SANTO ARCIDIACO (DEMOCRAZIA CRISTIANA LAZIO): ANALISI SULLE PROBLEMATICHE DELLA DIFESA E SICUREZZA DEL CITTADINO IN ITALIA * SECONDA PARTE  

SANTO ARCIDIACO (DEMOCRAZIA CRISTIANA LAZIO): ANALISI SULLE PROBLEMATICHE DELLA DIFESA E SICUREZZA DEL CITTADINO IN ITALIA * SECONDA PARTE  

A cura di FERNANDO CIARROCCHI (Monteprandone/in provincia di Ascoli Piceno)

 fernando.ciarrocchi@dconline.info * Tel. 347-2577651 *

Vice-Segretario nazionale del Dipartimento Sviluppo-Comunicazione-Marketing” della Democrazia Cristiana 

Coordinatore della redazione giornalistica de “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana

Responsabile nazionale dell’Agenzia Stampa “Libertas”

Editorialista del ” Il Popolo” della Democrazia Cristiana

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E’ invece notorio che la nostra società è sempre più permeata da un senso di insicurezza, dovuta al livello di degrado socio-ambientale e da paura della criminalità, che influenzano non poco le abitudini di vita dei singoli e delle comunità.

In tale ottica, il controllo del territorio da parte delle Forze dell’Ordine rappresenta la principale forma di prevenzione, in grado di incidere direttamente sulla soglia dell’allarme sociale, con l’immediato risultato di impedire la commissione di reati e di consentire il libero svolgimento delle legittime attività dei cittadini.

Le Forze dell’Ordine sono ormai in permanente fibrillazione a causa dell’annoso sotto organico, che genera gravi mancanze nell’assetto di controllo sui territori, intollerabili carenze di sicurezza e pessime condizioni di lavoro per gli operatori di polizia. Pochi poliziotti, sicurezza a rischio. A Roma, ormai, opera una volante ogni 150mila abitanti.

Tempo addietro, il capo della Polizia ha fornito numeri emblematici: in Italia operano 99.630 unità di polizia, con carenze di organico del 14,5%. Le altre Forze dell’Ordine non godono di miglior statistiche.

A suo tempo, è stato fortemente voluto e istituito il poliziotto e il carabiniere di quartiere, per far fronte alle richieste di sicurezza partecipata. Tale istituzione era favorevolmente percepita dai cittadini e aveva contribuito alla significativa diminuzione dei reati. Non si è mai compreso sin in fondo la motivazione alla base della soppressione di una figura tanto preziosa sul versante della prevenzione.

Alla vigilia di ogni tornata elettorale, tutti gli schieramenti politici si prodigano in vane promesse afferenti all’aumento dell’organico delle Forze dell’Ordine, al miglioramento delle condizioni economiche e di servizio, al maggior controllo del territorio per il contrasto della microcriminalità. Tematiche presto destinate all’oblio.

I sondaggi indicano che metà della cittadinanza colloca ai primi posti delle proprie paure e insicurezze la  c.d. microcriminalità o “criminalità predatoria”. Le possibili strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno sono sicuramente l’esercizio di una più severa penalità, con la previsione di procedimenti meno blandi e tardivi, che possano ergersi a monito e produrre deterrenza; il bandire la c.d. “fuga dalla sanzione”, con troppi meccanismi processuali premiali, una tendenza che ha reso di fatto inapplicate la grande maggioranza delle pene detentive brevi (al di sotto dei tre/quattro anni di reclusione).

E ancora, promuovere una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, con funzione di vigilanza, prevenzione dei reati e rapido intervento, tale da rassicurare i cittadini, senza arrivare alla militarizzazione, che potrebbe generare inquietudini.

La strategia va perseguita aumentando i scarni organici degli operatori della sicurezza, con regolari concorsi pubblici selettivi, scevri da nepotismi e con rimunerazioni dignitose degli operatori medesimi (in Italia, gli operatori di polizia percepiscono gli stipendi più bassi dell’Europa occidentale, unitamente a Grecia e Portogallo).

Risulta financo superfluo significare che, ad organici rimpinguati, va ripristinata, senza indugio, la figura del poliziotto/carabiniere di quartiere, con un’ampia copertura territoriale e temporale, atta a ripristinare la percezione di sicurezza e la serena convivenza in seno alla cittadinanza, riavvicinandola alle istituzioni, spesso vituperate.  

Un altro aspetto degno di nota, e certamente non secondario, è costituito da l’impiego più razionale delle risorse umane ed economiche esistenti, in termini di coordinamento interforze, per evitare inutili sprechi e risultati controproducenti.

Infine, non si può non annoverare il ruolo delle amministrazioni locali che diviene centrale quando si tratta di promuovere, in vari modi, la “sicurezza di comunità”, che implica la collaborazione di tutti gli attori presenti sul territorio nello svolgimento di programmi ed attività in materia di sicurezza e prevenzione della criminalità, con l’obiettivo di aumentare la fiducia della cittadinanza nei confronti delle Forze dell’Ordine e delle istituzioni.

 

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