LA TURCHIA LANCIA UN MONITO ALL’EUROPA ATTRAVERSO I BALCANI !

LA TURCHIA LANCIA UN MONITO ALL’EUROPA ATTRAVERSO I BALCANI !

Sarajevo, 22 maggio 2018 – Si è tenuta domenica scorsa l’attesissima visita del Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan a Sarajevo, un evento definito efficacemente “di lavoro” dalla delegazione turca al seguito, sia in considerazione delle elezioni politiche, sia turche, che bosniache, sempre più vicine, sia per rapporti finanziari e commerciali sempre più intensi tra i due Paesi.

Tra un colloquio con il membro della Presidenza bosniaca Bakir Izetbegović e l’inaugurazione di una nuova struttura ospedaliera nella capitale, finanziata da Ankara, a Erdogan è stato concesso di tenere di fatto un vero e proprio comizio pre-elettorale al palazzetto olimpico Zetra, affollatissimo per l’occasione di cittadini turchi provenienti da tutta Europa.

Durante una vivace e appassionata dissertazione (tenutasi non a caso durante il mese del Ramadan, periodo sacro di riflessione per i musulmani di tutto il mondo) sulla posizione strategica della Bosnia nello scenario politico internazionale e sull’importanza della cooperazione con la Turchia per legami storici e culturali indissoluti, Erdogan ha lanciato una pesante critica alla politica dell’Unione Europea, sottolineando come ora le democrazie occidentali siano in crisi di identità e incapaci di affrontare tematiche fondamentali quali immigrazione, terrorismo, influenza sulla scena politica internazionale e scenari elettorali inediti, proponendo addirittura alla “diaspora” turca di andare metaforicamente alla conquista dei Parlamenti europei, candidandosi in posizioni di rilievo.

A fronte di una calorosa accoglienza da parte di Izetbegović e di membri (principalmente musulmani) del governo di Sarajevo, non sono certamente mancate le critiche da parte dell’opposizione e da esponenti di etnia serba e croata, riguardo alle modalità e alla finalità di una visita che è sembrata voler acuire le divisioni politiche e religiose di un Paese che ancora non si è ripreso totalmente dalle ferite della sanguinosa guerra degli anni Novanta e che attualmente è suddiviso in due entità substatali (Repubblica Srpska, a maggioranza serba e Federazione Croato-Musulmana, più il piccolo distretto di Brčko).

Negli ultimi anni infatti la Turchia, con generosi investimenti e sostegni ad attività di educazione e ricerca specialmente a Sarajevo, ha creato un vero e proprio avamposto commerciale e culturale nel piccolo Stato balcanico, tanto che alcuni definiscono la Bosnia come un “territorio coloniale” del “Sultano” Erdogan.

Proprio per i motivi sopra elencati, le istituzioni di tutti i Paesi della zona guardano con estrema attenzione alle prossime mosse in termini di politica estera da parte di Bruxelles che, per affrontare una Turchia sempre più forte e che con le proprie mire espansionistiche ricorda in un certo senso l’Impero Ottomano, dovrebbe accelerare e potenziare il processo di integrazione, collaborazione e  adesione all’Unione Europea dei Paesi dell’ex Yugoslavia (con l’eccezione ovviamente di Slovenia e Croazia, già Stati membri), con la speranza di garantire quella tanto agognata stabilità alla cosiddetta “polveriera balcanica”.