Il primo sindaco donna a Tunisi: islamista e senza velo.

La candidata del partito islamista Ennahda, Souad Abderrahim è riuscita a ottenere l'ambita poltrona dopo aver raggiunto la maggioranza dei voti al secondo turno della votazione in consiglio comunale

E’ una moutabarija, in arabo una donna che non si copre il capo con il velo, ha 54 anni e di professione è una farmacista con la passione per la politica. Souad Abderrahim è la prima donna sindaco di Tunisi. La sua investitura, per il partito islamico conservatore Ennahdha, la principale formazione politica della Tunisia, è la vera grande novità delle elezioni municipali che si sono volte nel paese nordafricano.

Sposata, madre di due figli, Souad Abderrahim è stata eletta all’Assemblea costituente nel 2011 con Ennahdha, per difendere, come lei stessa ha detto, i diritti delle donne nella nuova Costituzione tunisina. Il partito guidato da Rachid Ghannouchi l’ha scelta per rappresentare il volto moderno, rassicurante della formazione politica: elegante, sobria, sempre in giacca e pantaloni, la sua immagine esteriore volutamente si allontana dallo stereotipo della donna islamica velata.

Con ventisei voti a favore, Souad Abderrahim è diventata la prima donna sindaco di Tunisi: contro di lei correva il candidato della coalizione laica Nidaa Tounes, Kamel Idir, che ha ottenuto 22 voti. La Abderrahim, che si presenta in impeccabili tailleur e senza velo, dirige una importante azienda di distribuzione farmaceutica, che però adesso dovrà lasciare per rispettare le norme tunisine.

La farmacista di 54 anni, ex deputata, è una militante del partito islamico Ennahdha. La sua elezione fa parte di un’offensiva mediatica della formazione a ispirazione religiosa, che ha inteso ritoccare la sua immagine tradizionalista e presentare un aspetto di modernità, candidando nel febbraio scorso anche un esponente della comunità ebraica nella città di Monastir. La Tunisia è all’avanguardia nel mondo islamico per la tutela dei diritti delle donne: il codice dei diritti della persona introdotto da Habib Bourghiba nel 1956 ha messo fuori legge la poligamia e abolito il ripudio, introducendo il divorzio legale e imponendo un’età minima di 17 anni per il matrimonio.

La nuova Costituzione, introdotta nel 2014, stabilisce la parità fra uomo e donna e indica un obiettivo di pari presenza anche nelle istituzioni rappresentative. Nelle elezioni amministrative del maggio scorso il 47 per cento degli eletti sono donna.

di Antonio Gentile