I MEDIA E LE LORO PERSECUZIONI NELLE NOSTRE CASE !

I MEDIA E LE LORO PERSECUZIONI NELLE NOSTRE CASE !

A cura di  Franco Capanna (Teramo)

franco.capanna@dconline.info * cell. 345-1594496 *

Sindacalista – Giornalista – Scrittore

Personaggio dell’anno in Canada 2020.

Editorialista de IL POPOLO della Democrazia Cristiana

I MEDIA E LE LORO PERSECUZIONI NELLE NOSTRE CASE !

L’imbecillità di certa gente davvero non ha limiti.
Accendi la TV e vieni  bombardato dalla perdita della regina Elisabetta quasi fosse morta una dea.
Ecco alcuni Titoli di articoli o servizi televisivi recentemente apparsi .
” Il mondo intero piange”.
“Anche un tramonto struggente sopra la casa reale”.
An exaggered affection not considerino the serious moments of humanity today.
Si ha voglia spaccare tutto quando gli stolti ti invadono !
I protagonisti di casa reale inglesi non sono figure come da Francesco d’Assisi oppure madre Teresa di Calcutta ma ordinari con qualche virtù e non per questo, specialmente in questa fase grave vanno esaltati e come fosse in atto la fine dell’umanità.
Per limitarci bene ricordare che non siamo fuori dalla pandemia né da crisi economica.
A novembre si prevedono milioni di licenziamenti che vuol dire famiglie alla fame.
Prezzi energie e gas da internamento psichiatria da un milione di euro a imprenditore del pomodoro e parlarsi di semplice energia luce.
Milioni in fila alla caritas e chi prende 520 euro di pensione con bollette luce e gas tre volte superiori.
A ottobre prossimo il governo Draghi da a costoro l’elemosina di 10 euro di aumento!
In uno scenario così apocalittico per i media ” tutto il mondo piange per la regina Elisabetta”.
Quelli che non piangono per la Regina Elisabetta non piangono per la fine di un’era, nessuna nostalgia per la sovrana.

Di quale sovrana, quale ha più rappresentato la Regina Elisabetta II, a seconda di latitudini e punti di vista?

Sul trono per 70 anni della monarchia inglese, la più longeva di sempre, icona pop e di stile, anche simbolo di un’epoca in bilico tra la resistenza al nazifascismo e le sfide del nuovo secolo, sovrana stoica nella rappresentanza di una Casa Reale alle prese con scandali e gossip.

Era però anche piena di contraddizioni, di decadimento, dell’implosione dell’Impero, con la perdita delle colonie e uno status messo in discussione e ormai per sempre compromesso.

Soprattutto è il passato coloniale, in tempi di cancel culture, della potenza britannica a essere stato sempre più dibattuto e rinfacciato alla monarchia negli ultimi anni.

Le reazioni alla notizia della morte della Regina, che per mezza giornata ieri ha tenuto con il fiato sospeso e che oggi continua a occupare i media di tutto il mondo, hanno rivelato il complicato rapporto della monarchia con i cittadini del Commonwealth e delle ex colonie.

La monarchia è stata a queste altezze anche sinonimo di oppressione, repressione, lavori forzati, sfruttamento di risorse naturali, controllo delle istituzioni locali.

“Il Commonwealth (un’associazione della Gran Bretagna e delle sue ex colonie, ndr) ha le sue origini in una concezione razzista e paternalistica del dominio britannico come forma di tutela, educatrice delle colonie alle responsabilità mature dell’autogoverno.

Riconfigurato nel 1949 per accogliere le nuove repubbliche asiatiche indipendenti, il Commonwealth fu il seguito dell’impero e un veicolo per preservare l’influenza internazionale della Gran Bretagna”, si legge in un’editoriale del New York Times.

Il Regno di Elisabetta ha attraversato la dissoluzione di quasi l’intero Impero britannico con la sostanziale diminuzione dell’influenza globale del regno.

La Regina è stata accusata di aver contribuito a oscurare una sanguinosa storia di decolonizzazione le cui proporzioni e eredità devono ancora essere adeguatamente riconosciute.

Non va solo romanticizzata, idealizzata insomma quell’era.

Le Nazioni Unite hanno lanciato nei giorni scorsi un allarme senza precedenti: il mondo sta vivendo la peggiore crisi umanitaria dal 1945.

A rischio 20 milioni di persone, che non hanno cibo a sufficienza a causa della carestia.

Gli effetti peggiori sono in Sud Sudan, Somalia, Yemen e Nigeria.

Per affrontare questo “momento critico della storia” servono almeno 4,4 miliardi di dollari entro il mese di luglio – questo l’appello dell’Onu ai governi – altrimenti “la gente semplicemente morirà di fame”.

Conferma la gravità della situazione Michel Roy, segretario generale di Caritas International.

Con una nota di amarezza: “Il mondo non si preoccupa del benessere dei poveri.

 

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Scritto da Franco Capanna (Teramo)  *

franco.capanna@dconline.info * cell. 345-1594496 *

Sindacalista – Giornalista – Scrittore * Personaggio dell’anno in Canada 2020.

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

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