A Catania apre una sinagoga dopo oltre cinquecento anni, ma è subito polemica |

A Catania apre una sinagoga dopo oltre cinquecento anni, ma è subito polemica |
Lorenzo Raniolo

A cura di Dott. LORENZO RANIOLO (Gela/CL)

dott.lorenzoraniolo@tiscali.it * lorenzo.raniolo@dconline.info *

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana

< A Catania apre una sinagoga dopo oltre cinquecento anni, ma è subito polemica ! >|

A 531 anni dall’Inquisizione che nel 1492 costrinse gli ebrei a lasciare la Sicilia, Gilberto Ventura è il primo rabbino chiamato a svolgere un ruolo di riferimento per la comunità ebraica locale.

<< Sono nato in Brasile nel 1974, in una famiglia ebrea, con padre egiziano e madre polacca.

Il mio bisnonno materno, Moses Zeev Pintchowsky, è stato uno dei fondatori di una delle sinagoghe ashkenazite più antiche del Brasile, chiamata Ahavat Reim >>.

Gilberto Ventura, rabino chefe di Catania, sta trascorrendo il suo arrivo nella campagna chiaramontana in attesa di trasferirsi e iniziare il suo lavoro.

«Sono stato invitato ad assumere l’incarico di rabbino capo della città di Catania a nome della Comunità ebraica locale e di tutti coloro, discendenti e non, che hanno il desiderio di saperne di più sull’ebraismo, sia in termini di conversione (ritorno), sia semplicemente per apprendere e arricchire la propria cultura storica e spirituale».

In Sicilia gli ebrei erano arrivati, probabilmente, insieme ai fenici.

Probabilmente già presenti sull’isola nel III secolo a.c, a seguito della distruzione di Gerusalemme nel 70 d.c. la Sicilia divenne una delle loro destinazioni preferite.

Secoli dopo, durante la conquista della Sicilia, anche gli arabi favorirono l’immigrazione di numerosi ebrei maghrebini, e nell’arco di circa sei secoli fiorirono numerosi insediamenti in tutta l’isola (se ne contano ben 51, fra i quali quello di Palermo, il più importante.

Gli ebrei palermitani intorno all’anno mille edificarono un loro sobborgo l’Hârat ‘al Yahûd (il quartiere dei giudei), in seguito chiamato Giudecca che, all’esterno della cinta muraria punico-romana e stabilmente abitato in prevalenza da ebrei sino al 1492.

In quel fatidico anno, tutto cambiò rapidamente. La caduta, il 2 gennaio 1492, del Sultanato di Granada diede una forte accelerazione al processo costitutivo di un regno unitario spagnolo, e la presenza di ebrei e mori fu percepita come un ostacolo alla costruzione di un’identità ispanica.

La “soluzione” del problema, secondo Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, sarebbe stata l’espulsione di tutti gli ebrei dal nascente regno di Spagna e dai suoi possedimenti.

“L’editto fu firmato a Granada il 31 marzo 1492 – ricorda l’Ucei – ed ebbe anche tra i suoi obiettivi l’acquisizione dei beni degli ebrei, allo scopo di ripianare le forti perdite economiche determinate dalla lunga guerra con i mori.

Il 31 maggio 1492 fu trasmessa all’autorità viceregia di Palermo copia dell’editto d’espulsione redatta esplicitamente per gli ebrei siciliani. Il decreto prevedeva, per gli ebrei siciliani, l’espulsione dal regno entro tre mesi (18 settembre), pena la morte dei contravventori”.

Le comunità ebraiche italiane ottennero tre rinvii. Allo scadere dell’ultimo rinvio, il 12 gennaio 1493 ebbe definitivamente fine la lunga permanenza degli ebrei in terra di Sicilia, durata per le comunità della Sicilia orientale quindici secoli e per quelle della Sicilia occidentale dieci secoli.

“Trascorsi cinque secoli dalla cacciata degli ebrei – dice l’Ucei  – anche il ricordo di questa lunga presenza è stato cancellato dalla memoria storica dei siciliani. È come se gli ebrei siciliani, di fatto, non fossero mai esistiti”.

Dicevamo che dopo oltre 500 anni di assenza è stata inaugurata a Catania presso il Castello di Leucatia la sinagoga, in cui è stata celebrata una festa per l’arrivo del Sefer Torah, il testo sacro degli ebrei che furono cacciati dalla Sicilia nel 1492 dai sovrani cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona.

La sinagoga si trova al secondo piano del Castello di Leucatia, in locali concessi dal Comune. E’ l’unica da Napoli in giù. Sarà il luogo di culto della piccola comunità ebraico-catanese, che ha ricevuto la delegazione di Washington con in dono la Torah.

Ma la costituzione della Comunità ebraica di Catania è contestata dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) perché “non è stata mai stata presentata alcuna richiesta per la sua costituzione”.

L’Ucei spiega che “non può consentire in alcun modo che chiunque si appropri della dicitura “Comunità ebraica” o costituisca una comunità prima inesistente, in aperta violazione della normativa prevista nell’intesa e nello statuto”.

“Nell’Unione delle comunità ebraiche ci sono persone amiche che hanno un loro modo di vedere la nascita di nuove realtà, ma, suppongo, che prima o poi si troverà la possibilità di incontrarsi e comprendersi”.

Queste le parole di Baruch Triolo, segretario Bet Kenesette, la comunità ebraica di Catania, prova a spegnere le polemiche nate sull’inaugurazione della sinagoga.

 

Ma ora quella storia, che pareva finita, ricomincia.