LE SPOSE BAMBINE.

LE SPOSE BAMBINE.
Natascia Pizzutti (Manzano/UD)

A cura di Ins. Natascia Pizzutti (Manzano/UD)

natascia.pizzutti@dconline.info * cell. 349-3502954 *

Segretario regionale Dip. Cultura- Scuola – Pubblica Istruzione della Democrazia Cristiana del Friuli Venezia Giulia

Componente la Direzione nazionale della Democrazia Cristiana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< LE SPOSE BAMBINE >

La vita è il dono  più prezioso che i nostri genitori ci danno: quello di metterci al mondo al fine di diventare creature integranti con la società, nella libertà del fare, dell’essere e del pensare.

Esiste ancora oggi purtroppo, in molti  Paesi del mondo, la violazione dei diritti deturpati  da soprusi che si ripercuotono quotidianamente sulle bambine, vendute, a causa di estrema povertà dal padre che, ancora in tenerissima età, sono costrette a sposare un uomo che le  asservisce del loro corpicino e della loro libertà.

Partendo dal lontano Egitto, anche se le donne godevano di una certa autonomia scegliendo liberamente del proprio corpo, già a 14 anni una ragazzina era considerata grande per sposarsi e avere figli.

Nel mondo greco, dove le donne venivano considerate esseri inferiori, considerate ammaliatrici e creature terribili, venivano relegate all’interno delle mura domestiche , eccezione fatta per feste religiose, matrimoni o funerali.

A Creta l’età minima dei matrimoni era di appena 12 anni mentre ad Atene oscillava tra i 14 e i 20 circa.

Filosofi quali Platone e Aristotele erano convinti che l’accoppiamento tra corpi troppo giovani potesse causare la morte per parto delle donne e danneggiare la salute del neonato. 0

Anche gli abitanti di Sparta, popolo che accordava estrema importanza alla forza fisica, ritenevano che l’età della donna per sposarsi fosse tra i 18-20 anni.

A Roma i matrimoni, sempre per deficienze economiche, venivano pattuiti alla tenera età di 12 anni o, nella peggiore delle ipotesi, tra i 10-11 anni. Quello che le donne pensavano in merito non veniva considerato: il matrimonio sanciva il passaggio della bambina dalla potestà del padre a quella del marito.

E nonostante oggi le cose siano cambiate, se in una parte dell’ emisfero gli stereotipi sono stati superati ma non ancora demoliti, sono tantissime, soprattutto nei cosiddetti Paesi meno sviluppati e progrediti, come il Ciad, la Somalia, l’Afghanistan,l’india, la Siria, le bambine costrette a matrimoni precoci, in tarda infanzia e precoce pre-adolescenza.

Da recente raccolta dati da associazioni quali “Save the Children”, “Amnesty International”, “Terres de Hommes”,  ogni anno 15 milioni di matrimoni vedono come protagoniste le spose bambine, ogni 7 secondi , da qualche parte del mondo.

Mentre nell’Occidente civilizzato una bambina legge un libro, altrove una sua coetanea si sposa con un uomo molto più adulto di lei.

Queste creature si vedono costrette a subire ogni tipo di abuso, a mettere al mondo neonati predisposti a disturbi cognitivi, ritardi e malnutrizione.

C’è un filo rosso che non sembra volersi spezzare, quello che lega il destino delle spose di ieri e quelle di oggi. Ci sono secoli di violenza, si vive il procrastinarsi della negazione del diritto alla vita, il diritto ad essere bambine, il diritto al gioco, il diritto alla libertà, all’amore e all’essere amate.

Se da un lato la storia ci dovrebbe insegnare che certe atrocità non si dovrebbero più ripetersi, dall’altro nulla è cambiato.

Cosa potrebbe fare una bambina occidentale per aiutare una sposa bambina? Apparentemente nulla, ma di fatto molto.

La conoscenza tra passato e presente, proposto alle bambine ma anche ai maschietti, potrebbe far maturare una consapevolezza che un giorno potrà aiutarli a migliorare il proprio e l’altrui destino.

Noi adulti dei Paesi Occidentali civilizzati, cosa facciamo concretamente per cercare di apportare un granello di miglioria in tutto questo ?

Perché si continuano a finanziare armi potenti e deflagranti, a focalizzarci sull’essere e non sul proporre, sul fare concretamente, non dico per porre fine a queste barbarie (purtroppo è un’utopia), ma pensare di discutere democraticamente, facendo pensieri propositivi, finalizzati nel contribuire, con una goccia d’acqua, a riempire la bottiglia.

Per farlo servirebbero unione, pensieri propositivi, costruttivi, finalizzati all’azione, perché una bambina non sposata, salvata dalle violenze, significherebbe l’aver salvato una vita innocente.

 

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Gabriella Fardella
1 anno fa

“Piaga” alla quale forse a pochi interessa porre fine.
Sicuramente difficile da affrontare ma non da sottovalutare.
I bambini vanno protetti e tutelati in tutto il mondo!