LA DEMOCRAZIA CRISTIANA E’ PER UNA POLITICA DI SOLIDARIETA’, UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE, ISPIRANDOSI ESPLICITAMENTE ALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA !

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA E’ PER UNA POLITICA DI SOLIDARIETA’, UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE, ISPIRANDOSI ESPLICITAMENTE ALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA !
Claudia Herrath (Trieste)

A cura di Ins. Claudia Herrath (Trieste)

claudia.herrath@dconline.info * Cell. 339-7178400 *
Segretario regionale per le Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato della Democrazia Cristiana del Friuli Venezia Giulia
Segretario politico della Democrazia Cristiana del Comune di Trieste.

< LA DEMOCRAZIA CRISTIANA E’ PER UNA POLITICA DI SOLIDARIETA’, UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE, ISPIRANDOSI ESPLICITAMENTE ALLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ! >.

La Democrazia Cristiana italiana, coordinata dall’attuale Segretario politico nazionale D.C. Dott. Angelo Sandri si propone di rilanciare il partito dello scudeocrociato, sia sul piano politico che organizzativo, in sintonia con quei principi ispiratori che guidarono i Padri fondatori della D.C. nella fondazione del partito avvenuta nel dicembre del 1943.
Tra questi intendimenti è di partitocare importanza la volontà di ispirarsi alla Dottrina Sociale della Chiesa il cui intento è di ordine religioso e morale, aspetti indispensabili per un progresso sociale sano ed equilibrato.
Un intento religioso in quanto la missione evangelizzatrice e salvifica della Chiesa abbraccia l’uomo nella piena verità della sua esistenza.
Un intento morale perche’ la Chiesa mira ad un umanesimo plenario che – come lo ha definito San Paolo VI nella “Populorum progressio” – sottointende alla “liberazione da tutto ciò che opprime l’uomo, proponendosi lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”.
La Dottrina sociale della Chiesa traccia dunque la via da percorrere per una società < riconciliata > ossia armonizzata nella giustizia e nell’amore !
San Paolo VI e l’On. Aldo Moro

La Democrazia Cristiana è da sempre ispirata da questi valori ed è da sempre chiamata a costruire, in quanto su questi valori troviamole fondamenta sulle quali erigere la città dell’uomo.

Val la pena dunque di rivisitare, sia pur velocemente, i uqattro pincipi basilari della Dottrina Sociale della Chiesa.
Papa Benedetto XVI ed il Segretario politico naz.le della D.C. Dott. Angelo Sandri

Va sottolineato che il comandamento dell’amore è il fondamento generale della Dottrina sociale della Chiesa.

Ci sono però anche delle fondamenta specifiche, che possiamo ridurre a quattro principi basilari di tutta la dottrina sociale della Chiesa.

Sono le quattro colonne su cui tutto l’edificio si appoggia.

Si tratta della dignità della persona umana; il Bene Comune, la sussidiarietà, la solidarietà.

1. La dignità della persona umana.

Il Segretario naz.le D.C. Relazioni con il Mondo Ecclesiale e del Volontariato Ins. Anna Beneduce 

Il primo è il principio della dignità della persona umana, da cui poi scaturiscono tutti i diritti umani.

Pensare correttamente alla società, ala politica, all’economia ed alla cultura significa in primo luogo capire chi è la persona umana e qual è il suo vero bene.

Ogni persona, creata ad immagine di Dio, possiede una dignità inalienabile per cui dev’essere trattata sempre come fine e non come un mezzo.

Quando Gesù Cristo, adoperando l’immagine del Buon Pastore, ha parlato della pecorella smarrita, ci insegna cosa pensa Dio del valore della persona umana.

Dio non pensa agli uomini in massa, né in percentuali, ma come singoli. Ognuno gli è prezioso ed insostituibile.

Ciò che fa da trama ed a guida a tutta la Dottrina Sociale della Chiesa, è la corretta concezione della persona umana e del suo valore unico, in quanto l’uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa.

In lui ha scolpito la sua immagine e somiglianza (cfr Gn 1,26), conferendogli una dignità incomparabile” (CA 11).

