Riconsiderare le basi economiche delle società democratiche post-moderne.

Riconsiderare le basi economiche delle società democratiche post-moderne.

www.ilpopolo.news * di ROBERTO SENSONI *

Negli anni post-bellici, gli uomini della Costituente considerarono il lavoro un bene universale, un diritto erogabile a chiunque ne avesse avuto bisogno. Erano i tempi della ricostruzione di un paese martoriato dal recente conflitto mondiale e l’industrializzazione procedeva a pieno ritmo, richiamando nelle città folle di contadini che lasciavano le campagne attratti dal sogno di una vita più facile. Tuttavia, per quasi un ventennio, i livelli di disoccupazione restarono altissimi. In un clima del genere, non fu perciò molto difficile, per i “padri costituenti”, affermare che

l’Italia doveva essere un paese fondato sul lavoro.

Bene…! La mentalità moderna non è cambiata per niente. Ancora oggi, tutti (popoli e governi) sono portati a pensare che un benessere popolare diffuso non possa che essere il risultato di una assai ampia diffusione del lavoro.

Dott. ROBERTO SENSONI . LA SPEZIA

Se i livelli di disoccupazione dei primi anni sessanta del secolo scorso (4-5 %) fossero pari a quelli attuali, la nostra disquisizione finirebbe qua. Ma così non è. Purtroppo…

Dodici adulti su cento non lavorano, così come fa il trentadue percento dei giovani. Inoltre, molti di quelli che hanno un impiego, subiscono l’imposizione di contratti a tempo determinato, con i quali magari non si morirà di fame, ma che impediscono di “metter su famiglia” o fare progetti per il futuro.

E ancora:, il  benessere personale, o anche la semplice sussistenza, sono e saranno sempre meno legati al fatto di possedere un impiego o di non possederlo. Allora dobbiamo porci una domanda…

Visto che l’industria moderna (automatizzata, computerizzata, robotizzata…) ha sempre meno bisogno di manodopera, e visto che masse sempre più ampie di potenziali lavoratori rimangono imbrigliate nella disoccupazione, come faranno questi a sopravvivere o a “sbarcare il lunario”?

Con pensioni o vitalizi sociali, che il nostro indebitamento pubblico non ci permette nemmeno di concepire?

Con un improbabile ritorno all’agricoltura?

Con il mercimonio diffuso del proprio corpo, con l’incremento dello spaccio di stupefacenti, di furti e rapine, oppure ancora con l’accattonaggio? Forse. In realtà, scusateci tanto, non riusciamo a vedere, né immaginare una soluzione.

Dobbiamo, per caso, attendere l’estinzione per fame delle masse dei senza lavoro?

Dobbiamo, dunque, sperare che gli immigrati, giovani ad alto tasso di riproduzione, si mettano di colpo a lavorare e, come qualcuno ha affermato di recente, a versare milioni, miliardi di euro di tasse al nostro povero erario?

No, siamo fuori strada.

Ma, forse, con una buona iniezione di vera democrazia, con un’equa distribuzione della ricchezza, con il riavvio delle grandi opere, con lo sviluppo delle infrastrutture, e con un po’ meno di libero mercato, associato ad una buona dose di statalizzazione delle imprese… Il miracolo avverrà !

ROBERTO SENSONI – LA SPEZIA