LA DIGNITA’ DELLA POLITICA (PRIMA PARTE)

LA DIGNITA’ DELLA POLITICA (PRIMA PARTE)

A cura di Comm. Rodolfo Concordia (Roma) * rodolfo.concordia@dconline.info * Cell. 335-7709516 * Coordinatore della Segreteria Politica Nazionale e Segretario Politico Regionale della Dc del Lazio

Rodolfo Concordia (Roma)

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< La dignità della Politica > (I parte)

Nell’odierno panorama di rappresentanza partitica, scema la dignità della Politica a poter rappresentare lo strumento di realizzazione del Bene Comune e di dare risposte ad un popolo che soffre ed a quelle categorie socialmente più deboli ed al limite della sopravvivenza.

I problemi del post Covid hanno solo finito con l’aggravare l’inconsistenza di Linee Programmatiche vuote e rispondenti solo  a cavalcare la gestione della rabbia morale senza la indicazione di un Progetto di Società da realizzare e da proporre agli elettori.

Per svolgere tale funzione, io credo, la Politica deve riappropriarsi della dimensione etica e morale ed esprimere quella coerenza fra asserzioni verbali e comportamenti che legittimano il bisogno e le necessità sociali, economiche, civili, di giustizia e di equità.

L’attuale rappresentanza partitica infatti, ad eccezione solo di alcuni soggetti, è costituita da personale privo di valori e di riferimenti etici e soprattutto privo di una formazione e di un Progetto di Società che dovrebbe guidarne le scelte caratterizzanti di un Programma Politico e di linee di impegno e di attuazione nell’azione di Governo coerenti con quanto affermato in campagna elettorale.

A fronte di ciò, la forbice di credibilità si è sempre di più allargata ed  ha alimentato la disaffezione e la credibilità della politica a svolgere compiutamente il ruolo che le compete e che la storia gli assegna.

A fronte di ciò diventa ancora più rilevante il vuoto lasciato dalla mancata presenza del Partito della Democrazia Cristiana  nei seggi della Camera e del Senato che – al contrario – era caratterizzata  da una capacità morale a definire un Progetto Politico ed un impegno governativo coerente con gli impegni programmatici.

Da questa considerazione si fa strada la consapevolezza di un vuoto a perdere che ostacola il raggiungimento di livelli più alti di giustizia sociale, di sviluppo e di crescita del Paese.

A questo riguardo sento la necessità di ricordare la dignità e la coerenza espresse da Alcide De Gasperi nella sua carica di Presidente del Consiglio di un Paese distrutto dalla guerra ed incapace di intraprendere un percorso di crescita e di sviluppo necessario a ridare speranza ad un popolo ed a una Nazione priva di risorse economiche e finanziarie necessarie a innescare un un percorso virtuoso di crescita e di sviluppo.

Al termine della II Guerra Mondiale, infatti, che come tutti sappiamo ci annoverò fra le nazioni perdenti, fu organizzata a a Parigi dai paesi vincitori, una Conferenza internazionale a cui l’Italia non venne invitata.

Alcide De Gasperi si presentò  ugualmente alla riunione di Parigi e dovette subire un clima di diffidenza, di snobbismo, di presunzione ed un palese invito ad andarsene.

Ma Lui non demorse ed aspettò ore e giorni prima di ricevere un invito a  parlare in quel contesto, il che avvenne per pressioni degli Stati Uniti, sollecitati in tal senso dai nostri emigrati e dal ruolo che essi avevano acquisito.

De Gasperi non lesse l’intervento che aveva preparato. Parlò a braccio, d’istinto e tirò fuori un discorso che viene annoverato fra l’elitte della Storia.

In esso, brillava l’orgoglio di essere Italiano e di essere stato un combattente e fiero avversario di un regìme, senza morale, senza rispetto delle altrui opinioni e soprattutto di una dittatura.

Ricordò che lui fu perseguitato da questo règime insieme a tanti altri patrioti; che venne incarcerato, fu confinato, ma mai domato dalla tirannia.

E chiese quindi rispetto ed aiuti da parte di un Paese che lo aveva combattuto a prezzo di enormi sacrifici umani.

Al termine, seguirono attimi di un silenzio senza tempo a cui seguì, un applauso scrosciante che iniziò dai rappresentanti degli Stati Uniti e via via da tutti e si tramutò in un plebiscito, rispettoso del valore di un uomo e di uno Statista, della sua dignità e del Paese che rappresentava.

 

A cura di Comm. Rodolfo Concordia (Roma) *

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Salvatore Astro
3 anni fa

Valori, …
Patrioti, …
morale,
…rispetto,
orgoglio…
Parole che pochissimi parlamentari oramai conoscono!
Dobbiamo fare ritornare queste parole nei nostri amici Democristiani!!