L’agire da cristiani nella sfera politica deve essere approfondito dal cammino sinodale della Chiesa italiana.

L’agire da cristiani nella sfera politica deve essere approfondito dal cammino sinodale della Chiesa italiana.
Fernando Ciarrocchi (Ascoli Piceno)

A cura di Dott. Fernando Ciarrocchi 

di Monteprandone (in provincia di Ascoli Piceno)

fernando.ciarrocchi@dconline.info * cell. 347-2577651 *

Editorialista de “IL POPOLO” della Democrazia Cristiana

< L’agire da cristiani nella sfera politica deve essere approfondito dal cammino sinodale della Chiesa italiana >.

Abbiamo raggiunto l’Arch. Giancarlo Grano, noto urbanista, già dirigente del Comune di Potenza, che ha subito accettato di buon grado di scambiare alcune idee con il nostro quotidiano.

Arch. Giancarlo Grano

L’Ach. Giancarlo Grano ha senz’altro un curriculum di tutto rispetto.

Da sempre impegnato nell’Azione Cattolica e con dedizione si spende tuttora per la formazione all’impegno sociale e politico dei giovani.

Tra i vari incarchi da lui ricoperti ricordiamo che dal 1995 al 2000 è stato Consigliere regionale in regione Basilicata e capogruppo dell’allora Partito Popolare Italiano.

Ha ricoperto inoltre il ruolo di Presidente della Consulta delle aggregazioni laicali di Potenza.

A tal proposito abbiamo rivolto all’arch. Grano alcune domande inerente il rapporto tra  l’appena iniziato percorso sinodale e l’agire da cristiani nella sfera politica.

D) Le innumerevoli criticità del nostro paese e la caotica situazione politica stigmatizzano ulteriormente l’assenza dei cattolici nell’agire politico?

Papa Francesco

R) La grave situazione internazionale agitata da minacciosi venti di guerra; la manifesta fragilità della coesione sociale nel nostro Paese; i tentativi di imporre nuove visioni antropologiche, insieme al venir meno delle idealità e delle formazioni politiche del secolo scorso, mettono in particolare evidenza l’assenza dei cattolici dal discorso pubblico.

Mons. Pietro Parolin

Sempre più si avverte l’urgenza di un loro “ritorno alla politica”; urgenza che il Papa ha più volte caldeggiato, e che di recente, con lucidità, ha rilanciato anche il cardinal Parolin.

C’è bisogno di tornare ad un impegno che non poggi sulla nostalgia dei tempi andati oppure sulla voglia di rivalsa, né si fermi solo sulla semplice disponibilità alla supplenza, ma che prenda le mosse dalla stessa fede cristiana.

Una fede che impegna e obbliga “strutturalmente” a prendere posizione.

  Se infatti il Figlio di Dio è entrato nella storia, chi vuole dirsi suo seguace non può, a sua volta, sfuggire alla storia e all’impegno per il Bene Comune, per la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato.

D) Il Prof. Giorgio La Pira, il Sindaco Santo per antonomasia, ebbe a dire “Il cristiano ha il dovere di sapere leggere insieme la Bibbia e il giornale”: dunque, una feda a metà a poco serve?

R) A nulla serve una fede “dimezzata” che si arresta proprio là dove iniziano i problemi; a nulla serve una fede rinunciataria, incapace di manifestare la sua vitalità in ambito socio-politico, dove si giocano i destini del mondo.

San Paolo VI e Giorgio La Pira

Un cristiano che voglia incentrare la sua vita sulla Parola e sull’Eucarestia deve essere fedele a Dio e leale verso il mondo, coniugando la fedeltà al Vangelo con il rispetto dovuto alla forma democratica e alla Costituzione.

Giorgio La Pira, definito  con espressione felice il Sindaco “Santo”, sosteneva giustamente che il cristiano ha il dovere di leggere insieme la Bibbia e il giornale.

In questo impegno la Dottrina Sociale della Chiesa, elaborata a partire dalla “Rerum novarum” del 1891, fino ai giorni nostri, acquista dunque una luce nuova.

Essa non è una ideologia fra le altre, ma una preziosa sistematizzazione di cognizioni sapientemente sedimentatesi nel duro confronto con la realtà; non un complesso di princìpi astratti, ma un appello pressante per le coscienze cristiane; non un discorso generale, ma un preciso vincolo all’azione politica.

D) In tutto ciò, dunque, la Dottrina sociale della Chiesa è da sempre l’asse portante?

R) La Dottrina Sociale è un patrimonio che chiede di essere assunto in maniera integrale: dal primato della persona, ai principi di solidarietà, sussidiarietà e partecipazione, passando attraverso la destinazione universale dei beni, la funzione sociale della proprietà e la scelta preferenziale per i poveri.

