IL TEATRINO DI RENZI E CALENDA

IL TEATRINO DI RENZI E CALENDA
dott. Lorenzo Raniolo

a cura di Dott. LORENZO RANIOLO (Gela/CL) –  dott.lorenzoraniolo@tiscali.it – Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

<IL TEATRINO DI RENZI E CALENDA>

Lo spettacolo che stanno offrendo Renzi e Calenda (“il terzo Pelo superfluo” cit. Travaglio) è penoso, patetico, ridicolo. Un insulto agli elettori (pochi) che si sono fidati di loro. Due politicanti che si insultano (o mandano avanti i loro “sgherri” per insultarsi), litigano via social come ragazzi delle medie, fanno i conti della serva sui soldi dei gruppi parlamentari a rischio in caso di divisione e su quelli già messi (si tratta sempre di soldi pubblici mica di denari loro) nelle campagne elettorali, tra l’altro con risultati piuttosto scarsi. Questa non è politica, è arroganza, turpe posizionamento, interesse. Raramente abbiamo assistito a scene così scadenti. Il bello è che si sono presentati parlando di serietà, di buona politica, attaccando il “populismo”. Balle!
I due si sono sempre stati sulle palle. Andrebbero ricordate le parole di Calenda su Renzi: “Non farò politica con Renzi perché il suo modo di far politica mi fa orrore”. Poi cosa è accaduto? Si sono messi insieme perché uno (Calenda) aveva bisogno di un “partito” già presente in Parlamento (sebbene nato nei palazzi e non votato alle politiche del 2018) per non dover raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni, mentre l’altro (Renzi) aveva bisogno di qualche voto, essendone ormai sprovvisto dopo innumerevoli fallimenti e giravolte, per poter tornare al Senato, avere l’ufficio a Roma centro – magari vicino a qualche ristorantino che serve generose porzioni di cacio e pepe – uno stipendio ragguardevole e privilegi annessi. Il tutto per esser presentato nei convegni ben retribuiti anche da Stati esteri come “Senatore Matteo Renzi”. Questa è la verità e nulla ha a che vedere con la Politica. Quella nobile. Quella disinteressata. Quella onesta intellettualmente. Il solito, osceno, accordo di palazzo. Tra l’altro è stata la stessa, identica operazione fatta da Di Maio con Tabacci finita ancor più amaramente per il primo.
Mi auguro che i loro elettori (erano pochi ora sono sempre meno) abbiano imparato la lezione.