ANCHE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA RICHIEDE CON FORZA L’ELIMINAZIONE DI UNA PALESE INGIUSTIZIA AI DANNI DELLE SUORE (IN PARTICOLARE DI CLAUSURA).

ANCHE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA RICHIEDE CON FORZA L’ELIMINAZIONE DI UNA PALESE INGIUSTIZIA AI DANNI DELLE SUORE (IN PARTICOLARE DI CLAUSURA).

TIPICO CASO DI <ACCANIMENTO TRIBUTARIO>: VOLER APPLICARE IL TICKET SANITA’ A SOGGETTI PRIVI DI REDDITO. CASO INDEGNO PER UNA SOCIETA’ CHE VUOL DEFINIRSI CIVILE !

di Angelo Sandri

Siamo in contatto (ormai da più di qualche anno) con il già sindacalista nazionale CISL Franco Capanna, con il quale abbiamo condiviso una ancora non risolta battaglia a favore delle suore (ed in particolar modo quelle claustrali) che chiedono con forza la < grazia > di vedersi esentare dai ticket sanità, che incombono su di loro, nonostante siano prive reddito.

Anche noi democristiani abbiamo già collaborato, in passato, a sensibilizzare sia l’opinione pubblica che varie personalità di notevole rilievo, al fine di eliminare questa clamorosa ingiustizia, ma finora non siamo riusciti <a tagliare il traguardo>, come suolsi dire  Il Ministero della salute, competente per materia, definisce la questione una “criticita nota”. Ma per l’intanto questo stato ingordo ed in questo caso malevolo, continua a perpetrare un’ingustizia clamorosa, continuando ad appropriarsi delle elemosine di queste particolari <contribuenti> la cui specificità non può non essere presa in considerazione !

Oltretutto il quadro specifico della loro denuncia dei redditi (elemosine), ammesso che esista, non pare attualmente nemmeno particolarmente florido, né in costante in costante aumento, così come forse possiamo facilmente intuire. 100.000 religiose d’Italia dunque vengono sistematicamente perseguitate con tasse sanitarie palesemente illegittime, in quanto i soggetti colpiti e costretti al < ticket sanità > sono privi di reddito.

Questa situazione, che potremmo definire di < accanimento tributario >,  obbliga dunque le religiose – onde far fronte allo stato di necessità (ossia curarsi, ndr) – a versare le entrate delle povere elemosine per potersi curare la propria salute. Non essendo sempre questo materialmente possibile accade perciò che le religiose evitino addirittura di curarsi (il che accade troppe volte), con una palese ingiustizia di cui una società che si definisce civile, non può non vergognarsi !

Altro caso del tutto non trascurabile, e che ha colpito la nostra attenzione, è quello relativo al pagamento di 400 € annuali per la tessera sanitaria riferite alle religiose di altra provenienza che risiedono nei conventi e monasteri. Ce lo segnala sempre l’amico Franco Capanna, che da tempo sostiene – da buon sindacalista emerito – questa meritoria battaglia a favore delle suore di clausura.

Un discernimento obbligato: gli Ordini delle religiose iniziarono fiorire nel 1500, con precursore San Benedetto da Norcia. Nel ‘500 dunque, storicamente ebbero vita ordini sovrani indipendenti e autogestiti, per cui la chiesa non doveva partecipare economicamente. Scriviamo questo per evitare qualcuno possa pensare in negativo riguardo alla Santa Sede. Ma la storia non ammette implicazioni di sorta e dobbiamo togliere dal comune sentire di troppi, la errata convinzione di aiuti in denaro provenienti dal Vaticano alle < spose di Gesù >.

Un’altra facezia, che ci  segnala da Franco Capanna, riguarda quell’inusuale  suggerimento, provenienti da ambiti politici, piuttosto che ministeriali, che pretenderebbero dalle “prive di reddito”, per ottenere l’esenzione ticket, che esse si iscrivano all’ufficio impiego come disoccupate!

Percorsi inusuali suggeriti da politici poco attenti, se non addirittura maldestri o forse kafkhiani. Una notevole discrasia ed esempio di irragionevolezza, che le religiose respingono con forza. Di fatto nessuna di loro mai ha varcato porta del convento, rifiutando di essere  considerate “disoccupate” in una vita impostata con rinunce radicali, spogliandosi del puro materialismo, per una abbracciare una missione composta da non pochi sacrifici.

Il sindacalista emerito Franco Capanna ricorda che all’autore di questo “capolavoro tecnico” gli uffici impieghi dovrebbero provvedere contemporaneamente il riavvioe al lavoro dei soggetti iscritti alle liste. E chissà in quali impieghi o fabbriche andrebbero a ricollocare una suora o una monaca di clausura. E dunque la prassi proposta è generatrice di comiche quanto drammatiche aspettative.

Per il momento comunque il problema permane e si continuano a depredare le “spose di Gesù Cristo” di quelle poche elemosine necessarie per la loro sopravvivenza..

Angelo Sandri

 

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