Occhi puntati sul processo Palamara iniziato in questi giorni a Perugia !

Occhi puntati sul processo Palamara iniziato in questi giorni a Perugia !
Angelo Sandri (Udine)

A cura di Angelo Sandri (Udine) * Cell. 342-9581946 *

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Segretario politico nazionale della Democrazia Cristiana.

< Occhi puntati sul processo Palamara iniziato in questi giorni a Perugia ! >

Il Comitato tecnico giuridico nazionale della Democrazia Cristiana, coordinato dall’Avvocato Alfredo De Filippo (Salerno), coadiuvato dall’Avv. Rocco Piergiorgio Lo Duca (Cosenza) segue con particolare impegno e determinazione il procedimento incardinatosi presso il Tribunale di Perugia e che viene girnalisticamente definito “Affaire” Palamara.

Loredana Di Lorenzo (Roma)

E’ intervenuta su questo argomento anche Loredana Di Lorenzo (Roma), promotricedell’Associazione nazionale “Tessitori di Legalità” e nuova componente del Comitato tecnico giuridico della Democrazia Cristiana italiana.

<< Un abbisso sconcertante emerge agli atti istruttori del processo Palamara – afferma Loredana Di Lorenzo – e questo grazie alle chat recuperate dallo stesso Palamara e che permettono di individuare un filo rosso che parte dal cosiddetto “imperatore delle procure” e conduce ad un universo rivelato che corrisponde ad un vero e proprio mercato, dal quale ci si riforniva a piene mani per le nomine: chi per sé, chi per amici, chi per piazzarsi alla DNA, chi nelle procure competenti a trattare le segnalazioni e reati delle toghe, chi ben piantato nel Ministero, gomito a gomito con il Ministro, chi in Cassazione e via dicendo.

Alfredo De Filippo (Salerno)

Un sistema che unito alla discrezionalità (se non vogliamo usate il termine “immoralità”) di alcuni Pubblici ministeri nell’esercizio delle loro funzioni inquirenti e requirenti nel processo penale, con una conseguenza di grave irresponsabilità, provocando un gravissimo nocumento al potere giudiziario della Stato italiano nel suo insieme.

Dalle summenzionate chat emergono fatti inqietanti, come Giudici che – risentiti – sottolineano il loro malumore in maniera a dir poco preoccupante: “Non è giusto Luca, il mio non è l’unico caso. Io ne so almeno altri tre. In Calabria funziona così !” Lo dice la PM Tommasina Cotroneo mentre era al telefono con Palamara (cfr atti istruttori Affaire Palamar)a. Un mondo di relazioni in cui tutto é di una gravità estrema.

Quanto emerge nel solo distretto giudiziario di Catanzaro, capoluogo della regione Calabria (che é il più esteso per numeri, territori e competenze), dà il quadro di quanto sia grave il problema della corrutela della Magistratura in Calabria ed in Italia. E serve anche a far luce su come funziona il “sistema” su tutto il territrio nazionale con l’alto rischio di: favori, mazzette ed addirittura di sentenze comprate, come affermano pentiti e testimoni.

Domitia Di Crocco (Latina)

Sono sicuramente aspetti che andranno approfonditi (e questo è compito del processo in corso) e per i quali andranno trovate opportune contromisure (e questo è compito del potere politico che speriamo possa aver presto una classe parlamentare e eletta e non più “nominata”).

Il pentito di  “ndrangheta Mantella, definisce questo sistema una vera e propria “congrega”.

Mantella se la prende anche con certi avvocati penalisti che “comprano” le sentenze a tanto al chilo per boss e colletti bianchi, nonché financo per giudici finiti nei guai. Colletti bianchi “filo-mafiosi” che andrebbero subito radiati dall’Ordine e processati.

Rocco Piergiogio Lo Duca (Cosenza)

Un sistema quello di Catanzaro che spiega emblematicamente il perché, tanti capiclan giá condannati, vengono assolti in appello con formula piena.>>

L’analisi di queste problematiche dovrà senz’altro essere approfondita, con l’analisi di altri aspetti che qui non possiamo oggi richiamare – anche per motivi di spazio – ma che ci ripromettiamo di riprendere nell’immediato futuro.

Di sicuro – a proposito dell’argomento di processi e sentenze aggiustate – possiamo registrare una condanna in primo grado del giudice Marco Petrini, ex Presidente della seconda sezione della Corte d’appello di Catanzaro ( e Capo della Commissione tributaria del circondario), che è stato appurato abbia incassato mazzette ed abbia “aggiustato” sentenze anche a favore di personaggi legati alle famiglie della ‘ndrangheta locale.

Si teme però che il caso Petrini è però solo la punta di un iceberg, fatto – purtroppo – di favori, amicizie, fratellanze, clientele, e corruzioni.