Dott. Francesco Caterisano (D.C. Calabria) e la politica delle tre “S”a difesa della gente: SUSSIDIARIETA’, SOLIDARIETA’ e SVILUPPO.

Dott. Francesco Caterisano (D.C. Calabria) e la politica delle tre “S”a difesa della gente: SUSSIDIARIETA’, SOLIDARIETA’ e SVILUPPO.

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In occasione dei recenti appuntamenti nazionali che la Democrazia Cristiana ha recentemente organizzato (Assemblea nazionale del 15 dicembre 2018 e Stati Generali della Democrazia Cristiana del 18-18 gennaio 2019) il dott. FRANCESCO CATERISANO, di Crotone, Segretario regionale del Dipartimento Sanità e Servizi sociali della Democrazia Cristiana CALABRIA ha fatto pervenire alla Segreteria politica nazionale della D.C. degli interessanti contributi scritti che ora riproponiamo all’attenzione generale del nostro partito per il tramite del giornale IL POPOLO di cui al sito www.ilpopolo.news

LA POLITICA DELLE TRE “S”: SUSSIDIARIETA’, SOLIDARIETA’ E SVILUPPO.

Per costruire una società migliore è molto importante, per chi si impegna in politica, ricordarsi delle tre “S”: sussidiarietà, solidarietà e sviluppo.

Un dato importante su cui riflettere: nel 2018 cinque famiglie su sette non riesce a fare la spesa, per carenza di liquidità.

Il paese sta morendo: dobbiamo abbassare le tasse subito, senza tentennamenti di sorta.

Un tanto, ricordandoci del principio di sussidiarietà, regolato dall’articolo 118 della Costituzione italiana, il quale prevede che “Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà”.

Tale principio implica che le diverse istituzioni debbano creare le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività. L’intervento dell’entità di livello superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a restituire l’autonomia d’azione all’entità di livello inferiore.

Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto: in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio; in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.

La crescente richiesta di partecipazione dei cittadini alle decisioni e alle azioni che riguardano la cura di interessi aventi rilevanza sociale, presenti nella nostra realtà come in quella di molti altri paesi europei, ha dunque oggi la sua legittimazione nella nostra legge fondamentale. Quest’ultima prevede, dopo la riforma del Titolo V, anche il dovere da parte delle amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella consapevolezza delle conseguenze positive che ne possono derivare per le persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e materiale.

A Roma in data 15-12-2018 in occasione del 75° anniversario dalla prima riunione ufficiale della Democrazia Cristiana.

In effetti l’applicazione di questo principio ha un elevato potenziale di modernizzazione delle amministrazioni pubbliche in quanto la partecipazione attiva dei cittadini alla vita collettiva può effettivamente concorrere a migliorare enormemente la capacità delle istituzioni di dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone e alle soddisfazione dei diritti sociali che la Costituzione ci riconosce e garantisce.

Da un lato alcune amministrazioni pubbliche hanno già intrapreso iniziative volte a favorire la sussidiarietà orizzontale e dall’altro la società civile si è mossa nella stessa direzione con azioni concrete sostenute peraltro da una parallela attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di ricerca e di documentazione e, più in generale, di approfondimento scientifico del fenomeno.

I cittadini attivi, applicando il principio di sussidiarietà (art. 118 ultimo comma della Costituzione), si prendono cura dei beni comuni. Entrambi, volontari e cittadini attivi, sono “disinteressati”, in quanto entrambi esercitano una nuova forma di libertà, solidale e responsabile, che ha come obiettivo la realizzazione non di interessi privati, per quanto assolutamente rispettabili e legittimi, bensì dell’interesse generale.

Quando la Costituzione afferma che i poteri pubblici “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”, essa legittima da un lato i volontari tradizionali, che da sempre svolgono attività che si possono definire di interesse generale, e dall’altro quei soggetti che si definiscono cittadini attivi, persone responsabili e solidali che si prendono cura dei beni comuni.

I cittadini attivi, in quanto non proprietari bensì custodi dei beni comuni, esercitano nei confronti di tali beni un diritto di cura fondato non sul proprio interesse, come nel caso del diritto di proprietà, bensì sull’interesse generale. Ciò che giustifica il loro impegno è infatti solo in parte un loro interesse diretto e immediato alla produzione, cura e sviluppo dei beni comuni. C’è anche questo, certamente (e infatti questo può essere un elemento che differenzia i volontari dai cittadini attivi) ma ciò che spinge i cittadini attivi a prendersi cura dei beni comuni, è la solidarietà.

In sostanza, i volontari sono “disinteressati” in quanto vanno oltre i legami di sangue per prendersi cura di estranei, i cittadini attivi sono “disinteressati” in quanto vanno oltre il diritto di proprietà per prendersi cura di beni che sono di tutti.

In entrambi i casi, si tratta di un’evoluzione quanto mai positiva della specie umana, che dimostra in tal modo di saper uscire dalla ristretta cerchia familiare e dall’individualismo proprietario per aprirsi al mondo.

Ciò detto, non possiamo negare una certa affinità di un particolare filone del pensiero sociale cattolico che comunemente viene anche definito cattolicesimo popolare e liberale, intendendo per esso quello desunto e che da Tocqueville e Lord Acton, giunge fino a Don Sturzo e a De Gasperi, passando per Rosmini, Manzoni, ed a tutta una serie di pensatori e protagonisti della vita civile e politica europea e del nostro paese in particolare.

 

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DOTT. FRANCESCO CATERISANO (Crotone)           francesco.caterisano@dconline.info

SEDE REGIONALE DEMOCRAZIA CRISTIANA CALABRIA

SEGRETARIO REG.LE  DIPARTIMENTO SANITA’ E SERVIZI SOCIALI