“COGITO” CON DEMOCRAZIA CRISTIANA: COME RIPARTIRE E DA DOVE.

“COGITO” CON DEMOCRAZIA CRISTIANA: COME RIPARTIRE E DA DOVE.
A cura di Ing. Beniamino Bullio (Frosinone) * beniamino.bullio@dcnline.info * cell. 349-4211824 * Presidente provinciale della Democrazia Cristiana della provincia di Frosinone
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Convivere con il virus, facendo ripartire l’economia: si potrebbe e si deve fare perchè è importante reagire con tempestività, ma con responsabilità.
La pandemia ha investito l’Italia nel momento della sua massima debolezza istituzionale, con l’economia meno produttiva d’Europa, con un debito pubblico più elevato, con una burocrazia più pervasiva, con l’aggravante della bassa natalità, che potrebbe accentuarsi a causa povertà crescente e incertezza sul futuro.
Nei prossimi mesi dovremo convivere con il virus, attendendo il vaccino. Potranno effettuarsi molti altri test e tamponi, geolocalizzare i positivi oltre ai casi a rischio, proteggendo chi lavora, rispettando in modo rigoroso il distanziamento sociale.
Intanto però occorre prepararsi alla ricostruzione. E ricostruire significa proteggere le imprese, cercando  di garantire loro liquidità per poter operare. Significa in altri temini porre in atto manovre che garantiscano una maggior produttività, che portino la pressione fiscale ben al di sotto del 40 per cento e tornare ad essere attrattivi per gli investitori nazionali ed internazionali.
Dopo la fine della fase acuta di emergenza occorrerà prevedere un rientro al lavoro progressivo per fasce di età . Le misure immediate devono prevedere il supporto, con interventi straordinari, alla filiera turistica, culturale , editoriale, tessile , commerciale comprese tutte le categorie imprenditoriali, grandi e piccole, per almeno 24 mesi.
La ricostruzione vera e propria deve prevedere misure economiche e fiscali, tra cui un Prestito sottoscrivibile a livello nazionale con interesse remunerativo con durata di almeno 10 anni evitando il ricorso alla imposizione patrimoniale; un fondo a integrazione dei Fondi Europei e una fiscalità agevolata per 3/5 anni per start up innovative per agevolare i “Primi Impianti”; prorogando scadenze fiscali di almeno 4 mesi e procedendo alla rateazione delle scadenze in almeno 12 rate successive ad un tasso di interessi agevolato.
Il motivo dell’inversione del trend di crescita europea sta nel fatto che i paesi meno virtuosi non sono in grado, di passare da un modello di crescita basato su sostegno a investimenti (investment-based) che adottano tecnologie esistenti, ad una strategia basata sull’innovazione (innovation-based). Ciò può accadere perché un certo modo di far politica produce a lungo termine rigidità di mercato in un ambiente relativamente meno competitivo, associato ad un sistema di incentivi che ostacola l’emergere di uno sviluppo basato soprattutto su nuove conoscenze innovative in settori caratterizzati da ritmi accelerati di cambiamento tecnologico.
La crescente diffusione di microchip applicati a cose e, verosimilmente e in forma progressiva, a persone, implica infatti un automatismo dei processi decisionali, a tutti i livelli. In estrema sintesi significa dare velocità al business, offrendo non solo intuizione su processi e attività una volta inimmaginabili, ma introducendo capacità attuative all’interno dell’infrastruttura Ict (dall’inglese Information and Communications Technology).
E se è vero che i robot hanno preso e prenderanno sempre più spazio nella fabbrica, è altrettanto vero che l’intelligenza delle infrastrutture < Ict > in divenire produrranno un non meno significativo livello di produttività. Un fenomeno paragonabile a quello determinato dal passaggio dall’agricoltura all’industria della prima metà del novecento, ma che darà luogo a una profonda trasformazione del mercato del lavoro. La relativa perdita occupazionale sarà però accompagnata da un altrettanto significativo aumento di posti di lavoro in altri ambiti, in primis quello legato alla sanità e salute della persona.
Di fronte a questi scenari l’industria è obbligata a un riallineamento in termini di organizzazione, tecnologie, processi e competenze. Siamo testimoni di un paradosso: ovvero che l’information technology non è stato un fattore strategico. Molte aziende con sistemi informativi datati hanno avuto successo e hanno espresso nel tempo un’ottima competitività, anche su mercati globali.
Ma non potrà più essere così. In una prospettiva digitale e d’impresa interconnessa le cose cambiano. Non si possono più avere macchine di ultima generazione e computer polverosi nel back office poiché il denominatore comune diventa l’Industrial IoT ovvero capacità di avere flussi di dati che, opportunamente trattati, generano informazioni pertinenti a supporto della produzione.
Potrebbe sembrare che in questo percorso obbligato partiamo svantaggiati rispetto ad altri Paesi . Ma non è così. La manifattura italiana non soffre di un gap digitale poiché i macchinari acquisiti hanno a bordo intelligenza IoT ( Internet of Things). Ad esempio una casa che ti accende il riscaldamento non appena ti sente arrivare è un caso applicativo dello IoT.
E dunque la quota digitale presente nelle fabbriche italiane è elevata. Può non apparire, ma esiste. Quello che latita è la capacità di trasformare le potenzialità in risultati. Si tratta, come dire, di dar fuoco alle polveri. E poi, considerato il ciclo di vita delle macchine industriali – anche superiore ai vent’anni – esiste la possibilità che consente di dare intelligenza a quelle macchine che ne sono ancora prive.
In buona sostanza, un processo di trasformazione digitale è largamente attuabile, anche in presenza di un parco macchine non di ultimissima generazione. Non sarà il metodo più chic, ma dopo tutto quel che piu’ conta è il fine non il mezzo. 
A cura di Ing. Beniamino Bullio (Frosinone) * beniamino.bullio@dcnline.info * cell. 349-4211824 * Presidente provinciale della Democrazia Cristiana della provincia di Frosinone
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