DOBBIAMO EDUCARCI ALLA PACE IMPARANDO LA LEZIONE DAGLI ORRORI DELLA STORIA !

DOBBIAMO EDUCARCI ALLA PACE IMPARANDO LA LEZIONE DAGLI ORRORI DELLA STORIA !
Dott. Vincenzo Cesareo

A cura di Dott. Vincenzo Cesareo (Cosenza)

vincenzo.cesareo@dconline.info

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< DOBBIAMO EDUCARCI ALLA PACE IMPARANDO LA LEZIONE DAGLI ORRORI DELLA STORIA ! >

Cosa permise ad un pugno di uomini guidati da Hernán Cortés di conquistare un impero avanzato e potente come quello Azteco?

Come poté Francisco Pizarro con meno di 200 soldati massacrare migliaia di Indios a Cajamarca nell’attuale Perù, nel bel mezzo dell’immenso territorio degli Incas del quale si impossessarono di lì a poco?

Come fu possibile che Jimenez de Quesada si addentrasse nelle ignote e pericolose selve dell’attuale Colombia con poche centinaia di spagnoli, sterminando indigeni e stabilendosi nelle loro terre?

Certo, gli europei possedevano le armi da fuoco e gli indigeni solo arco e frecce.

Sì, gli spagnoli avevano i cavalli, mentre l’animale più grande che esisteva al tempo nelle Americhe era il lama (assai più piccolo). E’ fuori discussione che nella Conquista fu determinante l’impiego dei cani addestrati a spaventare ed azzannare i poveri “americani”.

Tuttavia pistole e fucili erano armi all’epoca assai rudimentali, non tutti gli spagnoli montavano a cavallo e non doveva essere impossibile neutralizzare i cani.

Inoltre, soprattutto, i rapporti numerici sono impressionanti: gli spagnoli si trovarono spesso ad essere in inferiorità di 100, 1000 o anche 10000 volte, nel bel mezzo territori totalmente sconosciuti, popolati da animali e piante mai viste prima, a migliaia di km dalle loro basi, circondati da popolazioni che presto impararono a considerarli nemici da respingere.

Dovette esserci qualcosa che consentì agli spagnoli di impegnarsi e portare a termine “imprese” all’apparenza così impossibili, qualcosa che essi avevano e su cui contarono forse più di ogni altra arma o strumento tecnologico.

E questo qualcosa era nelle loro menti: gli spagnoli non consideravano i loro nemici “uomini”, non pensavano d’avere di fronte loro pari, esseri umani al loro livello. Per gli spagnoli gli indios erano sottouomini, meno “pregiati” e degni di considerazione dei loro cani o cavalli.

Pochi mesi dopo aver fondato Bogotá, la capitale dell’attuale Colombia, Jimenez de Quesada tornò in Spagna, lasciando in loco 99 uomini, nell’attesa di rinforzi.

Il loro compito era presidiare (probabilmente per molti mesi) quello che doveva essere un fazzoletto di terra difeso da improvvisate palizzate di legno, nel bel mezzo di un territorio immenso e sconosciuto popolato da circa un milione di indios furiosi e desiderosi di cacciare gli invasori.

Come poterono gli spagnoli non solo mettere in atto, ma anche concepire questo piano? Cosa li convinse che non era una assoluta follia l’idea che 99 uomini potessero resistere all’ignoto e alla furia di migliaia di altri uomini? Qualche rozzo fucile? Poche decine di cavalli? Le loro armature di ferro?

Sì, certo, tutto questo aiutò. Ma evidentemente ciò che sostenne quell’idea che ci sembra pazza (e che invece poi ebbe effettivamente “successo”) fu qualcos’altro.

E fu la “semplice” ed assoluta certezza e convinzione che quei 99 uomini non sarebbero stati circondati da migliaia di altri uomini. Quei 99 esseri umani lasciati soli nel mezzo del nulla sapevano che avrebbero dovuto difendersi non da migliaia di altri esseri umani, ma da esseri che essi consideravano profondamente inferiori, privi di un’anima, privi di dignità umana, privi di tutto ciò che poteva renderli uguali a loro.

Per quei 99 spagnoli gli indigeni che li circondavano erano qualcosa di non molto dissimile alle zanzare, ai topi o alle vipere per noi oggi, ossia qualcosa di fastidioso e pericoloso, ma da cui siamo certi di poterci difendere.

Con tutto il rispetto per zanzare, topi e vipere.

Come poterono i nazisti catturare e sterminare milioni di ebrei in piena Europa poco più di 50 anni fa? Senza dubbio la meticolosa organizzazione germanica fu determinante. Ma ancor più lo fu la stessa solida convinzione di superiorità che accompagnò gli spagnoli nelle Americhe poco più di 500 anni fa: Auschwitz fu possibile perché chi lo concepì e lo costruì considerava inferiori coloro i quali ci andarono a morire.

Gli ebrei non erano persone, gli zingari non erano persone, gli omosessuali non erano persone, ecc. ecc. Se si leggono i documenti finali della Conferenza di Wannsee del gennaio 1942 quando alti ufficiali nazisti si riunirono per decidere come attuare la “soluzione finale della questione ebraica”, ciò che più colpisce è che, all’apparenza, non c’è nulla che colpisca.

