RIFLESSIONI IN TEMA DI SVILUPPO ECONOMICO PER UNA NAZIONE.

RIFLESSIONI IN TEMA DI SVILUPPO ECONOMICO PER UNA NAZIONE.

di ROBERTO PINNA (Cagliari) * Segretario organizzativo regionale della Democrazia Cristiana – regione Sardegna * www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it *

< RIFLESSIONI IN TEMA DI SVILUPPO ECONOMICO PER UNA NAZIONE >.

Spesso mi capita di riflettere su due importanti economisti: John Maynard Keynes e Friedrich von Hayek. Erano due studiosi di spicco all’epoca della Grande Depressione, con viste nettamente contrastanti.

Gli argomenti che trattarono nel 1930 ora sono stati ripresi sulla scia della recente crisi finanziaria globale.

Oggi la linea di faglia tra le due teorie economiche può essere definita come la differenza tra chi crede che l’economia stagnante può essere stimolata dal governo fornendo un importante stimolo economico, e quelli che credono che il governo è troppo invadente e deve essere smantellato per far posto al funzionamento del libero mercato.

Il dibattito Keynes-Hayek è riaffiorato dopo il crollo della borsa del 2008 e la crisi delle banche e delle istituzioni finanziarie di Wall Street l’anno successivo.

Le attuali difficoltà economiche portano a riflettere sempre maggiormente.

Quando una persona economizza sui consumi, lascia i suoi risparmi in banca o investe in titoli considerati sicuri, alle condizioni attuali i consumi e gli investimenti in attività produttive sono bloccati a causa della mancanza di fiducia.

In questo caso il governo dovrebbe intervenire e spendere per compensare il deficit che si viene a creare?

Qualcuno potrebbe dire che la causa dei problemi economici è dovuta a una cattiva gestione monetaria che crea una carenza di investimenti, ma altri potrebbero affermare che la spesa pubblica ha creato problemi perché divenuta finanziariamente insostenibile per lo stato il quale, per sostenerla, deve aumentare le tasse, che a loro volta riducono i consumi e affossano le imprese.

In economia Keynes sostiene che bisogna supportare i due componenti della ‘domanda effettiva’ – i consumi e gli investimenti.

Le direttive politiche del modello keynesiano sono evidenti: i finanziamenti devono essere trattati con bassi tassi di interesse, il governo deve garantire e sostenere una economia in cui sia presente un deficit di spesa.

La sua teoria è di stimolare l’economia attraverso elevati livelli di spesa pubblica, il governo deve aumentare i progetti di lavori pubblici e la spesa di stimolo fa aumentare la domanda aggregata della nazione:a ciò corrisponde un aumento della domanda totale di beni e servizi finali.

In pratica se lo stato investe un euro l’economia nel complesso crescerà di un euro+una percentuale (in base alla propensione al consumo) [1/(1-c’)]. Teorizza che quando avvengono grandi shock economici – con il solito crollo degli investimenti – non esistono forze di ripristino automatico in un’economia di mercato, l’economia continua a restringersi fino a raggiungere una stabilità su un livello basso.

Questa posizione viene denominata di “sotto-occupazione di equilibrio”.

Ragiona sul livello di attività – produzione e occupazione – che dipendono dal livello stesso della domanda aggregata. In questa situazione il governo deve aumentare la propria spesa pubblica per compensare il calo della domanda aggregata.

Paul Krugman, keynesiano, ritiene che uscire dalla depressione è facile: più credito conveniente e più prestiti.

Tanto credito e una pioggia di denaro preso in prestito a buon mercato (ammesso che questo credito vada all’economia reale).

di ROBERTO PINNA (Cagliari) * Segretario organizzativo regionale della Democrazia Cristiana – regione Sardegna * www.ilpopolo.news * www.democraziacristianaonline.it * 349-0083303