LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI ?

LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI ?
Avv. Claudia Blandamura (Milano)

A cura di  Avv. Claudia Blandamura (Milano)

claudia.blandamura@dconline.info

Segretario provinciale del Dipartimento < Legalità e Giustizia > della Democrazia Cristiana per Milano e provincia.

            < LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI ? >

“La Legge è uguale per tutti”: questa la frase che troneggia ovunque nelle aule di Giustizia italiane.

Ma se a questa frase si aggiungesse un ideale punto interrogativo, si è sicuri di poter oggi affermare che la Legge è effettivamente uguale per tutti?

Perché molteplici sono le implicazioni che sottostanno a tale affermazione di grande forza sociale, morale e filosofica.

Infatti affermare che “La Legge è uguale per tutti” non significa unicamente riconoscere che il giudizio del reo deve essere oggettivo e prescindere da implicazioni di carattere personale del soggetto giudicato (quindi prescindere da stato sociale, stato razziale ecc. ecc.) ma significa anche – se non soprattutto a parere di chi scrive – garantire un accesso uguale per tutti alla Giustizia, oltre alla possibilità di poter usufruire dell’apparato Giustizia nello stesso modo in
qualunque parte dello Stato tale apparato eserciti la sua funzione e debba dunque servire (nel senso più aulico del termine) a chi ne ha il diritto di usufruirne.

Considerato quindi quanto predetto, si è sicuri di poter affermare che oggi in Italia la Legge è uguale per tutti?

Da anni si assiste all’incremento dei costi di Giustizia, di quei costi di cui sostanzialmente il soggetto fruitore deve farsi inizialmente carico per attivare la macchina giudiziaria nel caso in cui voglia ottenere una personale tutela.

Non è dunque difficile comprendere che l’innalzamento dei costi di accesso alla Giustizia, crei un automatico sbarramento alla fruizione della medesima da parte di soggetti che non possono effettivamente permettersi di affrontare una vicenda giudiziaria.

La risposta a tale affermazione potrebbe essere: esiste l’istituto del c.d. Gratuito Patrocinio che a determinate condizioni permette ai cittadini meno abbienti di introdurre azioni legali con costi a carico dello Stato.

Peccato però che il Gratuito Patrocinio non risolva effettivamente molti problemi

Infatti se un soggetto non rientra nei limiti reddituali che possano consentirgli la tutela giudiziaria gratuita, ciò non significa in automatico che sia nelle condizioni economiche di affrontare un processo nel suo iter complessivo.

Esiste infatti una zona bianca all’interno della quale molti soggetti titolari di condizioni economiche che eccedono il limite utile per il patrocinio gratuito, non possono però permettersi una lunga esperienza processuale come -purtroppo- è spesso quella italiana.

E ci si collega a questo punto ad un altro cardine del problema Giustizia: quello della lunghezza dei processi.

Questo problema attanaglia da tempo i pensatori del settore che più volte hanno cercato una soluzione ad oggi ancora non raggiunta.

Ça va sans dire che un processo lungo si traduce necessariamente in un processo più costoso e quindi in un processo consentito ai pochi.

Ma anche a questo assunto si potrebbe obiettare richiamando alcune modifiche spacciate per “accelerative” del processo, quali – ad esempio – i procedimenti cosiddetti  A.D.R. (Alternative Dispute Resolution) introdotti anni fa sull’esempio anglosassone.

Molto in merito ci sarebbe da commentare, chi scrive si limita ad osservare che ove tali tecniche alternative al processo non vengano munite di forza cogente, restano fine a se stesse e – per assurdo – rappresentano un ulteriore balzello che aggrava l’accesso alla Giustizia.

Analizzare poi i vari tentativi di riforma dei processi che nel corso degli anni si sono tutti avvicendati nell’idea pubblicitaria di ridurre i tempi della Giustizia, ma nella conclusione pratica di essere il più delle volte inutili e farraginosi, ci porterebbe in questa sede molto lontano.

Questo è infatti un tema che richiede un approfondimento tecnico analitico non di pronta soluzione.

Acclarato come dato certo corrente lo scenario sopra delineato, uno sguardo ulteriore che richiede attenzione è quello delle condizioni in cui versano gli Uffici Giudiziari e di quanto poco da decenni ormai si dedichi della spesa pubblica alla c.d. “macchina della Giustizia”.

E sebbene questo sia un fenomeno che -dove più, dove meno- interessa l’intero Paese, esistono però zone più periferiche del nostro Stato dove anche l’amministrazione basica della Giustizia rischia di diventare una chimera per questioni pratiche quali le condizioni in cui versano gli Uffici Pubblici dei Tribunali.

Anche questa differenza rappresenta un ostacolo importante alla utopica idea di uguaglianza della Legge, perché fa ben la differenza adire un giudizio laddove la macchina burocratica dei processi funziona meglio, o adire lo stesso giudizio dove la macchina burocratica dei processi è più zoppa.

Esistono in Italia zone di lentezza processuale endemica dove un giudice può evitare di sciogliere una riserva su un provvedimento anche per mesi e mesi, prima che si passi alla fase processuale successiva.

E si cali un velo pietoso sulla introduzione della legge sulla responsabilità personale dei giudici di cui anni fa fu promotore -più per ragioni di pubblicità
autoreferenziale che per interesse reale alla soluzione del problema- uno dei tanti Governi del passato.

E’ dunque la Legge uguale per tutti…?!

Ed uno Stato di Diritto deve lavorare profondamente su una tematica così importante come la Giustizia, non solo perché senza rispetto effettivo delle norme non esiste una organizzazione statale valida, ma anche perché la mancata certezza del Diritto ha ripercussioni anche economiche, impedendo – ad esempio – che si possano attrarre sul territorio con facilità capitali esteri.

Purtroppo invece il Legislatore italiano ormai da decenni – e indipendentemente dall’arco costituzionale di cui è di volta in volta espressione – sembra davvero non essere in grado di affrontare in maniera efficace il problema e non è chiaro se per ignoranza o per cattiva volontà.

Certo è che se la raffigurazione della Giustizia nella storia è sempre stata quella di una donna bendata, oggi la benda più che richiamare l’imparzialità, richiama la fortuna. Oggi per molti la Giustizia è un terno al lotto.

La Legge è dunque uguale per tutti…? NO !

 

Autore: Avv. Claudia Blandamura – Milano viale Tunisia 50 (ang. Piazza Repubblica) –
Segretario Dipartimento Legalità e Giustizia per Milano e provincia – Democrazia Cristiana