1° MAGGIO: FESTA DI SAN GIUSEPPE LAVORATORE

Il Primo Maggio ricorre – come noto – la festa di San Giuseppe lavoratore, una figura che rappresenta sia il valore del lavoro, sia il valore della famiglia.
Quel lavoro quale strumento utile a valorizzare la persona, le sue inclinazioni professionali e umane.
Il lavoro quale mezzo per attribuire alla persona tutta la dignità che le è propria unitamente alla dignità della sua famiglia quale cellula primigenia della società umana.
Il lavoro, dunque, con la persona al centro e per la persona che posta nelle dovute e giuste condizioni di dignità realizza quella crescita economica e collettiva che consente alla società , al paese in cui si trova di aver un buon livello di sviluppo economico, sociale e culturale.
Lavorare con dignità per dare dignità a se stessi e alla propria famiglia affinché possa avere il pane quotidiano per condurre una vita onesta e dignitosa.
San Giuseppe è il paradigma cristiano di tutto questo: è una figura che rappresenta un valido punto di riferimento dei lavoratori tanto da essere il Patrono di tutti lavoratori.
Lo richiama con vigore anche il Segretario nazionale del < Dipartimento Etica e Valori Cristiani > della Democrazia Cristiana Dott. Cesare Camarri (di Grosseto) sottolineando che San Giuseppe è il modello di Lavoratore Cristiano.
San Giuseppe, falegname di Nazareth, ha provveduto con il suo lavoro alle necessità di Maria e Gesù, iniziando il Figlio di Dio al lavoro tra gli uomini.
Nei Vangeli, Gesù è chiamato “il figlio del falegname” (Matteo: 13: 55), evidenziando l’importanza del lavoro manuale e quotidiano nella vita della Sacra Famiglia.
La figura di San Giuseppe rappresenta la dignità del lavoro umano, che è dovere e perfezionamento dell’uomo, esercizio del dominio sul Creato, prolungamento dell’opera del Creatore, servizio alla comunità e contributo al piano della salvezza.

L’art.1 della COSTITUZIONE della Repubblica italiana recita al primo comma: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Una Repubblica che ha uno dei suoi principali valori fondanti proprio nel lavoro quale mezzo di riscatto della dignità di ogni uomo.
A tal proposito, nonostante tutto, ancora oggi c’è tanta strada da fare soprattutto nell’ambito dei diritti e ancor di più sulla sicurezza del lavoro.

Il Presidente della Repubblica, Prof. On.le Sergio Matterella, nel suo ultimo discorso pronunciato in questi giorni è stato più che chiaro equando ha affermato: “Non è più tollerabile nel terzo millennio assistere al tragico verificarsi, purtroppo, dei numerosi decessi sui posti del lavoro”.
Sono deceduti giovani , padri di famiglia che hanno lasciato mogli e figli anche in tenera età.
Queste altre criticità importanti devono trovare soluzione per evitare che ogni ci troviamo a vivere questi gravissimi drammi.
La politica, il sindacato devono essere uniti in queste battaglie per la tutela e la cura della persona nel mondo del lavoro.
Altro tema di rilievo è l’occupazione che va ulteriormente creata favorendo un mercato del lavoro in continua crescita con esigenze che mutano in anno.
Questa è una sfida determinante perché vuol dire saper cogliere i nuovi segnali di un mondo del lavoro in costatante evoluzione che comunque deve garantire sempre la dignità del lavoratore e la sua sicurezza nel suo lavoro quotidiano.
Lavoro, sicurezza, dignità della persona , occupazione sono i pilastri imprescindibili di un’azione congiunta della politica e del sindacato che se lo vogliano possono trovare la loro cartina di tornasole nel ricco patrimonio valoriale della Dottrina sociale della Chiesa.
Lavoro, famiglia, sono valori costituzionalmente garantiti: a tal proposito l’art. 29 della nostra Costituzione ” La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Il riferimento è alla famiglia naturale che nella Sacra Famiglia ha il modello imprescindibile in cui San Giuseppe con il suo onesto lavoro di falegname ha garantito sostegno e dignità,
Un doveroso pensiero va anche al ricordo della lettera apostolica < Patris corde > scritta da Papa Francesco in occasione del centocinquantesimo anniversario della proclamazione di San Giuseppe patrono della Chiesa universale.
< Con cuore di padre >, quella la traduzione letterale di “Patris Corde”, così come Papa Francesco aveva intitolato la sua summenzionata lettera apostolica.
Gli Evangelisti che hanno posto in rilievo la figura di San Giuseppe non raccontano moltissimo, ma quanto basta per far capire che tipo di Padre egli fosse e la missione affidatagli dalla Provvidenza.
Sappiamo che egli era un umile falegname (cfr Mt 13,55), promesso sposo di Maria (cfr Mt 1,18; Lc 1,27); un «uomo giusto» (Mt 1,19), sempre pronto a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge (cfr Lc 2,22.27.39) e mediante ben quattro sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22).
Dopo un lungo e faticoso viaggio da Nazaret a Betlemme, vide nascere il Messia in una stalla, perché altrove «non c’era posto per loro» (Lc 2,7).
Fu testimone dell’adorazione dei pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1-12), che rappresentavano rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani.
Ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù, a cui impose il nome rivelato dall’Angelo: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).
Come è noto, dare un nome a una persona o a una cosa presso i popoli antichi significava conseguirne l’appartenenza, come fece Adamo nel racconto della Genesi (cfr 2,19-20).
Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, insieme alla madre Giuseppe offrì il Bambino al Signore e ascoltò sorpreso la profezia che Simeone fece nei confronti di Gesù e di Maria (cfr Lc 2,22-35).
Per difendere Gesù da Erode, soggiornò da straniero in Egitto (cfr Mt 2,13-18).
Ritornato in patria, visse nel nascondimento del piccolo e sconosciuto villaggio di Nazaret in Galilea da dove – si diceva – “non sorge nessun profeta” e “non può mai venire qualcosa di buono” (cfr Gv 7,52; 1,46).
Lontano dunque da Betlemme, sua città natale, e da Gerusalemme, dove sorgeva il Tempio.
Quando, proprio durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, smarrirono Gesù dodicenne, lui e Maria lo cercarono angosciati e lo ritrovarono nel Tempio mentre discuteva con i dottori della Legge (cfr Lc 2,41-50).
Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo.
I successori di Pietro hanno approfondito il messaggio racchiuso nei pochi dati tramandati dai Vangeli per evidenziare maggiormente il suo ruolo centrale nella storia della salvezza.
San Giuseppe è stato proclamato «Patrono della Chiesa Cattolica», “Patrono dei lavoratori”, nonchè «Custode del Redentore» (San Hiovanni Paolo II)
A cura di Dott. FERNANDO CIARROCCHI (Ascoli Piceno)
fernando.ciarrocchi@dconline.info * cell. 347-2577651 *
Vice Segretario nazionale Dipartimento “Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana italiana
Vice-Direttore de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
Coordinatore della redazione giornalistica de “Il Popolo” della Democrazia Cristiana.
Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”
e di Dott. ANGELO SANDRI (Udine)
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Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana italiana
Direttore Responsabile de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
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