Prof.ssa Anna Ciriani (Pordenone): affrontare seriamente i problemi esistenti per poter riaprire a settembre la scuola italiana

Prof.ssa Anna Ciriani (Pordenone): affrontare seriamente i problemi esistenti per poter riaprire a settembre la scuola italiana

A cura Prof.ssa Anna Ciriani (Pordenone)

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La recente pandemia – che tuttora attanaglia molte popolazioni del pianeta – ha rappresentato ed ha imposto dei profondi cambiamenti, sia in ambito sociale, che professionale.

In tutta fretta e in emergenza, noi italiani confinati nelle nostre case dal lockdown per il Covid-19, abbiamo compreso che la tecnologia era l’unico modo per riaccendere parzialmente i motori della vita, della quotidianità, del lavoro. L’unico sistema che potesse mantenerci attivi in un momento in cui il virus ci imponeva una serie di restrizioni, per il distanziamento sociale.

Ed ecco che in breve tempo il contagio ci ha proiettato in una nuova dimensione professionale, quella dello “smart working”, che ha permesso agli insegnanti e agli studenti di scoprire che si può anche insegnare o apprendere stando comodamente a casa.

Apparentemente è tutto vero, ma bisogna considerare che ci sono persone meno abbienti che non posseggono una connessione a internet o un personal computer. Dobbiamo anche considerare che in un ambiente domestico inquinato, per ovvi motivi, da rumori molesti (bimbi che piangono, TV accese, familiari che girano per casa), la concentrazione può venire meno.

I mesi trascorsi, con misure sulla prevenzione ed il distanziamento  imposto, il che ci ha proiettato in un mondo sempre più virtuale, ci hanno permesso di riflettere su quanto importanti siano i rapporti umani, il contatto diretto.

Privare, soprattutto i giovani, della loro libertà, del loro tempo, reprimendo così la loro esuberante vitalità è stato qualcosa a cui dobbiamo cercare di porre rimedio, progettando e lasciando a loro in eredità un mondo migliore. Gli adulti e soprattutto la politica non possono e non devono più fallire!

Io sono una professoressa di lettere, che insegna in un Cpia (Centro Provinciale Istruzione per gli Adulti) a Pordenone.

Ritengo che il denaro, pubblico o privato che sia, non vada sprecato con interventi che nulla o poco cambiano. Il Ministro Azzolina ha annunciato che verrà stanziato un miliardo di euro per riformare la scuola, affinché diventi più moderna, sicura e inclusiva. Staremo a vedere!

Poi ha dato delle linee guida generali, che i dirigenti scolastici dei vari istituti dovranno faticare a tradurre e interpretare, per dare al linguaggio “burocratese” una comprensibilità che consenta di applicarle.

E che dire della scuola per adulti che è stata completamente dimenticata? Il Ministro ha l’obbligo di garantire agli studenti (e agli insegnanti) aule in edifici decorosi, nel rispetto della sicurezza e della salute.

Dobbiamo stabilire dei limiti di studenti per ogni classe, evitare assembramenti nelle aule con un numero di persone incompatibile con le dimensioni dei locali che li ospitano. A maggior ragione in tempi in cui i virus sono diventati pericolosi. Penso che questa misura sia particolarmente importante anche per il contenimento virale.

A tale proposito dovremmo prevedere sistemi che abbassino la viralità nei luoghi chiusi ed anche in questo senso la tecnologia ci può venire in aiuto. La tecnologia è importante anche a livello didattico, ma siamo certi che questa non vada ad inficiare sulle capacità di apprendimento e mnemoniche delle nuove generazioni?

In tale senso dovremmo rivedere le nostre moderne metodologie didattiche e chiederci se i nostri padri o i nostri predecessori non avessero una formazione migliore, più profonda, nonostante l’assenza di tecnologia e la rapida evoluzione che ha avuto il sapere umano.

I laboratori scolastici, la multimedialità, e la tecnologia più in generale sono ausili che dobbiamo imparare a controllare e a non lasciarci sopraffare dalle loro potenzialità che, se abusate o utilizzate nel modo sbagliato, possono causare più danni che benefici.

Penso che nella scuola, così come nella società, ci sia molto lavoro da fare per  porre rimedio a molti errori commessi. Leggere che il Ministro Azzolina ha annunciato la creazione di un software per valutare il rapporto tra le dimensioni aule e il numero degli studenti, mi fa capire che non stiamo andando nella direzione giusta.

A conferma di questa provocatoria affermazione, trovo sostegno nel fatto che, nonostante siamo a luglio e l’anno scolastico si sia ormai concluso, il Ministero della Pubblica Istruzione non ci ha ancora dato a sapere come ripartirà la scuola.

Forse questo è dovuto al fatto che la scuola non fa girare miliardi come lo sport, che invece hanno fatto ripartire in fretta e furia (vedi campionato di calcio).

Si parla di una riduzione degli orari scolastici, ma forse non si tiene conto che i mezzi di trasporto pubblici non sono taxi al servizio degli studenti. E che dire del personale Ata che sarà sicuramente insufficiente per affrontare un’emergenza con una mole di lavoro raddoppiata, se non triplicata, per le misure anti-contagio che saranno imposte?

Insomma a settembre gli studenti torneranno sui banchi scolastici con una scuola completamente nel caos, senza una linea chiara e determinata su come affrontare nella maniera corretta la battaglia contro i virus e su come rendere la scuola più efficiente.

 

A cura Prof.ssa Anna Ciriani (Pordenone)

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