Il documento inedito del 1953 di Giulio Andreotti: “Ho deciso, lascio la politica”, ma non fu così!

L’epistolario di Alcide De Gasperi sarà presentato oggi alle 17,30 all’Archivio storico del Quirinale alla presenza di Sergio Mattarella. Da oggi le lettere inviate e ricevute da Alcide De Gasperi saranno disponibili online. Eccone alcune in anteprima.

Il documento inedito del 1953 di Giulio Andreotti: “Ho deciso, lascio la politica”, ma non fu così!

Giulio Andreotti è stato un grande ed arguto politico, scrittore e giornalista italiano. Uno dei maggiori esponenti della Democrazia Cristiana e della politica che ha segnato per oltre sessant’anni la nostra Italia.

Giulio Andreotti, sette volte premier, in Parlamento fino alla morte, ebbe le sue titubanze:”È stato un brutto anno, il ’53, e spesso medito sulla utilità di abbandonare la vita politica”. Lo rivela una lettera inedita inviata ad Alcide De Gasperi il 5 settembre del 1953. Il grande statista è appena uscito di scena, un anno dopo morirà, a 73 anni. Andreotti, a 34 anni è già sottosegretario a palazzo Chigi, ma il tramonto del suo mentore lo disorienta. Gli scrive da Montecatini, dove si trova “per eliminare un po’ di stanchezza”, per dirgli che nella Dc “non ci sono dieci uomini che contino che tra di loro si vogliano veramente bene”.

È andato sulla tomba di Carlo Sforza, “triste, piena di calcinacci e trucioli di legno. Mi è venuta voglia di comprarmi dei fiori per godermeli in vita, vista la piega delle colleganze politiche”.
Questa è soltanto una delle 1300 lettere, scritte o ricevute dallo statista dc De Gasperi, che da questa sera saranno online sul sito www. epistolariodegasperi. it. Un corpus, che secondo il direttore della Fondazione De Gasperi, Marco Odorizzi, rappresenta soltanto un quinto del totale delle 5000 missive ancora in giro.
De Gasperi governava scrivendo.

Il lavoro di ricognizione, promosso dalla Fondazioni De Gasperi e Kessler, e dall’Istituto Sturzo, è durato due anni e ha coinvolto 35 ricercatori, che hanno frugato in centosei archivi sparsi in nove Stati, anche in America. Novecento lettere vedranno la luce per la prima volta. L’iniziativa sarà presentata oggi alle 17,30, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all’Archivio storico del Quirinale.
Ci sono documenti che sono belli anche da vedere. Come il biglietto inviato da De Gasperi a Benedetto Croce nel febbraio ’37.

Prega “l’illustre senatore” di fargli avere le lettere che si è scambiato con Giulio Salvadori, il poeta discepolo di Carducci.

“Colgo l’occasione per rinnovarLe, anche a nome di mia moglie, ogni miglior augurio di buona salute e di fecondo lavoro, mentre mi segno. Suo devoto”, si congeda De Gasperi. Nel gennaio del ’45, Togliatti, che poi sarà l’avversario da battere, preme per estendere il voto alle donne. “Ho fatto più rapidamente ancora di quanto mi chiedi. Ho telefonato a Bonomi preannunciandogli che o lunedì sera o martedì tu e io faremo un passo per l’inclusione del voto femminile nelle liste delle prossime elezioni amministrative”.

Si rivolge a Nenni, alla vigilia del viaggio negli Usa nel ’47, che prelude agli aiuti del Piano Marshall, per rinfacciargli le sue riserve di metodo per la scelta di Parri inviato straordinario per la questione Trieste. Con Adenauer si scrivono in tedesco. “Le lettere difficilmente mentono a chi sa leggerle”, dice il presidente dell’Edizione nazionale dell’epistolario, Giuseppe Tognon. “Qui ogni dettaglio apre un mondo”.

Tra un anno sarà pubblico l’archivio di Pio XII: uno scrigno che potrebbe fare luce su molti episodi del fascismo e della guerra. Intanto va annoverata la scrittura drammatica di Giovanni Amendola, dopo l’Aventino.
Datata 3 giugno 1925, segnala le crepe del fronte antifascista: “Il resoconto della nostra riunione, apparso sul Giornale d’Italia, costituisce una cattiva azione e dimostra che tra noi ci sono dei traditori o dei leggeri: uomini assolutamente inferiori a quelle esigenze di serietà che s’impongono a chi deve fronteggiare le responsabilità che noi ci siamo assunti”.

Due anni prima, rivolgendosi a Enrico Conci, il primo laico eletto tra le fila dei cattolici trentini al Parlamento di Vienna, De Gasperi è ancora convinto di poter mediare con Mussolini, appena giunto al potere. Si erano scontrati duramente a Trento, dove il Duce faceva il giornalista.

“Non so cosa pensi Mussolini di me ora. So che fino a un mese fa mi riteneva, tra i popolari, un equilibrato e un acquisibile alla nuova situazione”, scrive. Poi verranno le intimidazioni, la condanna per tentato espatrio, l’esilio nella biblioteca vaticana.

Nel 1926 a Vicenza lui e il fratello sono sequestrati dagli squadristi. Ne scrive a don Sturzo: “Il ricordo degli insulti mi brucia ancora”.

Ci piace ricordarlo con quella sua aria sempre ironica e con la battuta pronta….

“Mi convinco sempre di più che quando qualcuno viene a chiedermi un consiglio si attende che gli suggerisca quel che già pensa di fare. Se così non è, rimane regolarmente del suo parere e si comporta conseguentemente”.

Giulio Andreotti

Notizie ed immagini dal web di Antonio Gentile

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Mario D.B
5 anni fa

Ricevi i miei Complimenti sei un Nobile Giornalista per la bellissima publicazione L’Encomio e solo per te Antonio Gentile

Alessandro Pinto
5 anni fa

Complimenti per l’esauriente e ben strutturato articolo che ci porta nel passato e che dovrebbe rappresentare per noi, oggi, un faro di saggezza per dare continuità alla Democrazia Cristiana.
Grazie Antonio Gentile per il prezioso dono che ci hai fatto.
Cordialmente.
Alessandro Pinto