Modalità di pagamento: tutto quello che sappiamo per ora sul reddito di cittadinanza.

Bancomat, card o app, Conte dice che quei soldi non possono essere cumulabili. Di Maio precisa che possono essere destinati solo a beni di prima necessità e affitto. La polemica tra Bongiorno e Piacentini e tutto ciò che c'è da sapere.

Modalità di pagamento: tutto quello che sappiamo per ora sul reddito di cittadinanza.

Fa discutere il nuovo reddito di cittadinanza e non solo per la cifra esatta dei fondi che vi verranno destinati, oggetto di un acceso confronto all’interno delle forze di governo. Definite le risorse, si dovrà decidere quali saranno le modalità di erogazione dei 780 euro mensili messi a disposizione dei cittadini dei ceti meno abbienti. E su questo ognuno dice la propria.

Certo è che la questione non è facile da risolvere, perché bisognerà coniugare varie necessità tra cui quella di poter disporre di un sistema affidabile e fruibile ma anche quella di rispettare la privacy e di fissare il limite alla tranciabilità dei pagamenti. È il team guidato da Diego Piacentini, che ora è in partenza (e a cui dovrebbe succedere Luca Attias, attualmente direttore generale dei sistemi informativi della Corte dei Conti), incaricato di valutare le diverse ipotesi e mentre si avvicina il varo della manovra, si intensifica il dibattito ed emergono vari punti di vista.

Di Maio spiega che il reddito sarà un bancomat per beni di prima necessità

Il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, aveva prima accennato alla possibilità di versare gli importi sulla tessera sanitaria munita di chip, e poi, in un’intervista a Fanpage, ha annunciato che il sussidio verrà erogato attraverso una card emessa in forma anonima: si tratterebbe di un semplice bancomat, sul quale non verrebbe riportata alcuna dicitura particolare. Ha detto Di Maio:

“Non sarà una social card. L’erogazione del reddito di cittadinanza che, come ho detto, è una misura a tempo perché poi devi accettare una proposta di lavoro, e se non l’accetti perdi il reddito. Verrà fatto su un bancomat normalissimo, ora vedremo quale tipo di bancomat sarà, cioè quale sarà il soggetto che ci fornisce questo bancomat.

 

“Ma non deve essere discriminatorio, cioè non deve essere una reddito di cittadinanza card, perché è una cosa che colpisce secondo me la dignità di chi spende quei soldi per spese di sopravvivenza, spese che devono servire prima di tutto per sfamare i propri figli, per dargli un tetto. Io voglio semplicemente una card elettronica che consenta di controllare le spese, che significa non le puoi spendere nel gioco d’azzardo e non i beni non di prima necessità”

E poi precisa il ministro: “Sta girando una notizia che chi ha una casa di proprietà non accederà al programma del reddito di cittadinanza è falso. Semplicemente facciamo una differenza tra chi non ha niente e chi ha una casa di proprietà. Il reddito è creato in modo tale che mentre ti formi e poi ti reinserisci nel lavoro, tu hai diritto a quelli che sono i beni di prima necessità, dare da mangiare ai tuoi figli e pagarti un affitto. È solo questo il principio. Quindi se c’è una casa di proprietà c’è il così detto affitto imputato, quindi avrai meno di reddito di cittadinanza. Adesso stiamo lavorando ai dettagli. Stiamo mettendo a punto tutto quello che servirà per far funzionare il reddito di cittadinanza”. E sul Corriere avverte: “Sei anni di carcere a chi imbroglia”.

 

Lo stesso Piacentini sembra confermare l’eventualità di un bancomat. Dal palco del Digital Summit di Ey a Capri, il manager ha rivelato infatti che si stanno “valutando alternative in base a quello che esiste” e di averne appunto parlato con lo stesso Di Maio.

