Dividere le persone in categorie non è intelligente. Quando si crea un “altro”, inevitabilmente si finisce per essere a nostra volta “altri”: gli altri dell’altro. Però è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. C’è almeno un criterio di suddivisione antropologica che è talmente innato e istintivo che viene spontaneamente usato anche dai bambini.
Che infatti, fin da piccoli, vengono messi davanti a una lavagna con un gessetto in mano, a tirare una linea netta, decisa, perentoria che divide il mondo in due: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra.
Non c’è bisogno di spiegare a un bambino come distinguere un buono da un cattivo. Lo sa. Il compagno di banco che divide con lui la sua merenda è buono. Quello che gliela ruba è cattivo.
Non c’è spazio per nessuna ermeneutica. La complicata situazione familiare del piccolo bulletto o del cleptomane in fasce non incide sulla visione che l’alunno ha del suo compagno così prevaricatore e prepotente, e in fin dei conti non sposta di una virgola i termini del suo problema.Ji
E poi, dividere il mondo in buoni e in cattivi non è pericoloso come dividerlo in cristiani e musulmani. Nel secondo caso, entrambi si sentono buoni e, per dimostrarlo, se le danno di santa ragione.
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Nel primo caso invece non accade nulla di particolare: per definizione, infatti, un buono non può fare del male a un cattivo, mentre un cattivo continuerà a fare il suo mestiere esattamente come prima. Però è importante che i buoni sappiano di esserlo, perchè il cattivo è talmente abile che riesce facilmente a scombinare gli elenchi, togliendo così al buono perfino la consolazione di essere tale. Così, i buoni possono diventare cattivi e i cattivi diventare buoni senza che ci sia un buono abbastanza cattivo da rimettere le cose a posto. Allora, giusto per schiarirsi le idee, ecco una piccola guida semiseria introduttiva, qualche idea di massima che siete chiamati ad integrare con la vostra istintiva percezione della vita e delle sue evidenti ovvietà.
Autore Franco Capanna editorialista
Non immaginate le volte mi sono piegato verso il povero e l’abusato per mitigare il suo malessere, ho rimesso anche i mie risparmi e rischiato la vita quando tolsi dalla strada una prostitute per dargli in lavoro onesto e i suoi carnefici ,mj confido poi ella, mi volevano togliere la vita che evitata per grazia.
Ma no n si pensi che se chi fa del bene nel momento di criticità della sua vita per motivi vari o di salute o qualche incidente venga a sua volta soccorso da coloro ha beneficiato anzi ti girano le spalle ed è antropogico tale comporta.ento irriguardoso .
Inevitabilmente si finisce per essere a nostra volta “altri”: gli altri dell’altro. Però è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. C’è almeno un criterio di suddivisione antropologica che è talmente innato e istintivo che viene spontaneamente usato anche dai bambini. Che infatti, fin da piccoli, vengono messi davanti a una lavagna con un gessetto in mano, a tirare una linea netta, decisa, perentoria che divide il mondo in due: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra.
Non c’è bisogno di spiegare a un bambino come distinguere un buono da un cattivo. Lo sa. Il compagno di banco che divide con lui la sua merenda è buono. Quello che gliela ruba è cattivo. Non c’è spazio per nessuna ermeneutica. La complicata situazione familiare del piccolo bulletto o del cleptomane in fasce non incide sulla visione che l’alunno ha del suo compagno così prevaricatore e prepotente, e in fin dei conti non sposta di una virgola i termini del suo problema. E poi, dividere il mondo in buoni e in cattivi non è pericoloso come dividerlo in cristiani e musulmani. Nel secondo caso, entrambi si sentono buoni e, per dimostrarlo, se le danno di santa ragione. Nel primo caso invece non accade nulla di particolare: per definizione, infatti, un buono non può fare del male a un cattivo, mentre un cattivo continuerà a fare il suo mestiere esattamente come prima. Però è importante che i buoni sappiano di esserlo, perchè il cattivo è talmente abile che riesce facilmente a scombinare gli elenchi, togliendo così al buono perfino la consolazione di essere tale. Così, i buoni possono diventare cattivi e i cattivi diventare buoni senza che ci sia un buono abbastanza cattivo da rimettere le cose a posto. Allora, giusto per schiarirsi le idee, ecco una piccola guida semiseria introduttiva, qualche idea di massima che siete chiamati ad integrare con la vostra istintiva percezione della vita e delle sue evidenti ovvietà.
Autore Franco Capanna editorialista.
Bravissimo!! Complimenti!!
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