A cura di Prof. Eliseo Le Mura (Catania)
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Segretario nazionale Vicario Dip. Formazione della Democrazia Cristiana
Segretario regionale Dip. Formazione D.C. Sicilia
e di Dott. Fernando Ciarrocchi (Monteprandone/in provincia di Ascoli Piceno)
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Editorialista de < IL POPOLO > della Democrazia Cristiana
< Come mai l’Era Presente teme i Classici Antichi? >
Molte delle cose migliori (ed anche di quelle peggiori), arrivano come noto dall’America.
Quindi, anche la crociata contro la cultura classica partita dalla Howard University di Washington probabilmente produrrà a breve i suoi effetti da noi.
Dobbiamo aspettarci l’eliminazione del latino dai curricula dei licei? Forse anche peggio.
Magari, già che ci sono, i paladini del “culturalmente corretto” aboliranno pure i licei “tout court”. Forse partendo dal Classico che – da questo punto di vista – si presenta come il covo di ogni nequizia: lì si spacciano persino i sediziosi pensieri (in greco antico!) di Eraclito, Parmenide, Socrate, Aristotele; e le cattivissime trame dei tragediografi Eschilo, Sofocle ed Euripide; ed i semi di discordia universale della filosofia stoica.
Ora la guerra alla cultura classica occidentale risponde a una precisa “nota” della nostra epoca.
E cioè la saldatura tra le esigenze puramente materiali, consumistiche, di “crescita” del turbocapitalismo apolide e transnazionale, da un lato; e le ossessioni orwelliane, poliziesche e censorie di una certo permalosissimo “mondo”: quello, per intenderci, degli antifa, del metoo, dell’antirazzismo ottuso, della cancel culture, della creative destruction, dell’ideologia gender.
In effetti, il neoliberismo ha bisogno di consumatori privi di identità specifica, di genere definito, di tradizione radicata. Mentre le nuove “ideologie” di cui sopra (paranoiche, aggressive e intimidatorie verso chiunque non si allinei) forniscono il “tipo umano” ideale di cui l’Evo Competitivo abbisogna.
Tutto vero, ma non è tutto. C’è un altro aspetto da considerare. In gioco non c’è solo la volontà di sbriciolare e disperdere le “tradizioni” in senso lato: e quindi i concetti di patria e di nazione, di religione e di famiglia, di lingua e di specificità culturale. In gioco, c’è anche (se non “proprio”) il deliberato intento di annichilire e consegnare alla “damnatio memoriae” una peculiare forma di cultura: e cioè quella classica occidentale.
Grazie alla memoria storica, alla memoria del passato, purché narrato secondo verità, sia l’uomo comune che il politico possono imparare attraverso l’esempio altrui, a valutare con maggiore sicurezza qualunque situazione; perché la conoscenza di ciò che è accaduto rende più solide e fondate le previsioni per il futuro (Polibio).
Dicevamo, la cultura classica greco-latina…
È quest’ultima il vero idolo polemico e bersaglio finale dei distruttori. La vogliono far saltare per aria come i talebani hanno polverizzato i Buddha di Bamiyan.
L’alibi è quello, ridicolo, del maschilismo, della misoginia, del razzismo, del “bianchismo” e chi più ne ha più ne metta, di imbecillità in imbecillità. La verità è che il Pensiero Unico Dominante ha in odio la cultura classica per un altro dirimente, ma dissimulato, motivo: perché è la patria della filosofia, della libertà di pensiero, cioè della riflessione libera e indipendente, del dominio della ragione sull’istinto, della logica sull’irrazionalità, del pensiero sulla materia, delle virtù sui vizi, dell’ordine etico sul disordine morale, del dominio di sé sull’attitudine al servaggio, della legge sul caos, della giustizia sulla iniquità.
Insomma, nella classicità vi è la radice di quanto di meglio abbia mai saputo partorire la parte “divina” dell’essere umano. E questa è una colpa intollerabile per i signori di una “agenda” affatto angelica.
Con la quale si punta, piuttosto, a degradare l’uomo al rango di bestia al pascolo o di appendice robotica di una matrice digitale. Nel quale hanno da funzionare solo la “pancia”, il “cuore”, le “emozioni”, i “gusti”.
In uno scenario di ottundimento psicologico e inebetimento individuale e collettivo, in cui nessuno sia in grado di ricordare (o di capire) chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
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VENERDI’ 28 GENNAIO E SABATO 29 GENNAIO 2022 A CATANIA (PRESSO LA SALA RIUNIONI DELLA SEDE REGIONALE D.C. IN VIA GROTTE BIANCHE N. 20) RIUNIONE DELLA DIREZIONE NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA.
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SABATO 29 GENNAIO 2022 – ALLE ORE 10.30 – A CATANIA (IN VIA GROTTE BIANCHE N. 20) INAUGURAZIONE UFFICIALE DELLA NUOVA SEDE REGIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA DELLA REGIONE SICILIA
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