Un annuncio che non è piaciuto agli esercenti già attivi sul territorio: il presidente Apsp (Associazione prestatori di servizi di pagamento) che comprende quelli maggiori da Sisal a Lottomatica a Postepay a Telepass a Mastercard, Massimo Pimpinella, ha ricordato che “in Italia godiamo già di una esistente ed efficiente rete di distribuzione di prossimità con cui i cittadini hanno familiarità e che si sono abituati ad usare. Ritengo che sarebbe più opportuno, quindi, sfruttare quanto già esistente e collaudato piuttosto che aggiungere criticità ad un progetto che già di per se complicato”.

Bongiorno dice che si stanno studiando le soluzioni tecnologiche adatte

Anche il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, è intervenuta su questo punto, assicurando che “sotto il profilo tecnologico si sta studiando per rendere agevole l’incontro tra domanda e offerta” ma che comunque nulla è stato ancora definito. Prima di prendere qualche decisione e perseguendo comunque l’obiettivo di compiere una svolta digitale al Paese, Pimpinella ha sottolineato come sia “necessaria la collaborazione dei diversi attori già presenti e il coinvolgimento delle associazioni di categoria che rappresentano le imprese che forniscono i servizi ai cittadini. La digitalizzazione deve essere il cuore pulsante del futuro sviluppo del nostro Paese”.

Sia come sia il reddito di cittadinanza, ha assicurato il premier Giuseppe Conte in un’intervista alla Stampa, vedrà la luce a marzo prossimo e la filosofia di base sarà che verrà aiutato il ceto medio, chiarendo che “se in un mese non vengono spesi tutti, il mese successivo si riparte comunque da 780 euro. L’obiettivo è spingere le persone a comprare ciò che è necessario rimettendo in moto l’economia locale”, ha detto il premier.

Ad ogni modo, Piacentini si chiama fuori dal dibattito: “Il team di trasformazione digitale sta collaborando su soluzioni tecnologiche di alcuni aspetti del reddito di cittadinanza”. In altri termini, “i contenuti e le regole non sono certamente gestite dal Team digitale”. Molte le ipotesi sul campo, tra cui anche quella di fornire un cosiddetto “Pin di cittadinanza” che farebbe capo ad un fondo apposito, e che spetterebbe a chi ne ha diritto.

Ma dal punto di vista tecnico non è facile trovare una quadra perché, come ha ricordato lo stesso Piacentini, bisogna tener conto di quattro campi d’azione, e cioè l’identificazione degli aventi diritto, la distribuzione dei soldi, il controllo della spesa e la valutazione della policy cioè “sapere a posteriori se la misura ha funzionato”. Last but not least, va considerato anche l’aspetto della sicurezza e della privacy, ed è soprattutto su questo terreno delicato che si stanno muovendo gli esperti.

Il reddito di cittadinanza si incrocia con il tema più vasto della digitalizzazione della p.a. per la quale l’Italia è ancora indietro. L’Agid, l’Agenzia per il digitale, “non può diventare l’ennesimo carrozzone di Stato” e comunque la tecnologia “non può essere gestita stando a Palazzo Chigi”: su questo punto, ha insistito più volte Piacentini. E la Bongiorno si è dichiarata apertamente in disaccordo con lui. Per il manager “nemmeno Steve Jobs” risolverebbe i suoi problemi di operatività, mentre il ministro, forte anche della nuova nomina di Teresa Alvaro a direttore della struttura (“un’eccellenza”), è del parere che invece sia “destinata a crescere”.

Piacentini sostiene che dopo il lavoro svolto, la trasformazione digitale della P.a. si trova all’anno “uno”, la Bongiorno ribatte che invece siamo all’anno “zero” e che bisogna operare “come se venisse inserito un cuore nuovo”. Una posizione che piace a Pimpinella, il quale invita a considerare il fatto che “per riuscire in questo intento, è necessaria la collaborazione dei diversi attori già presenti e il coinvolgimento delle associazioni di categoria che rappresentano le imprese che forniscono i servizi ai cittadini. La digitalizzazione deve essere il cuore pulsante del futuro sviluppo del nostro Paese”. Anzi, la sua proposta è più forte: “Auspico che il Team dell’Agenda venga inglobato nell’Agid: sono una squadra di venti persone che possono costituire la forza propulsiva e vincente di questa nuova realtà”.

dal web di Antonio Gentile