La grande lezione di ALCIDE DE GASPERI: i valori della fede e della democrazia !

La grande lezione di ALCIDE DE GASPERI: i valori della fede e della democrazia !

di ANGELO SANDRI * www.ilpopolo.news * wwwdemocraziacristianaonline.it *

La grande lezione di ALCIDE DE GASPERI: i valori della fede e della democrazia !

 Si spegneva il 19 agosto del 1954 il grande statista trentino.

Quest’oggi, domenica 19 agosto 2018, la Democrazia Cristiana ha voluto ricordare la figura di ALCIDE DE GASPERI, nel sessantaquattresimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 19 agosto 1954.

Una delegazione ufficiale del partito scudocrociato – composta dal dott. FRANCO DE SIMONI (Roma), Vice-Presidente nazionale dell’Associazione iscritti DC 1993; dal comm. MARIO DE BENEDITTIS (Roma), Coordinatore della Segreteria politica nazionale della D.C.; dal dott. ALESSANDRO PINTO (Roma), Segretario reg.le Vicario D.C. Lazio; dal rag. FRANCESCO DIODATI (Reggio Emilia), Segretario regionale Vicario D.C. Emilia Romagna – ha presenziato alla consueta cerimonia che ogni anno si ripete nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, alla tomba di ALCIDE DE GASPERI, sita presso la Basilica di San Lorenzo fuori le mura, a Roma.

Alle ore 9.30 una corona d’alloro è stata deposta dai Corazzieri (inviati dalla Presidenza della Repubblica italiana) di fronte alla tomba di Alcide De Gasperi, alla presenza delle autorità in rappresentanza dei massimi organini istituzionali italiani e dell’Amministrazione comunale di Roma.

Ha fatto seguito – alle ore 10.00 – una celebrazione eucaristica nella vicina Basilica di San Lorenzo fuori le mura nel corso della quale i presenti hanno avuto modo di pregare alla memoria dell’insigne statista trentino, così come hanno anche fatto tutti i democratici cristiani che non hanno potuto essere quest’anno presenti all’appuntamento a Roma, a causa anche della coincidenza con la festività domenicale, oltre che al periodo ferragostano che sta volgendo al termine.

Alcide De Gasperi era cattolico ma laico, italiano ma europeo, centrista ma aperto alla sinistra sociale. Sta in una manciata di aggettivi la parabola della vita priva a e pubblica di Alcide De Gasperi, morto il 19 agosto 1954, sessantaquattro anni fa.

E se si prendono in mano i libri e la sterminata mole di documenti che servono a ripercorrere il cammino dello statista trentino, si resta davvero confusi. È quello che dicono gli storici: “Non si riesce a comprenderlo fino i  fondo. C’è sempre qualcosa di lui che ci sfugge”.

Sarebbe davvero necessario studiare a fondo tutte le carte che riguardano De Gasperi, disperse in numerosi archivi, per comprenderne nella sua completezza l’insegnamento degasperiano.

E’ possibile santificarsi in politica? E’ necessario un santo politico? Se le risposte sono positive allora De Gasperi potrebbe essere il candidato ideale.

La Costituzione conciliare sulla Chiesa e il mondo contemporaneo “Gaudium et spes” afferma:

<La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli uomini di dedicano  al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità >.

E il decreto del Concilio sull’apostolato dei laici “Apostolicam actuositatem” sottolinea:

< I cattolici esperti in politica e, come è naturale, saldamente ancorati alla fede e alla dottrina cristiana, non ricusino le cariche pubbliche, potendo per mezzo di esse, degnamente esercitate, provvedere al bene comune e al tempo stesso aprire la via al Vangelo>.

De Gasperi ha fatto tutto questo e a proposito di se stesso ebbe a dire: “Preferirei vedessero in me un uomo di fede che un valente politico”.

Vi sono nei suoi appunti di lavoro degli anni del pieno impegno politico frequenti citazioni di salmi  e altri brani della Bibbia, dell’Imitazione di Cristo e di Sant’Agostino.

È soprattutto l’Imitazione il libro della formazione e della meditazione di De Gasperi. Nel 1927 detenuto a Regina Coeli a Roma, accusato e poi condannato per attività sovversiva, in una delle 60 lettere, autenticate con il timbro delle carceri di Roma, scrive, ma quasi urla: “Fatemi avere qualche libro! La Bibbia e l’Imitazione di Cristo”.

È una vita complicata quella di De Gasperi ed è anche per lo più sconosciuta. Si conoscono bene solo gli ultimi dieci anni, dal 1944 alla morte, cioè da quando De Gasperi a 64 anni, alla vigilia della pensione, viene chiamato a vivere la “terza fase” della sua vita, la più sorprendente.

Da ministro senza portafogli del Governo Bonomi, diventa l’anno dopo il ministro degli Esteri e poi presidente del Consiglio per ben otto Governi. È lui che rimette con la schiena dritta sulla scena internazionale un’Italia svilita e depressa.

È lui che convince le gerarchie cattoliche a credere nell’esperienza della Democrazia Cristiana.

È lui che con qualche scaltrezza, che gli costerà il rimprovero del Papa, blocca la cosiddetta “operazione Sturzo”, con cui nel primo dopoguerra alcuni ambienti clericali volevano portare la D.C. ad allearsi con le destre.

Un giorno disse alla figlia Maria Romana: “Il sistema democratico ha necessità di uomini di fede e di integrità morale”.

Aveva l’idea che la democrazia nascesse sulla base di un senso di fraternità, e di questa fraternità la sorgente maggiore fosse il cristianesimo.

E non aveva paura di ripetere queste cose anche nelle riunioni internaizonali. Nel 1948 a Bruxelles spiegherà: “Noi possiamo essere sicuri che in un regime democratico liberamente realizzato, il fermento evangelico feconderà la democrazia e rinnoverà la civiltà.

Ne scaturisce che è nostro dovere offrire alla democrazia il contributo della nostra filosofia, della nostra morale, della nostra tradizione”.

Non ebbe mai un dubbio circa il fatto che in politica il primato va alla coscienza morale.

Nel programma della D.C., redatto mentre infuriava la guerra, volle che fosse scritto a chiare lettere che “le riforme politiche, sociali ed economiche, le garanzie costituzionali, i controlli amministrativi, le stesse sanzioni penali restano inefficaci se non è viva ed operante la coscienza morale. Il carabiniere, il finanziere, il revisore, il giudice non bastano a frenare e a comprimere la corruzione”.

Sono parole che ad oltre sei decenni dalla morte di De Gasperi conservano tutta la propria freschezza e appaiono come un importante monito alle nostre generazioni ed a quelle future.

 

ANGELO SANDRI – UDINE – segrreteria.nazionale@dconline.info