Manovra di bilancio 2018/2019: perche’ non si tratta di una manovra ben strutturata.

Manovra di bilancio 2018/2019: perche’ non si tratta di una manovra ben strutturata.
di RODOLFO CONCORDIA * Democrazia Cristiana di Roma Capitale *
www.ilpopolo.news * www.democraziacrianaonline.it *
* PROSEGUE LA RIFLESSIONE SULLA MANOVRA DI BILANCIO ELABORATA DALLA ATTUALE MAGGIORANZA DI GOVERNO GIALLO/VERDE.
* PERCHE’ NON SI TRATTA DI UNA MANOVRA ECONOMICA BEN STRUTTURATA.
Cerchiamo dunque di spiegare il perchè la manovra di bilancio 2018/2019 è una manova mal strutturata.
Una manovra così strutturata, non è certo una manovra espansiva e difficilmente, produrrà un processo di maggiore crescita, con un allargamento della base produttiva e di quella occupazionale.
Infatti i 20 miliardi di spesa previsti sono così ripartiti:
9 mld per Reddito di Cittadinanza;
1 mld per i Centri di Impiego;
7 mld per la “quota 100” di Pensione;
1 mld per l’assunzione di nuovi Poliziotti;
2 mld per la Flat Tax;
1,5 mld per i truffati dalle Banche;
3,5 mld per Nuovi Investimenti Pubblici Aggiuntivi.
Il costo complessivo della Manovra risulta essere di 25 mld, a cui vanno aggiunti i 12 mld per disinnescare l’aumento dell’ IVA.
In sostanza, l’aumento del Debito da 1,8 a 2,4 sarà completamente assorbito dal disinnesco dell’aumento dell’IVA.
Pertanto, il finanziamento della Manovra di 23 mld, dovrà essere coperto da Tagli di Spesa e da Maggiori Entrate, altrimenti, come sempre, provocherà un aumento di
Spesa Pubblica e quindi di Spesa Corrente da finanziare attraverso il Mercato.
Tra l’altro, nella Nota Aggiuntiva al DEF, si parla di Tagli di Spesa, intorno al 0,2 % del PIL ( circa 3,5 a mld); mentre abbondano gli interventi per avere un Maggior Gettito Fiscale, fra cui: Taglio regimi fiscali agevolati, condoni e sanatorie chiamate “Pace Fiscale”, inasprimento delle Tasse alle Banche ed alle Assicurazioni, che a loro volta, riverseranno sul cliente, tali aumenti.
E – non non certo irrilevante – renderanno più difficile l’erogazione dei Prestiti a Famiglie ed Imprese, nuocendo alla Crescita stessa ed allo Sviluppo.
A fronte di questi dati, se volete anche aridi, risulta evidente la difficoltà di ottenere per il 2019, un aumento di PIL, al 1,5 % come il Governo prevede.
Ma il vero tallone di Achille di questa Manovra di Bilancio, sono le risorse infime concesse agli Investimenti Pubblici Aggiuntivi che – come è noto – sono il motore indispensabile, alla creazione di una fase espansiva e di crescita del PIL.
La scelta di destinare SOLO lo 0,2-0,3 % del PIL agli Investimenti Pubblici Aggiuntivi (circa 5 Mld) rende, oggettivamente, poco credibile, l’obiettivo di innalzare il PIL tendenziale Italiano, dall’attuale 0,9 al 1,5 % ,indicata dal Governo.
Così come risulta azzardato – e francamente fuori luogo – ipotizzare che si possa
realizzare una crescita degli investimenti pari al 2,3 % sul PIL nel 2019.
In sostanza, la manovra, avendo scelto di realizzare il Reddito di Cittadinanza ed i Prepensionamenti, che non rappresentano certo un investimento per la Crescita, anche se potranno generare un piccolo aumento della possibilità di spesa delle famiglie, produrrà un monte di miliardi di spesa aggiuntiva che aumenteranno la spesa corrente.
Contestualmente, non solo non si sono aumentati gli investimenti Pubblici, ma si sono fatte decadere le scelte dei precedenti governi, finalizzate ad una ripresa degli investimenti, attraverso leggi come Super Ammortamento ed Iper Ammortamento, come la legge Sabatini ed il potenziamento delle agevolazioni per le Aziende che investivano in Ricerca e Sviluppo.
Esse, fra l’altro, per consentire alle Aziende di programmare detti investimenti, avevano semmai la necessità di superare la provvisorietà ed il rinnovo annuale e tramutarsi in Agevolazioni alle Aziende strutturali e permanenti.
Tutto ciò, non potrà essere ignorato da Agenzie di Rating e dal Mercato, soprattutto quando gli si chiede di acquistare Titoli di Stato Italiano, per supportare il nuovo aumento della Spesa Corrente.
Il rischio oggettivo che il Paese corre è che lo SPREAD si IMPENNI e che le Agenzie di Rating decretino il DOWNGRADING dei nostri Titoli di Stato.
Prego, il Signore, che ciò non accada, altrimenti, ci ritroveremo alla situazione del 2011.
di RODOLFO CONCORDIA * Democrazia Cristiana di Roma Capitale *