La Democrazia Cristiana vista da Antonio Gentile.

La Democrazia Cristiana vista da Antonio Gentile.

Antonio Gentile, nominato  da pochi mesi dal segretario politico Nazionale Angelo Sandri, con la carica di Segretario Nazionale dell’ufficio Tesseramento, nonché  qurella di Vice Segretario Vicario Nazionale del Dipartimento Sviluppo e Organizzazione della DC, in questo articolo si racconta ……

Come giornalista pubblicista ho sempre cercato la mia onestà intellettuale restando lontano da ipocrisie e da tentativi di plagio da parte dei mass media, con semplicità ho studiato alcuni percorsi storici fino al punto di pensare che una lezione che emerge dalla storia della Dc e che può valere anche oggi, è che senza un punto di riferimento che vada oltre l’occasionale, il contingente, è quasi impossibile creare un nuovo soggetto politico, ma è più semplice rinnovarne uno storico come quello dello “Scudo Crociato Libertas”.

La Democrazia Cristiana Italiana ha rappresentato per me, ma credo anche per tanti altri che hanno militato  in questo storico partito, l’invito costante a considerare non occasionale ciò che accade giorno dopo giorno, come tanti fatti slegati tra loro; ma anzi a considerare tutto come correlato, come attraverso una tela di ragno che ti consente di cogliere il senso profondo delle cose che accadono e che passano.

I primi anni del dopoguerra furono esaltanti al rilancio politico della Dc, ed è riduttivo dire che il solo scopo e il collante era il fascino che il nome cristiano riusciva a suscitare in tutto quello che poteva essere l’evolversi giorno per giorno della vita di ciascuno di noi.

L’itinerario per la creazione di un nuovo movimento politico non può essere inizialmente organizzativo, tanto, che i padri fondatori democristiani partirono dalle idee, dal Codice di Camaldoli. Il documento fu elaborato al termine di una settimana di studio tenutasi dal 18 al 23 luglio 1943 nel monastero di Camaldoli, nel Casentino. Vi parteciparono circa cinquanta giovani dell’Azione Cattolica Italiana e dell’Istituto cattolico di attività sociale.

Se manca la base morale, direi anche spirituale, è difficile essere poi capaci di attrarre la gente ed in particolare i giovani. Di crisi negli anni della Dc ne abbiamo avute molte, ma, rispetto a quelle di oggi, noto che c’è meno impulso di carattere teorico e culturale, e maggiore spinta materiale.

Saper guardare in alto era un’abitudine che forse lungo la strada abbiamo perduto.

È evidente e sentita, l’assenza di area politica unitaria moderata che sia disponibile a raccogliere la delusione del tradizionale elettorato di centro. Non credo che F I, nella sua attuale declinazione, possa più rappresentare un partito capace di raccogliere il testimone della DC. Come non può esserlo il PD attuale. Forse, questa fase di incertezza nazionale potrà consentire una  riflessione tra quelle aree che possono ritrovarsi con il territorio che chiede risposte serie.  Non si può pensare di giocare alla politica come con il Monopoli e mi rivolgo ai signori del movimento 5*.

Gli elettori, i cittadini non possono assistere ad un fare politica come ad un campionato di calcio, cercando di puntare a mo di scommesse sulle possibili unioni per fare un governo stabile. Serietà e capacità di programmi non populisti potrebbero essere un primo passo. Ecco perché tornare ai valori della famiglia del lavoro e dei diritti della costituzione, ecco perché deve tornare unita la DC.

Ma a volte la storia insegna e quindi posso dire che anche le cosiddette correnti politiche della D.C., potevano essere uno stimolo spirituale e culturale ma dolorosamente erano motivo di drammatiche divisioni, mettendo gli uni contro gli altri.  De Gasperi non le voleva perché, invece di attirare una gara in positivo, potevano attivare una concorrenza deleteria, in uno spirito “commerciale” che è l’ultima cosa che serve in questo ambito.

Però, nonostante la mia breve militanza non mi sono mai sentito un estraneo nella Dc, ne ero attratto sentimentalmente da ragazzo, oltre che razionalmente, e non ho mai pensato che la mia strada potesse essere un’altra da quella. C’era sempre uno stimolo ad andare avanti senza essere reso fragile dal guardare troppo indietro.

Ancora adesso credo che l’indirizzo da far prevalere sia quello di guardare sempre avanti o meglio sempre alto.

Questo “guardare alto” mi permette di fare una nota su un altro aspetto: la chiave per capire il rapporto che c’è stato tra la Dc e la Chiesa sta nelle persone. Bisogna tenere conto della grandezza di alcuni ecclesiastici con cui siamo cresciuti e abbiamo fatto un pezzo di strada. Dell’abitudine che avevano, Montini “Paolo VI”,  ne era un esempio, di saper guardare i problemi non solo nel loro ambito materiale e contingente.

«Quale è l’oggetto della funzione a me affidata fra voi? A tutti è noto, ma giova ripeterlo, esso è religioso. Unico è l’oggetto delle sue fatiche pastorali, amministrative, culturali e sociali: quello di difendere e di diffondere la religione cattolica… Lo sforzo secolare di chi ha costruito questa magnifica Chiesa non pone fine alla continua opera che la sua vita reclama: conservare ed accrescere, mantenere e sviluppare… Che cosa dobbiamo difendere e conservare? Una cosa che tutte vale, che sopra tutte è preziosa, e vitale: la fede».

Loro sapevano guardare al di sopra della nostra testa e proprio per questo erano un passo avanti, sapevano guardare alto.

Ricordo con simpatia che da ragazzo ai tempi del liceo, non davo molta importanza alla materia della Storia, invece ora capisco che la storia siamo noi ed io, o per caso o per destino ci entrerò, sarò probabilmente iscritto tra le pagine più importanti della storia della Democrazia Cristiana dal suo sorgere ad oggi.

Concludo: ripercorrere la storia della Dc è molto opportuno, per meditare e non correre il rischio di dare oggi come essenziale ciò che è assolutamente marginale e viceversa. I tempi che passano portano sempre delle novità, però guai a ritenere di essere all’inizio della creazione. Ci sono momenti in cui meditare serve per non dimenticare ciò che ci ha portato fin qui. Io ci proverò…sempre!!!

“Un politico guarda alle prossime elezioni.  Uno Statista guarda alle prossime generazioni”.

di Antonio Gentile