Nella Dottrina Sociale “tutto si tiene”, come la stessa fede cristiana di cui essa è emanazione. In altri termini valorizzarne solo una parte ed oscurarne altre significa mutilarla, vanificarla e contraddire la stessa sua unica e indivisibile fonte ispiratrice: la Parola di Dio.

L’esempio della bussola mi pare illuminante.

Chi volesse raggiungere con sicurezza una data meta dovrà necessariamente seguirne l’indicazione. Infatti basterebbe discostarsi anche di pochi gradi dalla direzione indicata dall’ago magnetico per ritrovarsi ben presto molto lontani rispetto all’obiettivo prefissato.

D) I cristiani che scelgono di impegnarsi in politica nella Dottrina Sociale della Chiesa oltre a avere i contenuti imprescindibili trovano anche lo sprone per la formazione di una nuova classe dirigente?

San Tommaso Moro

R) Spetta dunque ai cristiani raccogliere questa sfida integralmente e con il realismo di San Tommaso Moro, che rivolgendosi a Dio, pregava: “di avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, di avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, di avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.

Ma se la Dottrina Sociale offre i “contenuti” da perseguire in politica, resta del tutto aperta la questione dei “contenitori” necessari per trasformare la grande energia sociale dei cristiani in forma efficace e pubblica. 

Come tradurre, in altri termini, i valori cari ai cristiani, oggi ignorati o mortificati dalle varie agenzie politiche?

Quali forme di impegno politico-sociale saranno utili e possibili?

Condizione necessaria, ma non sufficiente, è quella di formare nuove personalità politiche credibili per coerenza, stile e scelte di vita; tuttavia questo impegno formativo da solo non basta, perché la politica non è un’esperienza individuale da portare aventi in solitudine, ma una grande avventura collettiva.

D) Nonostante tutto il mondo cattolico è riuscito a dare qualche segnale di unità?

Il Dott. Gandolfini al “Family Day” a Roma

R) Negli ultimi tempi il mondo cattolico ha tentato di farsi presente in maniera unitaria attraverso grandi manifestazioni pubbliche (del tipo “Family day) oppure mediante forme di pressione sui partiti di governo (come quelle esercitate dal “Forum delle Famiglie”).

E non mancano inoltre tentativi di dar vita o di proseguire l’impegno di partiti di esplicita ispirazione cristiana.

Dirà il tempo se e come questi tentativi avranno vita e futuro.

In ogni caso bisogna sfuggire la tentazione del “liberi tutti”, perché non tutte le scelte possibili sono conciliabili con la concezione cristiana della vita; occorre coltivare l’esercizio di una consapevole intelligenza collettiva.

D) A proposito della tentazione del “liberi tutti “, dell’arcinota diaspora, sempre dietro l’angolo, potrebbe aiutarci il lucido e più che attuale pensiero di Don Luigi Sturzo?

Don Luigi Sturzo

R) Don Luigi Sturzo sostiene a proposito della diaspora: ”La mia esperienza mi ha sempre provato che i cattolici che entrano in partiti laici, strettamente politici, non solo perdono il senso dell’apostolato sociale che si trova in quelli di ispirazione cristiana, ma s’attaccano troppo agli aspetti utilitari e materiali della politica, così diventano spesso una minoranza isolata e senza influenza in mezzo a una maggioranza troppo materialista e realista”.

Allo stesso tempo Sturzo riconosce che “i partiti di ispirazione cristiana, pur costituiti con un nobile programma e con la volontà di servire il loro Paese, corrono il rischio di diventare una consorteria e a poco a poco ispirarsi ad uno spirito partigiano, né più né meno di qualsiasi altro gruppo umano”.

A tal proposito egli avverte che da un simile partito “bisogna uscirne appena ci si accorge di esserne prigionieri, perché bisogna che i cattolici mettano gli interessi della nazione al di sopra di quelli del partito! ”

D) Il Sinodo può essere un’occasione che riprendere la questione dell’impegno politico dei cattolici?

R) La questione è del tutto aperta e sarebbe grave ignorarla nel corso del cammino sinodale promosso da Papa Francesco (un cammino che per cinque anni impegnerà tutta la Chiesa, dal livello parrocchiale, diocesano, nazionale e mondiale).

Il Sinodo deve essere anche l’occasione per rimettere al centro la questione della partecipazione soggetto sociale cattolico alla vita sociale e politica, anche al fine di scongiurare la “china scivolosa” di una frammentazione che rischierebbe di travolgere anche la stessa unità ecclesiale e culturale del Popolo di Dio.

 

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Antonio Durante
2 anni fa

È positivo il mio umile parere. Ma accogliere la parola di Dio nel fare politica, manifestandola secondo il proprio sentire è arduo nella attuale società ispirata al vivere materialista. Ma bisogna tentare e sforzarsi. Non avrei adottato il vecchio simbolo della Democrazia Cristiana perché quel simbolo ricorda, sia pure in parte, una eterogenea e triste fase politica italiana.