L’Euro compie 20 anni: è la moneta più stabile che sia mai stata creata

L'euro ha compiuto 20 anni e rappresenta il simbolo più concreto e tangibile dell'integrazione europea, sulla quale ha impartito una accelerazione che ovviamente è stata più marcata tra i Paesi che vi hanno aderito e che oggi ammontano a 19, sui 27 Stati dell'Unione Europa (28 contando la Gran Bretagna).

L’Euro compie 20 anni: è la moneta più stabile che sia mai stata creata

La valuta unica è stata introdotta nel gennaio del 1999, ma la sua genesi parte molto più indietro.

E’ una tappa cruciale nella costruzione dell’Unione europea, nata come comunità europea nel 1957, che venne fissata nel 1988 con l’accordo sulla progressiva realizzazione dell’Unione economica e monetaria. Nel 1991 gli Stati membri hanno approvato il trattato sull’Unione europea, il trattato di Maastricht, proiettandosi verso la nuova moneta. I successivi 20 anni sono stati un difficile banco di prova, che hanno visto l’euro mantenere una dinamica sostanzialmente stabile nel contesto globale nonostante una crisi dalla quale secondo il presidente della Bce, Mario Draghi l’Unione monetaria è uscita più forte di prima.

“UNA ANCORA DI STABILITA” La stabilità, elemento essenziale in uno strumento di scambio di valore, è il primo dei vantaggi annoverati dai sostenitori dell’euro. A testimoniarla ci sono due aspetti chiave: i cambi dell’euro rispetto al dollaro, la principale valuta internazionale, e l’inflazione media nell’area. L’euro è partito leggermente al di sopra del dollaro, attorno a quota 1,17 (non lontano dai livelli attuali). A metà 1999 finì sotto la soglia simbolica della parità e vi rimase per i successivi 4 anni, senza però mai finire sotto quota 0,8 dollari. Poi la risalita e una una fase di fluttuazioni blande tra 1,1 e 1,4 dollari, fino alla crisi globale successivamente alla quale le fluttuazioni risultarono più accentuate Ma anche nelle fasi più acute della successiva crisi dei debiti pubblici dei Paesi aderenti l’euro non è mai sceso sotto 1 dollaro.

“INFLAZIONE SOTTO CONTROLLO” Anche sul versante dell’inflazione le performance dell’euro, e della politica monetaria della Bce, sono abbastanza evidenti. O almeno nella fase di “normalità”: tra 1999 e 2007 le variazioni della crescita dei prezzi al consumo sono state piuttosto marginali, tra l’1 per cento e il 2,5 per cento. E’ nella fase successiva, quella prima della crisi globale e poi dei debiti nell’area euro che si sono viste altalene, tra il 4 per cento di metà 2008 e i valori negativi della recessione globale del 2009 e poi del 2015, quando si rischiò la deflazione dopo i crolli del petrolio. Oggi l’inflazione di Eurolandia è tornata a valori normali, attorno al 2%. “PIÙ INVESTIMENTI” Ovviamente gli aspetti positivi vanno ben oltre. Dalla stessa stabilità derivano altri benefici. Dato che aiuta l’economia consentendo a governo e imprese di pianificare in maniera più credibile il futuro: in questo modo è un presupposto di investimenti e crescita, che per i cittadini si traducono in maggiori opportunità di lavoro e reddito. “MAGGIORI POSSIBILITÀ’ DI SCELTA” Stabilendo un metro di misura comune tra i vari paesi aderenti, l’euro ha ampliato le possibilità di scelta per consumatori e imprese.

Creando al tempo stesso un meccanismo virtuoso di paragone immediato, in cui possono risaltare valori fuori scala in un determinato Stato o regione. “INTEGRAZIONE SUI MERCATI E PIÙ’ VIGILANZA” Al tempo stesso l’Unione valutaria consente di ottenere mercati finanziari più integrati, stabilendo standard di vigilanza comuni a beneficio di investitori e consumatori. “MAGGIORE PESO INTERNAZIONALE” L’euro, con un peso specifico enormemente superiore a quello dei singoli paesi, consente una maggiore rilevanza dell’Ue e delle sue istituzioni nell’economia mondiale. “MENO COSTI” Rimuovendo l’obbligo di cambiare le valute nelle operazioni transfrontaliere l’euro ha rimosso costi aggiuntivi assieme al rischio di cambio e elementi di opacità. Effettuare attività di impresa nell’Unione valutaria diventa più conveniente e meno aleatorio. Il turismo è più agevole e la trasparenza sui prezzi è enormemente maggiore. “CAPITALI DALL’ESTERO” La mole complessiva di Eurolandia, combinata alla stabilità monetaria e all’integrazione crea un insieme di fattori attraenti per investitori e Paesi terzi, favorendo scambi commerciali e investimenti. La gestione prudente rende l’euro una valuta di riserva attraente. “RESISTENZA A SHOCK E CRISI” Uno spazio economico ampio, stabile e integrato dispone di una intrinseca maggiore resistenza a improvvisi sviluppi negativi esterni avversi, che in precedenza con le valute nazionali potevano innescare conseguenze molto più gravi.