Perciò la Chiesa non pensa in primo luogo allo stato, al partito, alla tribù, o al gruppo etnico, ma piuttosto comincia dal singolo. La Chiesa, come Cristo, difende la dignità di ognuno. Capisce il valore dello stato e della società in termini di servizio alle persone e alle famiglie, e non al rovescio. Lo stato in particolare ha il dovere di tutelare i diritti delle persone, diritti che non provengono dallo stato, ma dal Creatore.

2. Il Bene Comune.

Il secondo principio classico della Dottrina Sociale della Chiesa è appunto il principio del Bene Comune.

Esso viene definito dal Concilio Vaticano II come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente” (GS 26 § 1; cf. GS 74 § 1; CCC 1906).

L’uomo, creato all’immagine di Dio, che è comunione trinitaria, raggiunge la propria perfezione non in isolamento dagli altri, ma in comunità.

L’egoismo che ci spinge a cercare il proprio bene a scapito del bene del prossimo, viene superato attraverso la ricerca del Bene Comune.

Il Bene Comune è un bene della Società come tale; un bene nostro e non soltanto mio, né soltanto tuo, e non certo  di una collettività astratta al di fuori di noi.

Il Bene Comune ci permette di esprimerci come un soggetto comune e di possedere un bene comune al nostro .

L’uomo è essenzialmente (e non solo circostanziatamente) sociale, relazionale, interpersonale.

Tendiamo insieme al Bene Comune

Il bene nostro è necessario anche per la mia realizzazione, ossia per il mio bene particolare. L’uomo si perfeziona infatti nella società e attraverso la società. Perciò, il bene comune si distingue, ma non si oppone al bene particolare di ciascuno. Tante volte il mio bene e il tuo bene si incontrano nel nostro bene.

Il Bene Comune si oppone invece all’utilitarismo, cioè la massima felicità (piacere) per il massimo numero delle persone, che porta necessariamente alla subordinazione della minoranza alla maggioranza.

Appunto l’eccellenza e inviolabilità della singola persona esclude la possibilità di subordinare il bene di uno al bene di altri, convertendo così il primo in un mezzo per la felicità degli altri.

3. La Sussidiarietà.

Papa Pio XI (Achille Ratti)

Il terzo principio classico della dottrina sociale è il principio della sussidiarietà. Tale principio è stato articolato per primo dal Papa Pio XI nella sua lettera enciclica “Quadragesimo Anno“.

Questo principio insegna che le decisioni nella società si devono lasciare al livello più basso possibile, cioè al livello più vicino alle persone su cui la decisione incide.

Papa Leone XIII

Questo principio è stato formulato proprio sotto l’ombra delle minacce dei totalitarismi con la loro dottrina centralista della subordinazione del singolo allo Stato.

Ci invita a cercare le soluzioni per i problemi sociali in primis nel settore privato, prima di chiedere allo Stato di intervenire.

Lo stesso Papa Leone XIII insiste più volte sui necessari limiti dell’intervento dello Stato e sul suo carattere strumentale, giacché l’individuo, la famiglia e la società gli sono anteriori ed esso esiste per tutelare i diritti dell’uno e delle altre, e non già per soffocarli (CA 11).

4. La Solidarietà.

Papa San Giovanni Paolo II

Il quarto principio basilare della Dottrina Sociale della Chiesa è stato articolato soltanto recentemente dal Papa San Giovanni Paolo II, nella sua lettera enciclica “Sollicitudo rei socialis” (1987).

Questo principio si chiama il principio della solidarietà.

Di fronte alla globalizzazione, cioè alla crescente interdipendenza degli uomini e dei popoli, è importante accorgerci che la famiglia umana è una.

La solidarietà ci invita a crescere nella nostra sensibilità verso gli altri, soprattutto coloro che soffrono.

Papa Francesco

Ma il Santo Padre aggiunge che la solidarietà non è un mero sentimento, ma una vera e propria virtù per cui prendiamo responsabilità gli uni per gli altri.

Il Santo Padre San Giovanni Paolo II ha scritto in proposito che “la solidarietà non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane.

Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (SRS, 38).

 

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