Si trattò di “un pura e semplice” incontro organizzativo, il cui obiettivo era risolvere aspetti tecnici e logistici dello sterminio e nel quali gli ebrei erano esplicitamente chiamati “Stücke” (pezzi).

Per questo, ogni volta che intraprendiamo un viaggio, inteso come “escursione fuori dal nostro comodo, rassicurante e conosciuto mondo”, ogni volta che incontriamo “l’altro” e ogni volta che insegniamo le nuove generazioni a fare tutto ciò, è nostro dovere di esseri umani, fare estrema attenzione a tenere lontana questa attitudine mentale che ci spinge a considerarci superiori, migliori e portatori dell’assoluta verità.

La diversità ed il confronto con la diversità esistono e sono assai complicati, sarebbe insensato e pericoloso negarlo. La diversità ed il confronto con la diversità richiedono uno sforzo, uno sforzo di umanità e intelligenza che ci permetta di affrontare quest’esperienza traendone ricchezza ed evitando che la “disumana” sicurezza di sentirci superiori si impossessi della nostra mente.

Perché la violenza, la prevaricazione, l’oppressione nascono prima di tutto nella nostra mente, sia che si tratti degli incas, dei muiscas, degli ebrei o anche dei nostri vicini di casa…

Buon viaggio, buoni viaggi e…buoni incontri con l’altro!

 

**************************************************************************************************** 

   www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it *

**************************************************************************************************** 

0 0 votes
Article Rating
3 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Giordana Di Giacomo
1 anno fa

La diversità esiste tra ogni individuo e l’altro siamo tutti unici! L’errore di fondo è la superficialità nel non tenere conto di questo principio fondamentale.

Oggi l’errore gravissimo è nel credere di sostituire l’intelligenza umana con l’intelligenza artificiale!!!

La popolazione mondiale è divisa in due, chi sta al potere e chi non ha nessun potere. Sarà molto complicato tornare indietro, ma nulla è impossibile! Solo vivendo lo scopriremo.

Natascia
1 anno fa

Concetti molto forti che vi portano a riflettere che giustamente, per iniziare a pensare di ridurre e inibire le prevaricazioni su chi definiamo “ diverso”, dovremmo iniziare giustamente a farlo , con il nostro vicino di casa, interfacciandoci quotidianamente con il prossimo , chiunque esso sia per cercare, nel nostro piccolo di portare un “ grande cambiamento “ fatto di rispetto, solidarietà, aiuto e amicizia. Complimenti Vincenzo Cesareo per il suo articolo

Pasquino
1 anno fa
Reply to  Natascia

Cara, carissima Natascia,
interfacciarsi con il prossimo, comprendere le sue esigenze è la strada maestra, ma dove ci porta quando il nostro vicino non solo non ci rispetta, ma per nascita, vuole la nostra “morte” (spirituale, o fisica, fa lo stesso), quando il nostro vicino vuole imporre il suo credo (religioso, o politico, fa lo stesso), quando il nostro vicino vuole prendere il nostro posto (fisico, o spirituale, fa lo stesso) ? Non è facile “porgere l’altra guancia” e “spogliarsi di tutto” per seguire Cristo, non è facile quel “grande cambiamento” da te auspicato quando, intorno a noi, gli atei, i non credenti, gli anarchici e così via sono talmente tanti da soffocarci in un abbraccio mortale. Si fa presto a dire: “accogliamo i migranti che scappano dalla guerra”, ma se sono uomini, sono disertori e non “disertori della vanga, ma disertori del loro Popolo da cui scappano per paura di morire. Sono disertori che dovrebbero invece combattere per riconquistare la libertà dei loro Popoli, sono disertori ed i disertori non vanno accolti, ma rispediti al fronte, o tra i partigiani dei loro Popoli.
Se invece migrano per fame, allora bisogna dar loro le “armi” per sfamarsi: i pozzi per l’acqua, gli impianti geotermici profondi per l’energia elettrica e le attrezzature per coltivare il “grano”, e non la grana.
Se l’Europa riducesse del 10% le spese militari ed investisse questi soldi in aiuti alle Popolazioni bisognose, avremmo molti meno migranti che, per fame, lascerebbero le loro terre d’origine. Basta poco.
Basta solo non buttare tali risorse in mille rivoli di tangenti a questo ed a quello. Ci dovrebbe essere un’Autorità Europea che con il minimo dispendio di risorse umane e finanziarie, portasse l’acqua corrente, la luce e le attrezzature agricole, lì dove ce ne è più bisogno, senza intermediari, senza mediazioni, senza intrallazzi. Stabilito a tavolino e sperimentato con un progetto pilota che per fare questo insieme di misure in un posto qualsiasi serve un milione di euro, allora in tutti i posti in cui si deve intervenire non si deve spendere più di un milione di euro. A secondo delle risorse, anno per anno, basta scegliere le località più bisognose ed intervenire. Poi, per 6 mesi, è necessario insegnare alla popolazione servita come utilizzare e manutenzionare gli “strumenti” donatigli.
Ma le lobby del potere degli armamenti europei lo permetterà ? Lo vedremo nel prossimo futuro. Se questo articolo viene letto da un esperto legiferatore, da un ex parlamentare, o da un funzionario della Camera, o del Senato della Repubblica speriamo che rediga un articolato di legge europea e lo faccia pervenire ai Presidenti di Commissione maggiormente interessati perché la sostengano.
Pasquino