Quanto ci costerebbe uscire dall’euro? 
Fingiamo che non esistano i costi per ristampare la Lira. Primo, perderemmo l’accesso al mercato unico: il principale sbocco delle nostre esportazioni e la prima fonte dei prodotti che importiamo. Poi, durante il negoziato, sarebbe difficile rinnovare i nostri titoli di Stato. Chi presterebbe soldi all’Italia sapendo che l’anno successivo esce dall’euro senza conoscere il risultato della trattativa? Chiunque comprasse btp pretenderebbe tassi di interesse altissimi per accettare il rischio. Lo Stato non riuscirebbe nemmeno a piazzare i titoli a scadenza lunga. Perché finché gli investitori hanno la certezza che sei nell’area euro possono comprare un bot annuale sapendo di ricevere il pagamento in euro. Ma io non presterei soldi per btp a 10 anni non sapendo con che moneta l’Italia me lo restituirà. Chi mi garantisce che l’Italia con la sua sovranità non me li ridia con una lira svalutata al 30 o 50%?

Su una cosa in effetti Juncker aveva ragione. La moneta unica ha effettivamente compiuto vent’anni questa settimana. Fu lanciata il 1° gennaio del 1999, almeno per le transazioni finanziarie, mentre il contante è entrato in circolazione più tardi. Junker ha avuto ragione anche sul fatto che l’euro ha portato conseguenze significative. Il problema è che queste conseguenze non hanno molto a che vedere con “l’unità” né la “stabilità”, né tanto meno con la “prosperità”. In realtà l’euro è riuscito a centrare quattro obiettivi che la maggior parte degli economisti mainstream avrebbero considerato praticamente impossibili. L’inizio del terzo decennio dell’euro è un buon momento per fare una pausa di riflessione ed elencarli.

Per prima cosa, abbiamo visto la peggiore depressione che sia mai stata registrata. È vero, forse ci sono state battute d’arresto più gravi nel corso della storia, ad esempio la peste nera. Ma da quando si è iniziato a registrare le statistiche economiche in modo attendibile, la peggiore depressione economica che sia mai stata osservata è stata quella della Grecia nell’ultimo decennio. Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale pubblicati nel 2018, la Grecia ha avuto una caduta nella produzione più grave di quella degli Stati Uniti durante la Grande Depressione degli anni 30, e più lunga di quest’ultima. Considerato l’avanzamento delle conoscenze macro-economiche da allora ad adesso, e la maggiore comprensione del ruolo della gestione della moneta e della domanda aggregata, quello che abbiamo visto in Grecia è un risultato davvero sbalorditivo.

Secondo punto, l’euro ha creato la prima economia “post-crescita” del mondo.

I Verdi continuano a dirci che dovremo svezzarci dalla nostra dipendenza, così infantile e distruttiva per il pianeta, dalla crescita economica. Quindi forse l’euro è stato tutto un ingegnoso complotto ambientalista. Perché? Perché l’Italia è diventata la prima grande economia sviluppata a giungere a una condizione di “post crescita”, con un’economia che al momento presente è inferiore a quella del momento in cui, due decenni fa, la lira fu sostituita con l’euro. Certo, molti italiani non sono molto contenti di questo risultato. Ma bisognava pure che il processo di espansione iniziato con la rivoluzione industriale giungesse a una fine, no?

Inoltre, abbiamo assistito ai più grandi squilibri del mondo. La Cina è una macchina da esportazione, ha i fondi di investimento più sfrenati, e le banche centrali che stampano moneta sono generalmente riconosciute come le principali fonti di instabilità finanziaria nel mondo. Ma il surplus commerciale tedesco, a oltre l’otto percento del PIL nazionale all’anno, conseguenza del fatto che l’euro è [per la Germania, NdT] una moneta perennemente svalutata, è il più grande squilibrio che il mondo abbia mai visto. Il risultato? Ogni anno più di 300 miliardi di dollari devono essere riciclati dal sistema bancario per tenere in piedi l’euro, creando in questo modo un’immensa montagna di debiti e crediti. Si tratta della maggiore faglia attualmente presente nel sistema finanziario globale.

 

Da ultimo, le banche distrutte. Potreste forse credere che la più forte economia dell’eurozona abbia delle banche solide. Ripensateci. Le azioni della Deutsche Bank sono crollate del 90 per cento nel corso dell’ultimo decennio, e appena prima di Natale la banca ha dovuto negare di avere bisogno di un salvataggio (che è l’equivalente bancario di professare “una fiducia indiscussa nel manager” da parte di una squadra di calcio). Nel frattempo le banche italiane si trascinano di crisi in crisi, così come quelle greche, mentre una moneta costruita solo a metà distrugge i profitti di un’industria che dovrebbe essere una delle fondamenta di un’economia prospera.

La verità è che l’euro è la moneta più disfunzionale che sia mai stata creata: il gold standard degli anni ’30, ma ancora peggio. Con un mix tossico di depressione, crescita stagnante, caos finanziario e disoccupazione di massa, il suo unico vero risultato è stato quello di cancellare un’intera generazione di progresso economico. Jean-Claude Juncker potrà anche avere voglia di brindare, ma è difficile che altri abbiano voglia di unirsi a lui.

Dal web di Antonio Gentile, Vice Direttore del giornale on line il Popolo della Democrazia Crisstiana.

www.ilpopolo.news