Su cosa il governo sta litigando? Ce la faranno a non divorziare?

Dal Congresso delle famiglie di Verona al ddl Pillon, fino addirittura ai telegiornali Rai, sono molti i dossier che rischiano di far cadere il governo, ma quali ?

Su cosa il governo sta litigando? Ce la faranno a non divorziare?

La tenuta del governo non è più molto salda, anzi userei dire quasi a rischio, oramai non lo nasconde più nemmeno Matteo Salvini. “Serve un cambio di passo o può crollare tutto. Mi sono stancato di essere attaccato e soprattutto mi sono stancato che il governo non faccia”, ha dichiarato il leader leghista secondo Repubblica.

Non è la prima volta che il ministro dell’Interno mette in discussione l’alleanza con il Movimento 5 stelle. Lo aveva già fatto alla vigilia della pubblicazione dei bandi Telt, la società italo-francese incaricata di costruire il tunnel dove dovrebbe passare la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione: un progetto osteggiato dai grillini e appoggiato dalla Lega.

Da allora, la crisi sembrava risolta e Salvini aveva rassicurato Luigi Di Maio di voler rimanere al governo “per quattro anni e tre mesi” nonostante alcuni retroscena sui giornali post-elezioni in Basilicata ipotizzassero un rilancio della coalizione di centrodestra con Forza Italia e Fratelli d’Italia.

La situazione è peggiorata, di nuovo, nelle ultime due settimane. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la partecipazione al Congresso delle famiglie di Verona, una tre giorni che Di Maio ha definito un raduno di “fanatici“. Ma a far litigare il governo sono anche il decreto sblocca cantieri, le prese di posizione di Giuseppe Conte e quelle di alcuni sottosegretari, e persino la linea editoriale di alcuni giornali.

Il Congresso delle famiglie.

Enrico Mentana ha definito su Facebook sabato 30 marzo “il giorno in cui M5s e Lega sono stati più distanti in dieci mesi esatti di governo insieme”. I motivi principali sono due. Innanzitutto, sabato 30 marzo gli esponenti di governo si sono divisi già geograficamente: la Lega a Verona, al Congresso delle famiglie, un evento nato per celebrare “la famiglia tradizionale”, e il Movimento 5 stelle, a Roma. Inoltre, i due vicepremier hanno continuato ad attaccarsi per tutto il giorno. Parlando nelle capitale, Luigi Di Maio ha detto: “A Verona ci sono dei fanatici. Qui si guarda al futuro”. E ancora: “Ho letto dichiarazioni sconvolgenti sulla legge sull’aborto, alcuni partecipanti hanno persino negato il femminicidio. E se vai a mangiare al loro stesso tavolo, per me, la pensi come loro”. Accuse alle quali Salvini ha subito replicato: “Dico a qualche distratto amico di governo, che dice che qui si guarda al passato, che invece qui si prepara il futuro, si guarda avanti e non indietro. E se parlare di mamme, papà e bimbi è da ‘sfigati‘, io sono orgoglioso di essere sfigato”.

Il ddl Pillon

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il grillino Vincenzo Spadafora, ha dichiarato durante un’intervista alla trasmissione di La7Omnibus che il la proposta di legge Pillon “non arriverà mai in aula, è archiviata”. Gli esponenti della Lega non hanno ancora ribattuto, ma è possibile che la dichiarazione inauguri un nuovo fronte di scontro. Finora, infatti, all’interno della maggioranza era prevalsa la linea che portava alla modifica del testo, che introduce tra l’altro l’obbligo per figlio di divorziati di passare lo stesso tempo con il padre e la madre. Ma nessuno aveva detto di volerlo accantonare.

Il decreto sblocca cantieri

Lega e Movimento 5 stelle litigano anche sul decreto che la stampa ha iniziato a chiamare “sblocca-cantieri”. La legge, che ha tra l’altro l’obiettivo di rilanciare la crescita tramite alcuni investimenti  infrastrutturali, è stato approvata salvo intese perché gli alleati non sono riusciti a mettersi d’accordo né sulle opere da sbloccare né sui commissari che dovrebbero vigilare sui lavori. La Lega ne vorrebbe uno solo, il Movimento 5 stelle preferirebbe nominarne uno per ogni cantiere. Secondo Matteo Salvini, “così non si sblocca niente. Mancano tante opere e manca un sostanzioso incentivo alla ripartenza dell’edilizia privata”.

Giuseppe Conte è imparziale?

Gli esponenti della Lega lamentano anche la presunta imparzialità del presidente del Consiglio. Nell’ultimo weekend di marzo, Giuseppe Conte ha infatti preso le parti del grillino Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe alla Famiglia, che era stato invitato da Matteo Salvini, con tono polemico, a “velocizzare le adozioni”. “Il presidente del Consiglio ha solo mantenuto le funzioni di presidente della Commissione per le adozioni internazionali“, si legge in una nota di Palazzo Chigi. “Spetta quindi a Fontana adoperarsi, come chiesto da Salvini, per rendere le adozioni più veloci e dare risposta alle 30mila famiglie che aspettano. Rimane confermato che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione”.

L’intervento non è stato ben digerito dalla Lega. “Conte non è più l’avvocato degli italiani, semmai è l’avvocato dei 5 stelle in difficoltà. Se non recupera un minimo di equilibrio è difficile andare avanti”, avrebbe detto, secondo La Stampa, una funzionaria leghista, riprendendo un’affermazione del premier che all’inizio del suo mandato aveva detto di volersi ergere a garante degli interessi degli italiani. “Non si è mai sentito il premier intervenire a difesa di un ministro della Lega, siamo trattati come i cugini poveri, ormai fa il capo del M5s da palazzo Chigi”.

 

La questione telegiornali

Domenica 31 marzo il deputato leghista Massimiliano Capitanio ha accusato il TG1 di aver trasmesso servizi non obiettivi a proposito del Congresso delle famiglie. “La smetta con la partigianeria e torni a fare informazione pubblica”, ha detto ai cronisti. “Non è così che realizzeremo la Rai del cambiamento voluta assieme al Movimento 5 stelle”.

La Rai del cambiamento comincia a realizzarsi smettendola di intromettersi nel lavoro che fanno i giornalisti del servizio pubblico, dei quali va tutelata l’autonomia e l’indipendenza”, gli ha risposto Primo Di Nicola, vicepresidente grillino della Commissione vigilanza sulla Rai. “Nella Rai del cambiamento la politica non scrive i servizi dei telegiornali come vorrebbero fare gli amici della Lega”.

Attendiamo di capire e sapere gli sviluppi di questa maggioranza, che per il momento sta allontanando lo spettro del divorzio.

dal web di Antonio Gentile

 

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Sabatino Esposito
5 anni fa

La famiglia non può essere oggetto di scontro politico. Salvini – Di Maio devono dire al popolo Italiano cosa hanno inserito nel contratto stipulato a favore della famiglia. Esprimersi in modo chiaro: se sono in linea con il messaggio di Papà Francesco; se il Governo è per la difesa della religione cattolica quale cultura religiosa prevalente in ITALIA. Basta con i proclami elettorali. Gli accordi sono da prima Repubblica. La variante sta nel fatto che la prima Repubblica era rappresentata da partiti con idee chiare sui temi e sui valori di un popolo democratico. Quando due forze politiche non sono d’accordo su quello che hanno detto e sottiscritto devono sottoporsi al giudizio del popolo e non fare calcoli elettorali.