RIFLESSIONE SULLA FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’

RIFLESSIONE SULLA FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’
Anna Beneduce (Salerno)

A cura di Anna Beneduce (Salerno)

Segretario nazionale Vicario per le Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato della Democrazia Cristiana

Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana.

< RIFLESSIONE SULLA FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ >

Quest’oggi (venerdì 11 giugno 2021) la liturgia della Chiesa cattolica ci propone la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù.

Ed in questa circostanza il Vangelo di Giovanni che viene letto nel corso della liturgia eucaristica ci riporta ai piedi della Croce. È infatti lì il luogo da cui possiamo intuire l’amore di Dio per noi.

La Croce è il luogo più buio ma allo stesso tempo il più luminoso, secondo la logica del Vangelo.

Ci aiuta a comprendere meglio questi concetti la riflessione del teologo Luigi Maria Epicoco pubblicata su < AMEN * LA PAROLA CHE SALVA >, il libretto mensile relativo al mese di giugno 2021 (pagina 204), edito dalle Edizioni “San Paolo”, che – come noto – accompagna la S. Messa di ogni giorno, con le varie letture debitamente commentate, oltre alla Liturgia delle Ore ed alle Preghiere del cristiano.

<< Gesù è morto ed i versetti del Vangelo di oggi sembrano voler descrivere semplicemente i gesti di sgombero della scena.

I soldati romani vogliono velocizzare l’operazione e così spezzano le gambe ai crocifissi per accertarne la morte. “Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”.

Accade così che quella che doveva essere semplicemente una verifica della sua morte, diventi una finestra sul Suo Mistero.

Quel colpo di lancia ci fa affacciare sullo stesso Cuore di Cristo da cui scaturiscono “il sangue e l’acqua” simbolo dei sacramenti.

Sappiamo così che il gesto più alto dell’amore di Cristo, che è il donare la vita per ciascuno di noi, continua ad essere visibile, presente ed efficace in quel “sangue e in quell’acqua” che i sacramenti rendono costantemente presenti.

Soprattutto nell’Eucarestia quella ferita, quel Cuore, quell’amore vivo, continua ad essere presente e in mezzo a noi. Noi siamo costantemente amati di un Amore che non è un amore qualunque, ma che è un Amore che dà la vita.

Tutte le volte che ci accostiamo all’Eucarestia ci accostiamo a un Amore così, un Amore che salva perché riempie la vita di significato. Infatti sentirsi amati fino al punto di sapere che chi ti ama è disposto a morire per te, riempie la tua vita di un significato che ti salva.

Per questo Giovanni ci tiene ad aggiungere: “Chi ha visto ne dà testimonianza”.

Si può dare solo testimonianza di una cosa simile, non una spiegazione. Il Mistero dell’amore di Dio, del Suo Cuore appunto, è un Mistero che può essere testimoniato come fatto, e ogni ragionamento può solo fermarsi e contemplare. >>

 

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