nei casi di alienazione parentale – provoca delle problematiche che possono condurre la prole a serie alterazioni della loro sfera affettivo-relazionale. Pertanto, è di vitale importanza per i minori poter usufruire di un concreto diritto alla bigenitorialità, avendo sempre accanto un padre e una madre che si prendano cura di loro, dando affetto, assistenza, cure, educazione e provvedendo ai loro bisogni morali e materiali.”

“Nei casi di alienazione parentale, i minori si costruiscono un’immagine negativa del genitore, perché patiscono un imprinting formativo in tale direzione costituito di un martellare continuo di commenti negativi, osservazioni sull’incapacità, sull’inettitudine e sulla colpevolizzazione di situazioni ed eventi causati dal genitore alienato, che viene pertanto rimosso e sminuito, oltre a divenire la ragione di tutti gli eventi negativi della famiglia. In tali casi, nei giudizi dei figli non sussiste ambivalenza, bensì tutto quello che è l’agito del genitore alienato è negativo, mentre il genitore alienante è perfetto e non sbaglia mai. 

Si desidera sottolineare, tra l’altro, che nei casi di alienazione il minore fornisce il suo personale contributo attivo alla campagna di denigrazione innescata dal genitore alienante.”

Dunque , tale argomento così duro  e diffuso, ha visto l’ inserimento nelle problematiche più delicate e più urgenti della Famiglia  e dei Diritti della Persona.

Aggiungo io,che seri provvedimenti di punizione nonchè mirate terapie ovrebbero colpire il genitore alienante che per anni haabusato della fragilità del minore tanto da renderlo schiavo e ricattabile anche alla maggiore età, ovvie conseguenze del pregresso.

Tali soggetti anche “maggiorenni” per il loro recupero andrebbero allontanati dal genitore alienante ossia, il mostro manipolatore in cui sono stati costretti a credere per loro medesimo danno.

Ellera Ferrante di Ruffana – MILANO