E’ mancata Donna Marella: per anni al fianco del grande Gianni Agnelli.

Il 4 maggio avrebbe compiuto 92 anni. Una vita dedicata all’arte, al design e alla fotografia e al marito Gianni Agnelli.

E’ mancata Donna Marella: per anni al fianco del grande Gianni Agnelli.

La componente più affascinante di Gianni Agnelli è stata Marella, sua moglie. The Last Swan , l’ultimo cigno, recita il titolo in inglese delle sue memorie, e le foto di Richard Avedon scattate negli anni Cinquanta lo spiegano benissimo, il lungo collo eburneo che sorregge un volto dolcemente enigmatico.

Racconta Truman Capote che qualcuno sosteneva esserci voluti «duemila anni di civiltà per dar vita a quel profilo», ma se la famiglia paterna di Marella faceva parte della migliore nobiltà partenopea, i Caracciolo di Melito, quella materna non era né latina né mediterranea, bensì americana, di Peoria, Illinois, i Clarke delle omonime distillerie di whisky. Il matrimonio mise insieme l’aristocrazia della prima e i tycoons della seconda, un classico novecentesco nella storia dei rapporti fra Vecchio continente e Nuovo mondo, dove l’uno abbondava di ormai anemico sangue blu e l’altro della ricchezza necessaria per ripulirlo e insieme ripulirsi.

Speculare rispetto agli Agnelli, in cui l’elemento nobiliare era materno, Virginia Beaumont del Monte, la madre di Gianni, «l’Avvocato» per antonomasia («mi chiami pure così, è un nome d’arte» recita una delle sue migliori battute), la dinastia Caracciolo-Clarke rimanda a un tipo d’Italia sintetizzabile nella risposta che Lavinia Borromeo, moglie di John Elkann, nipote e in pratica l’erede dell’Avvocato, diede anni fa in un’intervista: «“Ha amici poveri?”. “Intende persone che devono lavorare per mantenersi?”». Quando a vent’anni Marella decide di trasferirsi per un po’ a New York, i genitori acconsentono purché, racconta, «si trovi un lavoro per pagarsi il soggiorno». E lei farà la modella e poi l’assistente di Erwin Blumenfeld, il più famoso fotografo americano dell’epoca…

Il carisma di Marella sta invece in una diversità mai esibita, seducente nel suo essere distante, tanto quanto era invece sfuggente la figura carismatica di Gianni («gli occhi di marmo, il lungo e mansueto sorriso di rettile» secondo la definizione di Cesare Garboli, uno degli amanti della sorella Susanna).

Chissá quale giardino adesso curerà lassù Marella Agnelli, nata Caracciolo di Castagneto, morta all’età di 92 anni dopo una vita affollata di emozioni e di una famiglia amatissima e complicata come sono tutte le famiglie. È stata e rimarrà un’icona di stile, uno dei “Cigni” di Truman Capote, tra le donne più eleganti del mondo, capitata in una vita patinata che però non le ha risparmiato dolore. Come la morte dell’amatissimo figlio Edoardo ma anche le liti in famiglia dopo la morte del marito Gianni. Un’unione forte la loro, resistente ai forti scossoni della vita, sigillata il 19 novembre 1953 nel castello di Osthoffen a Strasburgo.

La riservatezza è stata una delle grandi forze di questa donna che ha sempre cercato di fare della sua condizione,sicuramente straordinaria, normalità. Il padre, Filippo Caracciolo di Castagneto, era un diplomatico, la madre, Margaret Clarke, era americana, nata a Peoria, nell’Illinois. Due fratelli amatissimi, Carlo Caracciolo, fondatore insieme a Eugenio Scalfari il gruppo editoriale L’Espresso-La Repubblica nel 1955 e Nicola Caracciolo, storico giornalista, autore televisivo.

 

Grande il suo amore per gli animali, per la natura e per i giardini di cui è diventata una delle più importanti esperte del mondo. Negli ultimi anni ad avere le sue cure à stato il giardino della sua casa di Aïn Kassimou, “l’occhio della fonte” in dialetto berbero, a Marrakech, dove ha vissuto gran parte del tempo. Una casa amatissima che ha segnato un cambiamento radicale della sua vita, costruita insieme all’architetto Gae Aulenti e all’arredatore e giardiniere Federico Forquet. «Sapevo che questo progetto mi avrebbe portato conforto», spiega Marella nel libro biografico e fotografico «Ho curato il mio giardino» (Adelphi) scritto insieme alla nipote Marella Caracciolo Chia. E adesso ci piace immaginarla ancora tra i fiori, lei, “l’ultimo Cigno”, come il titolo che l’editore americano ha dato al suo libro.

Il cordoglio di Torino
Il portavoce della sindaca, Mauro Gentile, ha diffuso una nota: «La Città di Torino esprime vicinanza alla famiglia Agnelli per la scomparsa della signora Marella. Nel ricordo di una figura che negli anni, per il nostro Paese e non solo, ha rivestito un ruolo importante nel mondo dell’arte e della cultura».

La vogliamo ricordare da Marrakech, dove passava la maggior parte del suo tempo, la bellissima casa di Aïn Kassimou, l’occhio della fonte, in origine la dimora del conte Tolstoj, a quasi novant’anni Marella Agnelli conserva l’enigmatico sorriso di quelle foto giovanili di Avedon. Ha visto tutto, compresa la fine della Fiat. All’Avvocato, se non altro è stata risparmiata, anche se era sufficientemente intelligente per rendersi conto che un’epoca si era comunque chiusa e per molti versi era sua la colpa.

di Antonio Gentile