Democrazia Cristiana della provincia di Taranto: combattere le disuguaglianze sociali ed economiche della nostra società

Democrazia Cristiana della provincia di Taranto: combattere le disuguaglianze sociali ed economiche della nostra società

< Democrazia Cristiana della provincia di Taranto: combattere le disuguaglianze sociali ed economiche della nostra società >.

Giuseppe Minonne (Taranto)

Teniamo doverosamente presente, preciso e puntuale come sempre, l’intervento del Capo della Cristianità in presenza di forti tensioni nella vita dell’uomo.

«Conviene ricordare sempre che l’essere umano è capace di divenire lui stesso attore responsabile del suo miglioramento materiale, del suo progresso morale, dello svolgimento pieno del suo destino spirituale. Perciò la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che “si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti”» ( Papa Francesco – Laudato si’).

L’obiettivo primario è sancito anche dalla Costituzione della Repubblica italiana in maniera chiara, forte e non equivocabile. E’ quello di garantire il lavoro a tutti.

Lavoro come forma di sostentamento e di appagamento personale, sia morale che materiale.

Il problema principale da affrontare è dunque: quale lavoro?

Forte è la consapevolezza, sancita anche dai dati emersi dal “World Economic Forum” di Davos, che il 65% dei bambini che iniziano le elementari farà in futuro un lavoro che oggi non esiste.

La trasformazione digitale ed il sempre maggiore utilizzo della Intelligenza Artificiale, sta cambiando il mercato del lavoro e quindi alla politica viene chiesto uno sforzo immane, comunque coerente con il proprio ruolo.

Ossia quello di immaginare nuove linee di sviluppo, di utilizzare la tecnologia per creare nuove forme di lavoro e canalizzare su di esse attenzione e risorse e, soprattutto, garantire forme di redistribuzione della ricchezza più eque e solidali.

Il report di Oxfarm “Time to care” (Avere cura di noi), evidenzia un fenomeno di elevate e crescenti disuguaglianze, che mettono a repentaglio i progressi nella lotta alla povertà, minano la coesione e la mobilità sociale, alimentano un profondo senso di ingiustizia e insicurezza, generano rancore e aumentano in molti contesti nazionali l’appeal di proposte politiche populiste o estremiste.

Al centro la dignità del lavoro, poco tutelato e scarsamente retribuito, frammentato o persino non riconosciuto né contabilizzato con particolare attenzione al lavoro domestico sottopagato ed a quello di cura non retribuito che grava soprattutto sulle spalle delle donne.

Alcuni dati sono necessari per meglio capire il fenomeno e giustificare la  conseguente indicazione circa le risorse da dedicargli: le donne a livello globale impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno, un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno, tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici;

Nel mondo il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili.

Molte donne, per prendersi cura dei figli, non ha mai avuto un impiego. Quasi 1 madre su 2 è stata costretta a modificare aspetti professionali per conciliare lavoro e famiglia.

Le donne svolgono nel mondo più di tre quarti di tutto il lavoro di cura, trovandosi spesso nella condizione di dover optare per soluzioni professionali part-time o a rinunciare definitivamente al proprio impiego nell’impossibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro.

È ora di ripensare anche il modo in cui il nostro modello economico considera il lavoro di cura. La domanda di questo tipo di lavoratori, non retribuiti o sottopagati, è destinata a crescere nel prossimo decennio dato che la popolazione globale è in aumento con percentuali di invecchiamento sempre più alte.

È urgente che i governi si facciano carico e reperiscano le risorse necessarie, tramite politiche fiscali e di spesa pubblica più orientate alla lotta alle disuguaglianze.

Riconoscere e remunerare adeguatamente queste forme di lavoro consente anche di effettuare una migliore e più equa redistribuzione della ricchezza; aumentare i tempi a disposizione per la cura della persona, non solo anziani e bambini, sia sotto il profilo materiale che spirituale; favorire la ricerca della felicità e la diffusione della pace e, come si diceva un tempo: in pace con Dio, in pace con se stessi, in pace con il mondo.

A cura di Giuseppe Minonne (Taranto) * Cell. 328-0228733 * Segreteria Provinciale Sviluppo ed Organizzazione D.C. di Taranto e Vice-Segretario organizzativo reg.le D.C. Puglia * giuseppe.minonne@dconline.info