È morto Sergio Marchionne: La Fiat perde un grande Manager.

È stato corteggiato, odiato e amato da politici e operai di tutto il mondo. Di Sergio Marchionne si può dire tutto e il contrario di tutto ma nessuno può negare che abbia letteralmente trasformato il volto e il futuro della Fiat.

È morto Sergio Marchionne: La Fiat perde un grande Manager.

Avevamo dato la notizia proprio  pochi giorni fa della sua malattia e del ricovero  in ospedale a Zurigo ed oggi la notizia che rende orfana di un grande manager l’Italia e la Fiat, Sergio Marchionne è morto. L’uomo che ha salvato la Fiat si è spento questa notte all’età di 66 anni. Ad annunciarlo l’ospedale di Zurigo, dove Marchionne era ricoverato per un intervento alla spalla dal 27 giugno.

L’ex ad di Fca è morto a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler. La notizia è stata resa nota da John Elkann, presidente di Exor, non appena ne è venuto a conoscenza.

Marchionne e Fca, una storia d’amore lunga 14 anni che si è conclusa il 23 luglio scorso. Al suo posto Mike Manley. John Elkann lo ha definito “il miglior amministratore delegato che si potesse desiderare”. Queste le tappe fondamantali della sua carriera in Fca.

  • Il 1° giugno 2004 Marchionne viene nominato amministratore delegato della Fiat dopo un anno trascorso nel Cda per volontà espressa di Umberto Agnelli. In quel momento le azioni valgono poco meno di 2,50 euro, ma la notizia della nomina di Marchionne suscita subito grande entusiasmo nel mercato, e la prima seduta dopo l’annuncio si chiude con un +4,6 per cento. L’anno seguente grazie a lui Fiat incassa 2 miliardi di euro da GM per annullare l’opzione di vendita stipulata negli anni precedenti.
  • È il 2007 quando a Torino viene presentata la nuova Fiat 500, rivelatasi fortunata operazione commerciale che porta la firma di Marchionne e simbolo di rinascita dell’azienda e del made in Italy nel mondo.
  • 2008, tempo di crisi. Il titolo Fiat crolla sotto i 2€ per azione, ma Marchionne resta saldo al timone dell’azienda.
  • Gennaio 2009, svolta epocale: primo annuncio di un accordo preliminare e non vincolante per l’acquisizione del 35% della Chrysler, allora sotto procedura fallimentare. I 5 anni successivi vedono la quota di Fiat in Chrysler salire sempre più fino alla completa fusione.
  • Nel 2014 nasce il gruppo industriale FCA. L’operazione manageriale che porta la firma di Sergio Marchionne è forse una delle più grandi a livello globale. Nell’ottobre dello stesso anno Marchionne assume la carica di presidente Ferrari (sarà nominato AD nel giugno 2016). È lui che decide di scorporare completamente Ferrari da FCA e di quotare il titolo su Borsa Italiana.
  • 1° giugno 2018. Ultimo atto pubblico del manager italo-canadese, che a Balocco presenta il Piano industriale Fiat Chrysler 2018-2022 in cui annuncia azzeramento debito pubblico entro giugno e il consolidamento nel settore auto facendo volare le azioni.
  • È sempre a lui che si deve la rinascita del marchio Jeep (il brand è passato da circa 300.000 unità vendute nel 2009 alla previsione di 2 milioni di consegne entro fine 2018). Questo successo è dovuto anche a Mike Manley, dal 2009 responsabile di Jeep e oggi eletto successore di Marchionne a capo di FCA. Il 23 luglio 2018 inizia ufficialmente il dopo-Marchionne con la nomina di Mike Manley.

Con Marchionne Fiat torna alla ribalta e passa dall’essere la fabbrica italiana automobili al 7° gruppo produttore di auto al mondo, presente in tutti e cinque i continenti. Nei suoi 14 anni di amministrazione Marchionne ha messo la firma su 14 bilanci, generando per il gruppo FCA un totale di 15 miliardi di utili, chiudendo in rosso soltanto 2 esercizi. Nei primi 10 anni di era Marchionne il manager contribuisce a far salire le quotazioni del titolo FCA del 104,16%. La corsa delle azioni continuerà anche dopo, con il massimo storico toccato a 20,2€ il 23 gennaio 2018. Se nel 2004 la capitalizzazione del gruppo Fiat era di 5,5 miliardi di euro, nel 2018 – tenendo conto anche delle società nate dagli spin-off – è aumentato di 10 volte (60 miliardi di euro).

“È accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato” dice John Elkann. “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia – conclude Elkann – gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler”.

Di lui rimarrà l’esempio di chi ha saputo vedere con lungimiranza l’avvenire di un’azienda italiana e renderla leader a livello mondiale.

di Antonio gentile