< UN’INTERVISTA RILASCIATA A “IL POPOLO” DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA DA IGINIO BERTOLDI (DETTO ERCOLE) SULLA VERA STORIA DELL’ECCIDIO DI PORZUS RACCONTATA DA CHI ERA PRESENTE ! > * PRIMA PARTE
Abbiamo già anticipato nei giorni scorsi – dalle colonne di questo stesso giornale – dell’importante commemorazione che avrà luogo domenica prossima a Faedis (in provincia di Udine) in occasione dell’ottantesimo anniversario della strage di Porzus ai danni dei partigiani della Brigata Osoppo (sul finire della seconda guerra mondiale).
Un avvenimento tragico che non sempre e non tutti hanno piacere di ricordare e su cui – delle volte – si è cercato di creare un certo qual obnubilamento che val la pena di dipanare definitivamente.
Da qui l’idea di ascoltare la vera storia dell’eccidio di Porzus raccontata da chi era presente e nella fattispecie ci siamo rivolti a Iginio Bertoldi, detto Ercole, anni 98, friulano, con un passato nella Brigata Osoppo, democristiano.
Ed allora gli lasciamo ben volentieri la parola.
<< Accerchiati. Si potrebbe riassumere così l’inizio della storia di Iginio Bertoldi, detto Ercole.
Una vita passata a combattere per un’Italia più giusta non solo per la sua generazione, ma anche per le generazioni future.
Le generazioni presenti sono assuefatte dai social e purtroppo non si interessano dell’argomento.
Ma, un giorno saranno loro a dover guidare il nostro Paese, e bisogna che conoscano la storia. Poi, purtroppo, è anche ovvio, che ormai la scuola non insegna più nulla e tutto cade nel dimenticatoio.
Ma io non sono disposto perché questo accada. Io voglio che questa storia sia raccontata. Perché ci insegna anche molti valori. Valori che tutte le generazioni dovrebbero tener presenti e fare loro.
E soprattutto, sarebbe il momento di dare ascolto e imparare anche dai più anziani, che hanno una vita vissuta che può insegnare molto ai giovani. >>
Racconta Ercole, che erano accerchiati. Ecco perché ho voluto aprire l’articolo con questa parola, veramente forte, ma che ha nel suo significato anche la paura. Il timore di non riuscire a scappare o sopravvivere.
<< Nel Friuli, infatti, non vi erano solamente i tedeschi (nazisti), gli italiani (repubblichini) e i cosacchi da una parte, ma c’erano anche i partigiani della Brigata Garibaldi e comunisti, che combattevano l’altra fazione. La Brigata Garibaldi e i comunisti avevano l’obiettivo di prendere tutto il Friuli. >>
La prima domanda che sorge spontanea: che differenza c’era tra la Brigata Garibaldi e quella della Osoppo?
<< Le differenze fondamentali sono due. La prima è che la Brigata Garibaldi seguiva le regole della Resistenza, mentre la Brigata Osoppo non era nata con le regole della Resistenza in quanto si riferiva anche ad ideali cattolici.
La seconda differenza fondamentale era nella gerarchia di comando.
L’Osoppo, infatti era comandata da uomini dell’esercito, mentre la Garibaldi era governata da persone che non avevano esperienza militare, erano come dei capi di qualche banda.
Arrivata la liberazione, il 25 aprile gli americani si complimentarono, non con la Garibaldi, ma con l’Osoppo, che misero insieme a loro a controllare il confine orientale.
Sempre nel periodo post liberazione, i partigiani istituirono il Tribunale della Resistenza che al suo interno si presentava diviso.
La prima corrente voleva continuare a combattere, mentre una seconda componente era anche favorevole a trovare un accordo di pace per porre fine alle ostilità. Le scorribande partigiane della Garibaldi, però continuarono attraverso delle imboscate per uccidere soldati tedeschi.
Proprio per queste scorribande, l’alto comando dell’esercito tedesco e delle SS, imposero che per ogni soldato tedesco, se i partigiani non si fossero consegnati, avrebbero ucciso 10 persone tra la popolazione.
Purtroppo, i partigiani, non solo in Friuli, ma in tutta Italia, non si consegnarono mai, e nelle terre ormai, logorate da anni di guerra, morte e sofferenza, videro partire un’altra mattanza. Le 10 persone che i tedeschi uccidevano, e qui sta la gravità della cosa, erano addirittura civili. Era, purtroppo l’ordine arrivato dal quartier generale di Berlino. >>
FINE PRIMA PARTE
